Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

344 Sembra che tre fattori fondamentali possano fornire una linea di inter- . pretaz1one. Innanzitutto il fattore dei problemi nuovi che i' accelerato processo della tecnologia industriale, il forte e disarmonico tasso di progresso economico, la struttura del mercato italiano, le prospettive di un allargamento del mercato nel MEC, le vicende congiunturali, hanno proposto e propongono ad una moderna direzione di impresa. Di fronte ad essi la Fiat da una parte ha saputo cogliere e attuare taluni aspetti del processo di rinnoyamento della politica aziendale richiesti e proposti dalla problematica del capitalismo moderno, ma dall'altra, in stridente contrasto, ha violentemente rifiutato, ignorato o coartato altri aspetti di una moderna politica aziendale altrettanto importanti e intimamente connessi. Nell'interno della Fiat vediamo rispecchiate, sia pure ad un alto livello di progresso, le esasperate contraddizioni della società italiana, poiché nella Fiat . coesistono forme avanzate di progresso tecnico, notevole dinamismo nella politica di ampliamento e ammodernamento degli impianti e livelli di salari e servizi sociali relativamente elevati, accanti al persistere di impostazioni autoritarie e superate di gestione di fronte ai problemi proposti dalle moderne esigenze di un controllo democratico dei lavoratori e dei consumatori. Questa contraddizione sembra rispecchiarsi anche nel contrasto tra un elevato standard di studi e programmazioni tecnic~e e un piu basso standard di sviluppo di studi e di strumenti di previsione economica e di programmazione del mercato. ~a Fiat in sintesi rappresenta l'esempio di una moderna impresa capitalistica che accoglie i migliori aspetti del progresso tecnico, ma rifiuta in gran parte una concomitante concezione di una moderna politica di impresa in una società democratica. · Di fronte sta il fatto_re contrapposto; e cioè la dura esperienza di una organi'zzazione stndacale di classe che, in questa stessa fabbrica, sotto una notevole pressione di rappresaglie, ricatti e intimidazioni, ha dovuto cercare in poco tempo di riparare alle profonde lesioni subite in conseguenza di una sua politica pluriennale, sotto certi aspetti generosa, ma chiaramente errata e controproducente perché inadeguata alla realtà di un processo tecnologico e economico in accelerata evoluzione; di una organizzazione sindacale che ha dovuto tentare, in questa situazione, di rompere la rigidità dei suoi vecchi schemi ideologici, di superare concezioni ben radicate (« la cinghia di trasmissione »), che ha dovuto senza alcuna possibilità di rinnovamento d~isuoi strumenti di lotta, in una situazione di contatti estremamente limitati, vincere la tentazione di un massimalismo settario (posizione tipica delle mi-- noranze perseguitate ed isolate) e cercare di formulare sistematicamente proposte di una politica sindacale nuova, «unitaria))' di una politica sindacale di classe nel senso di classe nazionale. Di fronte a questi due fattori in corso di trasformazione se ne propo11e un terzo: il proble~a delle nuove organizzazioni sindacali scissioniste. E' Biblioteca Gino Bianco

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