Armanda Guiducci mento materialistico, e Lukacs rimandava a De Sanctis come antecedente (idealistico o realistico? Qui la prospettiva si apriva alla discussione polemica). Gramsci apparve allora il mediatore nostrano del crocianesimo .col materialismo storico : e da questa interpretazione postcrociana di Gramsci si ritornava, in modo arricchito, sia a Croce che a De Sanctis. Il circuito insomma non presentava interruzioni, perché la trama dei rapporti era continuamente garantita dal riferimento, sulla « testa )> o sui «piedi», a Hegel come a un Maestro. Sotto la perfezione del circuito l'influenza di Lukacs ha giocato, in definitiva, come un'ulteriore conferma e sublimazione di una « forma mentis » orgogliosamente invecchiata nell'umanesimo posthegeliano, la quale ha conservato dell'hegelismo i tratti piu restii: aliena com'è dall'urtarsi contro le asperità dei problem.i portati dalle moderne scienze specializzate_ o della filosofia stessa, se discussa in termini diversi da <JUellitradizionali di « romanzo filosofico >> o di « visione del mondo >>. 4. - Lukacs fra Stalin e Nagy. - Dall'evoluzione di Lukacs da borghese avanti prima guerra mondiale a marxista éngagé, e nella Comune ..ungherese e nel recente ottobre di Budapest, i critici sono stati stimolati, per lo piu, a inseguire, fra biografia e opera, un principio di « coerenza » È avvenuto però che, anzi che a una « coerenza », ci si sia trovati di fronte a delle contraddizioni: per l'addietro, la soluzione di continuità implicata dalle due sue famosissime autocritiche del ~24 e del '49 - vere e proprie canosse rese allo stalinismo; e, di recente, fra quelle due fratture e gli atteggiamenti assunti al Circolo Petofi e nella partecipazione al governo insurrezionale Nagy. Sappiamo s·enza piu dubbi (se mai ve ne fossero) che anche Lukaçs ingoiò le sue brave bolle papali. Anzi, siamo arrivati a capire con amarezza l'impossibilità di rifarci al criterio della « coerenza >>: quasi cJ-ie nelle società socialiste attuali la coerenza stessa vada intesa, nei fatti del comportamento, secondo il principio della contraddizione, non secondo quello di identità. Cos1 è ragionevole quanto sostiene Thomas Miinzer, che l'evoluzione di Lukacs non può essere capita attraverso le sue fre- <]Uenti autocritiche, che le lodi al « genio di Stalin >> sono affatto esterne .all'opera sua. Altrettanto vano è attenersi a q11anto Lukacs stesso scrisse della critica e dell'autocritica in pagine famose del saggio su Makarenko. Non importano qui, neppure per noi, i giudizi o i pregiudizi dell'autore, non importano le sue intenzioni. La chiave è un'altra, ce lo ha insegnato Lukacs. L'occhio va portato, come egli stesso ha fatto per i suoi a_utori Biblioteca Gino Bianco
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