Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Roberto Guiducci « Si vede - dice Marx subito dopo il discorso sui cinque sensi che abbiamo riportato, - come il soggettivismo e l'oggettivismo,. lo spiritualismo e il materialismo, l'agire e il patire smarriscano la loro opposizione soltanto nello stato sociale, e quindi perdano la loro esistenza fatta di queste opposi--· zioni; si vede come la soluzione delle opposizioni teoretiche sia possibile soltanto in maniera pratica, soltanto attraverso l'energia pratica dell'uomo, · e come questa soluzione non sia per nulla soltanto un compito della conoscenza, ma sia anche un compito reale della vita, che la filosofia non poteva adempiere, proprio perché essa intendeva questo compito soltanto come un compito teoretico >> (p. I 30). Dunque il cerchio rotto potrebbe « sistemarsi» soltanto quando all'evidenza pragmatica del senso comune si potesse sostituire la realizzazione di un piano tecnico del senso comune attraverso il quale ogni uomo fosse messo in grado, se non di accedere alla totalità specialistica della scienza, almeno alla doppia serie delle classi delle decisioni e delle conseguenze. Se la rottura fra alta cultura e senso comune è un fatto accertabile e se è inutile cercar di mediare teoreticamente il conflitto, si tratta di progettare appunto quel nuovo giro di spirale aperta al futuro che tenga conto nel suo programma della risoluzione reale (sociale) delle contraddizioni manifestatesi nel giro precedente. Qui la nostra direzione diverg~ da quella di Preti. Avendo precluso al senso comune la possibilità di formulazioni appartenenti alla classe delle decisioni, Preti è costretto a concederle intere all'alta cultura: « In generale le nuove idee sorgono perché formulate da uno o da pochi individui: e ciò vale per tutti i campi, per la religione come per la filosofia, per la scienza come per l'etica e la politica. L'Eroe non è solo un mito romantico: è una categoria storica ineliminabile » (p. 144). E poco importa se si considera l'Er9e piu o meno condizionato dal tempo o dai bisogni latenti degli altri uomini. Il ricorso all'Eroe ci sembra cadere irrimediabilmente fuori di un progetto democratico, e soprattutto fuori del progetto di rendere verificabile anche la classe delle scelte etiche o decisioni in gen·ere, che Preti · colloca come un prius volontaristico, non determinabile collettivamente. Viceversa, non soltanto il possibile superamento dei conflitti di classe o di strato, ma l'estendersi pur dentro di essi della strumentazione tecnica nella collettività, pone oggi, precisamente come problema moderno, quello della formulazione e della verifica collettiva delle scelte e delle decisioni. Il senso comune, del resto, avverte continuamente la sua impotenza, la sua ignoranza, il suo non poter entrare nel gioco. Capisce di essere portatore potenziale dell'unica universalità possibile, ma coglie il suo stato attuale subalterno, particolare, di· strato se non ancora di classe. Tuttavia si rifiuta di vedere in questo un destino. Qui Preti torna però ad avere buone ragioni di critica verso la concezione marxista (ed anche marxiana) classica, secondo la quale si ritiene che Biblioteca Gino Bianco

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