Praxis ed empirismo siano " autorità ", che la cultura si fondi su qualcosa che tutti possano verificare in comune, " vedere " insieme. Il problema della vita democratica in genere è la conciliazione della convivenza pacifica con la sovranità individuale di ognuno: l'idea di tale conciliazione è espressa dal " contratto sociale ". Il problema della cultura democratica è la costruzione di un sapere che sia universale [si badi, sapere universale] e nello stesso tempo si fondi sul rispetto dei diritti di cr1t1ca, obbiezione e collaborazione di ognuno >> (p. 27). Ma proprio a questo punto, sul quale non si può non concordare, s1 insinuano alcuni dubbi che vorremmo tentare di esporre. Facendo attenzione all'impianto pretiano prima esposto, ci si accorge che il concetto di universa- ·lità del sapere, espresso nelle ultime citazioni, deve subire una forte restrizione. L'universalità concessa è soltanto quella dei <~ cinque sensi)), cioè quella biologico-esistenziale del senso comune, che consente la verifica dell'evidenza pragmatica su cui si regge tutto il sistema scientifico. Ma è tale «universalità>> veramente universale? Già Marx (il giovane Marx che Preti accetta) aveva posto alcuni dubbi su questo punto: « I sensi dell'uomo sociale sono diversi da quelli dell'uomo non sociale. Soltanto attraverso l'intero svolgimento oggettivo della ricchezza dell'essere umano, viene in parte educata, in parte prodotta la ricchezza della sensibilità soggettiva dell'uomo)), « Il senso umano, l'umanità dei sensi, si formano soltanto attraverso l'esistenza dell'oggetto loro proprio, attraverso la natura umanizzata. L'educazione dei cinque sensi è un'opera di tutta la storia del mondo sino ad oggi. Inoltre il senso, prigioniero dei bisogni pratici primordiali, ha soltanto un senso limitato )), « Per l'uomo affamato non esiste la forma umana dei cibi... e non si può dire in che cosa differisca questo modo di nutrirsi da quello delle bestie)). « Quindi occorreva l'oggettivazione dell'essere ull?-ano, tanto dal punto di vista teoretico che dal punto di vista pratico, sia per rendere umano il senso dell'uomo, sia per creare un senso umano che fosse corrispondente a tutta la ricchezza dell'essere umano e naturale>> (Manoscritti del z844, Torino, pp. 128-29). Isolare quindi il livello dell' « evidenza pragmatica>> è cosa ben difficile, se anche i sensi umani non sono che un « pacchetto >>di esperienza non solo culturale, ma anche biologica, come anche Dewey aveva cercato di chiarire.· Preti stesso si rende conto di questa diffi~oltà. Innanzitutto, egli ammette che il senso çomune « non presuppone mai l'esistenza della totalità dei · fatti, ma solo di alcune serie (di solito anche assai limitate) di essi>>(p. 115), cosicché, se l'universo scientifico e culturale in genere dovesse provarsi alla fine sull'universo dell'evidenza pragmatica del senso comune (almeno nella classe delle conseguenze), ci si potrebbe trovare nell'imbarazzante situazione di avere una grossa parte dell'universo scientifico che non poggia su nulla, Biblioteca Gino Bianco
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