Elezioni alla Fiat 347 non siano una prima notevole «verifica», ma perché non sembra che una svolta sindacale di questa portata possa essere misurata e diagnosticata solo sulla base dello stretto criterio della f!1isura di oscillazioni, per ora di necessità piu o meno modeste, della bilancia elettorale; proprio perché riteniamo che segnerà veramente una « svolta » il momento in cui le elezioni delle Commissioni interne torneranno ad essere problema unitario interno alla classe operaia e non piu pretesto o strumento di dimostrazione di forza politica, di prestigio degli imprenditori o anche solo di concorrenza dei partiti politici. Si è detto che il cammino potrà essere ancora lungo e capace di molti arretramenti 4 e di pericolose involuzioni. Il ritenere che il neo-capitalismo in Italia abbia già spuntato e fallito le sue armi, che di fronte alla prima onda di recessione o all'inasprirsi della concorrenza internazionale in un mercato allargato, esso faccia rapido ritorno ai metodi tradizionali, sembra una pericolosa illusione. Se le tecniche delle « relazioni umane >>apprese a metà e praticate malamente sembrano cadere di moda, non per questo il sindacato di classe può illudersi di ritrovarsi tra breve tempo sul terreno tradizionale, quello che gli ha dettato per anni una politica sindacale inadeguata, la politic.1 dell'attesa della crisi, del massimalismo settario, o della utilizzazione dei vecchi strumenti e delle vecchie idee. La congiuntura meno favorevole è l'allargar:nento del mercato possono ridurre anche nelle imprese piu avanzate le facoltà di uso di arn1i paternalistiche, ma propongono con ancor maggiore urgenza ptospettive di piu accelerate modificazioni tecnologiche, di nuove utilizzazioni della mano d'opera, di nuove strutture salariali, di nuove mansioni e nuovi posti di lavoro, di trasferimenti e riqualifi.cazioni della mano d'opera, tematica tutta che si può tradurre solo in strumenti di rafforzamento del potere padronale, se di fronte ad essi i sindacati non sono in grado di proporre nuove impostazioni, nuove idee, nuove strutture dei propri organismi. Non s1 può scontare solo una politica capitalistica di riduzione di attività, una politica del « tirare i remi in barca >>(con conseguente necessità di resistenza al pericolo dei licenziamenti), occorre anche prevedere, per i settori piu avanzati, la possibilità di una politica piu dinamica di ricerca di nuove zone marginali di mercato, di nuove zone di riduzione di costi, di ricerca di maggiore elasticità nelle conversioni del processo produttivo. È questa una politica aziendale attiva e positiva di fronte a cui il sindacato deve preparare una sua corrispondente politic-i positiva ed é)ttiva. La situazione richiama e ripropone in modo evidente la tematica del «controllo», ma, pare, sotto -una luce pil) tecnica e meno rigidamente « ideologica >>a, l fine di evitare di avviare il sindacato sul terreno della ricerca di impossibili ritorni o di soluzioni astratte e intellettualistiche. Sembra comunque evidente che una politica sindacale che assuma come obbiettivi di fondo i problemi del « controllo >>,che al limite prefiguri « nuovi organismi>> (ed .è questa la proposta politica a lungo termine piu positiva del sindacato di classe), richieda priegiudizialmente, a pena di essere controproBiblioteca Gino Bianco •
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