342 C. P. come Arrigo Benedetti, il 16 marzo, sull' «Espresso», respingono q11:aleinfamante il sospetto_di aver voluto criticare la religione. Cosa c'è di infamante, nell'ambito di un ordinamento che riconosce la piena libertà del pensiero, nel criticare la religione? Nulla di piu che nel criticare il crocianesimo o il . marxismo. Il fatto è che certi laici hanno per troppi anni partecipato a gonfiare la ideologia dell'Occidente cristiano, della Cristianità o Europa, dell'Europa carolingia, ecc., per poter oggi essere del tutto liberi di fronte alla Chiesa che, bene o male, costituisce pur sempre un pilastro della costruzione cui essi hanno affidato tanta parte delle loro sorti. Questa situazione li frena, li inti ... midisce, li fa partecipi di uno « spiritualismo crasso >>, esatto corrispondente del « materialismo crasso >> tanto rimproverato ai vecchi ed elementari anticlericali. Del resto, sembra offensivo proprio per i cattolici il fatto che i laici debbano continuamente essere preoccupati, quando discutono con loro, di « turbarne la coscienza», così come infantile apparirebbe il liberale, il socialista o il comunista che rivendicasse il diritto di non essere « scandalizzato». I cattolici quindi dovrebbero essere i· piu interessati a comprendere che, ·se vogliono davvero uscire dalla situazione subalterna del passato e ·non considerare l'attuale favorevole congiuntura come una mera rivalsa, debbono rinunciare a protezioni che non si confanno ad uomini adulti, e affrontare a viso aperto i rischi della democrazia. E quei cattolici che rivendicano la Resistenza anche come cosa propria, in quanto strumento della loro « inser• zione nello Stato», vanno continuamente richiamati alla coscienza di tutto ciò che tale posizione implica, in contrasto con l'altro tipo di «inserzione·,> cattolica nello Stato italiano, quello della « conciliazione >> fascista. Ci sembra dunque necessario che il « dialogo coi cattolici», espressione che è servita a coprire molti equivoci, nell'uso _fattone dai comunisti come dai socia\isti, travalichi i confini delle tentate alleanze politiche, che pongono « i cattolici >> come un « dato » omogeneo e scontato, e si articoli in un atteggia_mento che associ la ricerca della unità dal basso su singoli problemi concreti alla franca battaglia delle idee. Insomma, crediamo che i tempi esigano prove di maggior fiducia nella maturità civile dei laici come degli stessi cattolici. Ai quali va sempre ricordato che libertà religiosa significa proprio franco scambio di idee anche in materia attinente alla religione cattolica, e non privilegio, per essi cattolici, di non essere disturbati, cioè di non vedere messe a prova le loro convinzioni. E riteniamo che i cattolici in tanto potranno essere inseriti nella costruzione del socialismo in quanto comincino ad esserlo, innanzi tutto, nello Stato democratico. Natura non f acit saltus: e salti equivoci, gravidi di integralismo fanfaniano, potrebbero essere gli incontri coi cattolici tentati étlle spalle delle strutture democratiche dello Stato, puntando sull' « impegno sociale >> dei cattolici disgiunto dal loro impegno democratico. C. P. Biblioteca Gino Bianco .. •
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==