« Guerra di Religione » 341 partito confessionale, avere in casa un apparato clericale capillare e potente. ln tali condizioni sembra necessario porsi il quesito: quale è il limite che divide il giusto rifiuto della guerra di religione da una pratica sostanzialmente opportunista? · Pensiamo. ai giudici di Firenze. Avrebbero potuto essere sensibili al ricatto: o assolvete il vescovo, o scateniamo la guerra di religione. Si è visto invece che proprio la condanna del vescovo, ristabilendo la giustizia violata, dando un esempio di ferma e chiara coscienza civile, ha di colpo migliorato l' atmosfera di caccia alle streghe che si addensava sul nostro paese e ha costretto le stesse autorità ecclesiastiche a dividersi sulla questione (vedi il prudente e corretto atteggiamento del vescovo di Pisa) e a fare poi, come sopra già ricordato, macchina indietro. E si può dire ancora di più : molti cattolici . hanno accolto con soddisfazione la sentenza ..di Firenze perché hanno giustamente visto nella condanna ·del vescovo una barriera posta contro quella guerra di religione che nemmeno essi desiderano, perché ormai fatti esperti, per troppe dolorose esperienze, del cinisn10 con cui le autorità ecclesiastiche sogliono gettare allo sbaraglio le coscienze fornite di reale sensibilità religiosa. « Non accettiamo provocazioni))' ha scritto Basso sull' « Avanti l >>. Fermiamoci in tempo, se no faremo il gioco dei comunisti, hanno detto i socialdemocratici su « La Giustizia )). Nell'atteggiamento di Basso traspare come un timore di quelle che potevano essere le reazioni delle autorità ecclesiastiche, di fronte alle quali, in un episodio in cui esse avevano sfacciatamente torto, sembrava -quasi occorresse giustificare il proprio atteggiamento. In quello della « Giustizia >> c'è una ulteriore dimostrazione della incapacità della socialdemocrazia italiana, legata in modo immediato alle sue origini anticomuniste, di svolgere un'azione coerente non diremo in direzione del socialismo, ma anche solo in difesa dello Stato democratico. Ma accade cosI che gli uni per non fare il gioco della reazione, gli altri per no11 fare quello dei comunisti, finiscono col creare alla Chiesa una situazione di privilegio, lasciandola sola a delimitare i confini del territorio che essa attribuisce alla propria esclusiva competenza di guida e maestra delle coscienze, e solo rispettando il quale non si farebbe « guerra di religione >>. Provocazioni nessuno vuole accettarne: rinunciare alla esposizione dei propri principi è però un'altra cosa. Occorre ricordare che la Chiesa tende per sua natura a uscire dal diritto comune democratico, per l'ovvia ragione che tale diritto è una creazione non sua, della Chiesa, ma dello Stato. Costringere la Chiesa a rimanervi, chiamando alla collaborazione gli stessi cattolici di sentin1enti democratici, cosI come ha fatto, il 6 marzo, e sia pure con qualche timidezza, la Direzione del PSI, non significa fare guerra di religione, bens1 impedirla, perché ci si sottrae al ricatto attraverso il quale la Chiesa tende a ridurre sempre piu il margine di libera discussione sugli argomenti di cui pretende di avere il monopolio. A tale ricatto non sembra si sottraggano completamente quei laici che, 22 Biblioteca Gino Bianco
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