320 Roberto Guiducci Ma qui occorre, appunto, vedere con chiarezza il carattere di transizione della teoria marxiana e come essa sia la teoria di una transizione determinata. La teoria marxiana è teoria di quel momento in cui per la prima volta al genere umano si affaccia la possibilità concreta di superare il livello in cui evoluzione biologica (casuale, incontrollata) e progresso storico (completamente regolato) stanno ancora confusamente commisti. In questa fase il ruolo giocato dalla scienza è forzatamente ancora limitato allo studio delle forze in campo ed all'orientamento di quelle potenzialmente liberatorie. Queste ultime, però, non sono ancora in grado di partecipare scientificamente alla teorizzazione ed alla strumentazione della loro stessa funzione liberante. Il tipo di lavoro che oggi si chiede, precisamente dopo l'esito pratico e la diffusione della teoria marxiana, è piu complesso. Se nel marxismo classico la massimizzazione dell'umanamente conseguibile_ era ancora operata per un calcolo effettuato per cosi dire dall'alto, ora si profila l'esigenza che la stessa massimizzazione sia confortata dalla partecipazione dal basso alla scelta stessa (rendendo cosf pleonastico l' « appello >>). Ecco perché la fondazione di una cultura democratica inerisce alla struttura stessa delle scienze (perlomeno sociali, ma anche delle· altre). Oggi una scienza, in breve, non potrà essere democratica in alto, se non lo sarà in basso. E, inoltre, se l'alta cultura non si sarà essa stessa preoccupata di fare in modo che l'altra lo sia. La sociologia, l'economia, il diritto, la psicologia ecc. sono tutte scienze in cui non è difficile intravedere. i modi di una partecipazione scientifica del senso comune, soprattutto se liberato dai conflitti economici e culturalmente tecnicizzato, ma anche là dove il conflitto permane e tuttavia si sono elevate le condizioni generali d'esistenza. Se si attribuisce al senso comune non la immediata facoltà, ma la mediata potenzialità « di pater costituire rispetto ai chiusi sistemi scientifici l'elemento di apertura e di progresso» (p. 114), come dice Preti, ciò significa, molto rapidamente, attribuire al fornitore di dati' la specifica.zione di soggetto e non di oggetto in qualsiasi situazione egli debba operare. Soggetto di scelte significanti fra gli infiniti dati possibili della realtà, perché questi e non altri qualifichino la direzione del « regnum hominis ». Se il compito delle scienze sociali è lo studio dell'uomo, esse non possono pretendere di ridurre o regredire l'uomo a natura, precisamente nel momento in cui le scienze naturali stanno facendo della natura il « corpo inorganico » dell'uomo, per usare la classica espressione di Marx, cioè mentre « la stessa " natura " che ci circonda è in gran parte prodotto di lavoro di secoli» (p. 177), per usare l'espressione di Preti. Anche qui la prova è, del resto, possibile a rovescio: fin tanto che le scienze sociali (ivi compresa la politica), operando dall'alto, prenderanno ad oggetto la vita della maggior parte degli uomini, non potrà che risultarne e l'arbitrarietà ·del loro procedere e l'inenaliabile autocraticità di qualsiasi loro possibile (anche feconda) proposta di soluzione. È qui che si frappone il secondo e altrettanto grave « velo di Maya » ( ulteriore carico di alienazione, dove dura la lotta di Biblioteca Gino Bianco ..
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