Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Elezioni alla Fiat 345 questa la vicenda di organismi che si sono affermati anche in virtu dell'appoggio, dell'intervento, della discriminazione padronale, ma certo anch~ si sono sviluppate sul terreno obbiettivo di una crisi ed una insufficienza del sindacato di classe, e di una problematica nuova proposta dall'evoluzione della fabbrica moderna. Queste organizzazioni sindacali, di fronte all'irrigidimento della politica padronale conseguente alla modificata prospettiva economica nazionale ed internazionale, di fronte a un primo rinnovamento della politica del sindacato di classe, sembrano oggi essere poste duramente di fronte al dilemma della scelta tra i motivi che erano impliciti nell'ambiguità e nell'ambivalenza della loro origine e della loro affermazione. Se si tengono presenti questi fattori sembra che una valida via di inter, pretazione dei recenti episodi torinesi, sia quella di chiarire se la denuncia dei metodi Fiat elevata improvvisamente dalla CISL, e la rottura con Arrighi, faccia parte solo di una storia di lotte e antagonismi i!1terni di un gruppo che (a prescindere dal numero di voti raccolti e dalla attrezzatura sindacale) è e resta fuori del terreno obbiettivo della lotta della classe operaia, oppure se, al contrario, questi episodi debbano essere giudicati un fatto interno alla classe operaia, un fatto che si sviluppa sul terreno della lotta di classe, se cioè sia conseguenza di una iniziativa di classe che impone la rottura di una forma di rappresentanza sindacale fondata sull'ambiguità del consenso e dell'appoggio padronale. Il problema è e resta quello di chiarire se e in quale misura la rottura CISL-Arr_ighi rappresenti l'effettivo rifiuto operato da una organizzazione sindacale, sotto la spinta operaia, di continuare ·ad erigere le basi di precari e discriminati vantaggi sul rafforzamento del potere padronale e sull'indebolimento degli organismi dei lavoratori; in che misura corrisponda ad una ripresa di iniziativa di lotta per porre termine ad un processo attraverso cui gli operai sono stati a poco a poco condotti ad alimentare coi loro stessi voti sindacali, coi loro stessi organismi, uno strumento di rafforzamento di un potere monopolistico estraneo agli interessi e alle esigenze di una moderna società democratica. Certo esistono parecchi fattori che potrebbero fare considerare tale c;econda interpretazione come eccessivamente ottimistica. Basterà tra i fattori negativi ricordare che l'iniziativa è maturata in un collegamento troppo stretto con vicende di antagonismi elettorali interni alla corrente politica cattolica e il fatto che la rottura è avvenuta piu su un problema di «posti»~ che su temi di fondo quali i contratti separati, i premi discriminati, i reparti confino, la contrattazione di tutti .gli aspetti del rapporto di lavoro, il collegamento dei premi ai risultati del progresso tecnico, ecc. Tra gli elementi di equivoco resta il fatto che una iniziativa indu·bbiamente efficace contro gli interventi padronali nelle elezioni di commissioni interne è partita proprio dai dirigenti di un sindacato che contesta la necessità attuale di un riconoscimento giuridico, di una precisa tutela di legge delle Commissioni Interne, concepite quali veri e propri organismi di base Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==