Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Daniel Guérin Mathiez aveva un orizzonte piuttosto limitato dal punto di vista economico e sociale; 2) abituato a considerare la Rivoluzione francese dall'alto, non si era occupato di stabilire quali potessero essere i bisogni, gli interessi, i sentimenti e soprattutto la mentalità delle classi popolari; 3) non essendosi posto da un punto di vista popolare, non aveva voluto riconoscere pienamente che una frattura si era verificata al principio del 1794 tra Robespierre e le masse popolari. E Georges Lefebvre concludeva che, se gli storici futuri si decideranno a guardare gli avvenimenti dal basso e non piu solamente dall'alto, Mathiez sembrerà loro superato 1 • I venticinque anni da allora non hanno fatto che confermare quel profetico giudizio. Ma Jean Massin non se ne occupa. È un ritardatario. Egli veste Mathiez di vesti candide, con la pigrizia e la mancanza di spirito critico del bravo discepolo. È convinto che l'opera dello storico robespierrista « continui a dominare qualsiasi studio su Robespierre». E disegna dell'eroe comune un quadro superficiale e tendenzioso, che non si fonda sopra una analisi marxista delle forze sociali, nell'ambito delle lotte di classe che formarono il sostrato della grande ~ivoluzione e soprattutto del suo · ultimo episodio. Fin dalle prime pagine, Massin si presenta come il fedele di un culto : e< Non cerco di nascondere l'affetto che provo per lui, né il fatto che la sua esistenza si connette alla mia fierezza di essere francese .. Spero solamente che i miei sentimenti non si spandano in questo libro con una indiscrezione che darebbe fastidio al lettore. Io intendo raccontare la storia dell'eroe di una epopea». E nel mezzo dell'opera si scopronq perle come queste: « Robespierre ... appariva come il volto della speranza». Oppure, un certo discorso del suo idolo « annunzia, col suo lirismo, lo slancio beethoveniano della Nona Sinfonia», ecc. Mathiez almeno, per quanto fòsse talvolta ardente e cieca la sua fede robespierrista, aveva una coscienza del suo mestiere che lo preservava da -simili banalità. E se ha troppo spesso idealizzato l'Incorruttibile, ha egualmente saputo servirsi, specialmente nelle sue ultime opere, di qualche cosa della concezione materialistica della· storia. Jean Massin, invece, è restato ancora a Carlyle. Il culto dell'eroe gli impedisce di comprendere il conflitto delle classi che pose di fronte la borghesia rivoluzionaria, e alla fine lo stesso Robespierre, all'avanguardia sanculotta 2 • Le vedute politiche di questa appaiono a lui, com'egli assicura che sarebbero apparse anche a Robespierre, « corte, senza maturità, pericolosamente tendenti all'anarchia». L'alleanza fra borghesia e bras nus sulla quale si fondava la Montagna sarebbe stata, 1 Articolo riportato in G. LEFEBVRE, Études sur la Révolution française, PUF, Paris 1954, p. 21. 2 Conflitto che egli tenta di analizzare in La lutte de classes sous la première République, Oallimard, Paris 1946, 2 voli. Biblioteca G"no Bianco

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