« Guerra ài Religione » 337 povolga nel suo opposto, come è sempre possibile accada per le reazioni di natura psicologica piu che politica, occorre però compiere lo sforzo di rendere chiare, senza remore diplomatiche, tutte le implicazioni contenute nel1' episodio, avendo precisa coscienza dei problemi ideali, giuridici, politici e di costume che vengono alla ribalta. Di tali problemi, quelli di carattere giuridico costituzionale sono stati con piu frequenza dibattuti, e qualche formazione politica, come il partito radicale, sembra voglia farne la sua bandiera di punta nella campagna elettorale in corso. Su tale aspetto della discussione non pretendiamo fare qui il punto, fra l'altro perché, in alcuni almeno degli ex sostenitori del quadripartito, lo sforzo che oggi compiono di polarizzare l'attenzione del paese sui rapporti fra Stato e Chiesa va ascritto anche al desiderio di trovare un terreno sul quale affermare la propria auto- .nomia rispetto agli ex-alleati, senza dover tirare in campo altri argomenti sui quali piu difficile riuscirebbe la differenziazione. Tuttavia, non si può non ricordare che e stata, dai giudici di Firenze, recisamente riaffermata la unicità e la esclusività della giurisdizione dello Stato su tutti i cittadini, fugando l'on1bra di un risorgente, dopo cent'anni, foro ecclesiastico (e lo stesso vescovo, ricorrendo in appello, ha mostrato di preferire la speranza di una rivincita, al mantenimento di un punto di principio, aumentando cosf il ridicolo del goffo e irriverente paragone fra se stesso, che adisce i gradi superiori della magistratura, e Cristo crocifisso). Il dibattito sulla posizione della Chiesa nell'ordinamento giuridico italiano, cui per taf via si viene ricondotti, non è soltanto una disputa di princip1, riservata ai costituzionalisti, ma rinvia all'esame delle relazioni intercorrenti fra i concreti rapporti di forza, fra laici e clericali, che germogliano nella società civile, e le strutture giuridiche e le formazioni politiche in cui essi si estrinsecano sul piano dello Stato. Da questo punto di vista il problema del regime costituzionale, creato all'Italia dall'articolo 7 della carta fondamentale della Repubblica, è problema, oltre che giuridico, politico nel doppio senso che sollecita un esame delle responsabilità dei vari partiti laici e democratici rispetto alla situazione presente e che spinge a individuare e a suscitare le forze che possono dare all'ordinamento esistente l'interpretazione piu liberale e piu aperta fino a rendere, in un domani piu o meno prossimo, attuale e possibile un suo rinnovamento. Accennando alla responsabilità dei partiti democratici, il pensiero non può fare a meno di correre all'articolo 7. Diciamo subito che, se conside- . riamo un errore l'inclusione dei patti lateranensi nella Costituzione, non per questo ci sembra giustificata la posizione di quei gruppi di terza forza che fanno risalire in modo pressocché esclusivo al voto dato dai comunisti in quell'occasione tutta la infinita serie di guai che ha affiitto l'Italia laica dal 194 7 in poi: atteggiamento, questo, di troppo facile scarica di responsabilità da parte di uomini che per anni, sotto la formula del centrismo quadripartito, hanno svolto il ruolo di comoda copertura del monopolio Biblioteca Gino Bianco·
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