322 Roberto Guiducci della contraddittorietà reale e pensa di risolverla non più formalmente, ma praticamente. « Una filosofia della praxis, - come afferma assai esattamente Preti, - deve essere una concezione tale che l'interpretare vi sia già concepito come un modificare, ed il modificare esso stesso come l'unico valido e garantito interpretare >>(p. 12 ). Di là da questo ulteriore discorso prefatorio non c'è niente, o c'è già l'anticipazione reale di una cultura (e di una società) democratica che si costruisce faticosamente come scienza nelle scienze concrete: dove trovi piena cittadinanza il principio di verificazione, empirica e tecnica insieme, delle scelte e delle conseguenze. Ciò che la filosofia può spiegare non è il « come >>tecnico che appartiene alle singole scienze, ma soltanto il «come>> teoretico. Chi opererà nelle singole scienze saprà a priori dalla filosofia, in sostanza, questo: che se non gli riuscirà di ottenere operativamente la verifica collettiva delle decisioni, la sua posizione rimarrà al di qua della democrazia, qualsiasi siano le possibili nuove giustificazioni. L'importanza di questa indicazione non ci sembra affattò trascurabile nella sua portata metodologica. Tenendo conto di essa si possono agevolmente eyitare infiniti e viziosi, quanto inutili, tentativi' di intraprendere un cammino di cui in precedenza è esattamente prevedibile lo scacco. Il mestiere del filosofo si arresta qui, ed esaurito il suo compito introduttivo, non gli resta che l'altro, di essere uno scienziato fra la folla. Solo a questo livello, al di là dell'appartenenza alla classe speciale dei filosofi, gli è consentito di riprendere il discorso, che non sarà un « appello >>generale, come vorrebbe Preti, ma una semplice proposta, la sua scelta etica da mediare e confrontare con le infinite scelte etiche degli altri partecipanti al « regnum hominis » (non sudditi del « regnum philosophiae »). Ma allora egli non potrà, come un qualsiasi onesto Galileo, che offrir prove della bontà dellesue argomentazioni offrendo un cannocchiale. E se i compagni di cammino non saranno neppure in grado di guardarvi dentro o di capire quello che vi scorgono, il suo c_ompito sarà anche di cercare di persuaderli della necessità della libertà, cioè. della necessità di superare praticamente la contraddizione che li fa minori, soggetti, ciechf - e che fa la scienza non universale, ma particolare patrimonio privato e quindi autocratico di pochi. Cosf torniamo al problema dell'universalità e ci si potrebbe obbiet-- tare che, una volta scartata l'universalità biologico-esistenziale, l'abbiamo .. di fatto perduta. Il che è vero. Ma l'universalità, come base unitaria della cultura umana, non pensiamo sia un dato, quanto piuttosto un fine da conseguire. Lo stesso Preti, benché legato al concetto di universalità bio-- logica, ammette la gradualità dell'estendersi dell'universalità. « L'universa-- lità (peraltro potenziale), egli dice, della Logica europea consiste nel fatto· che essa è stata estrapolata da una scienza ché sta gradatamente conqui-- stando tutte le culture, comprese alcune di pur antichissima civiltà, extraeuBiblioteca Gino Bianco
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