« Guerra di Religione >> 339 Stato fascista non è detto quindi che debbano essere identiche a quelle che può farne lo Stato democratico : e in ciò soccorre anche la indeterminatezza di varie norme dei patti. Lo Stato democratico postfascista, se non ha avuto 1~ forza e la capacità di ricondurre la Chiesa nell'ambito del diritto comune, obiettivo che del resto nemmeno il liberalismo prefascista potè completamente conseguire, si è dato tuttavia una costituzione nel cui contesto (sistematicamente, come dicono i giuristi) va interpretato anche l'articolo 7, che può aver valore solo in rapporto ai princip'ì generali fissati dalla carta e, in particolare, a quelli che l'articolo 8 pone per le altre confessioni religiose. Pertanto le norme contenute nei patti che si rivelino in contrasto con quelle costituzionali debbono essere considerate incostituzionali, e come tali abrogate o suscettibili di abrogazione. L'ordinamento costituzionale, infatti, non ha . inteso concedere alcuna posizione di favore alle norme concordatàrie, né di fronte alle singole norme della Costituzione né, a maggior ragione, di fronte ai principì fondamentali cui essa si ispira. . Appare dunque giuridicamente non impossibile che le forze laiche, democratiche, socialiste agiscano nell'ambito dell'ordinamento vigente, con piu vigore di quanto finora non abbiano fatto, respingendo il dilemma: o si abolisce il concordato (evento ovviamente pensabile solo nel quadro di un rovesciamento generale della situazione politica italiana), o non c'è nulla da fare. I laici debbono ricordare che oggi, in Italia, la Chiesa può concedersi il lusso div giocare contemporaneamente due carte: quella del concordato, ereditato dal fascismo, e quella del partito cattolico, il cui diritto le è riconosciuto dalla democrazia. Per avere da Mussolini trattato e concordato la Chiesa dovette abbandonare alla sua sorte il partito popolare; caduto iì fascismo, essa ha ottenuto dalla democrazia il suo nuovo partito cattolico, senza dover rinunciare né al trattato né al concordato. Per di piu, il partito cattolico ha conquistato il potere. In queste condizioni, in cui il clericalismo assedia lo stato dal di fuori, e contemporaneamente vi ha introdotto un cosf poderoso cavallo di Troia, non è da escludere che le forze laiche possano in qualche caso servirsi a.nche del concordato come limite giuri.dico al rispetto del quale richiamare e la Chiesa; quando intenda - come è nella sua natura - strafare, e il partito cattolico quando, abusando del. suo potere di governo, tenda· a valicare, in via amministrativa, il limite costituzionale. La Chiesa, d'altra parte, tiene troppo al concordato per pensare che possa lasciarsi indurre con facilità a denunciarlo unilateralmente (tale ipotesi è resa . assurda, fra l'altro, proprio dall'inscindibile· nesso, affermato da Pio XI, fra concordato e trattato): ne deriva, anche da questo punto di vista, una conferma di quel margine a favore delle forze contrarie alla clericalizzazione del paese, cui sopra accennavamo, e la cui esistenza è stata dimostrata dai giudici fiorentini. E la marcia indietro, dopo le prime scomposte reazioni alla sentenza, fatta sostanzialmente, se pur contraddittoriamente e senza rinunciare a giocare entrambe le carte, dalla democrazia cristiana (si pensi Biblioteca Gino Bianco
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