Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

312 Roberto Guiducci ancl1e sociali e politiche, « la cultura che si vuol produrre dalla filosofia della praxis e mediante l'empirismo logico è esattamente questa: una cultura democratica >>(p. 22 ). Questo, dunque, il senso ultimo (il fine) del progetto di Preti. La filosofia della praxis, fin qui esposta alle tentazioni o alle inconsapevoli inclusioni metafisiche, dalle quali difficilmente poteva difendersi per mancanza di strumenti rigorosi, può trovare nell'impianto che discende dal principio di verificazione empirica il vincolo e lo strumento che vietino il pericolo dell'arbitrario e le aprano il campo illimitato della sperimentazione scientifica dentro un quadro pienamente controllato. E poiché, per millenaria esperienza, alla metafisica corrisponde sempre un'autorità che la giustifica (non avendo altro modo di reggersi), e perciò un'autocrazia dominante, il cautelarsi da ogni metafisica è per ciò stesso cautelarsi da ogni autocrazia e fondare di conseguenza una dem·ocrazia univ.'ersalmente accettabile ed accertabile. << La filosofia della praxis è, diciamo, la coscienza di una tale posizione; l'empirismo logico ne è entro certi. limiti... l'attuazione tecnica >>(p. 21 ). Ed ecco perché « la volontà pratica che anima il filosofo democratico è quella di costruire una cultura umana di tipo sci·entifico. Non si tratta di sostenere l'affermazione, storicamente inverificata, che la filosofia è scienza, e tanto meno che la cultura (in genere) è scienza. Si tratta di volere costruire una filosofia, o una cultura (in genere), che sia scienza >>(p. 30). È il problema della scelta etica, della decisione, per Preti non dimostrabile. Si tratta soltanto del fatto che si è deliberato di prendere una strada e che per questa strada si intende camminare. Ma se questa strada è, al livello attuale degli strumenti umani, percorribile valendosi della progettata compenetrazione di filosofia della praxis e di empirismo logico, come sarà attuata questa compenetrazione? Sarà essa un « matrimonio segreto» (filosofico-formale)· od un « matrimonio pubblico >> (pratico-sociale)? Pubblico, sociale, afferma Preti: « l'ideale >> è q_uello « di una cultura "pubblica ", aperta a tutti, non iniziatica o semi-iniziatica. In un mondo democratico una cultura iniziatica non costituisce valore alcuno per i non-=iniziati, appunto perché un valore deve venir stipulato e non può venire imposto né accettato passivamente (la sovranità è inalienabile)>> (p. 25). « Altrimenti, - continua Preti, - tra l'altro, verrebbero distrutte la libertà e l'uguaglianza, alcuni uomini sarebbero essi soli veramente liberi e uguali tra loro, gli altri sarebbero schiavi, disuguali ai liberi e tra loro uguali soltanto nella servitu >> (p. 26). Per cui « " cultura democratica " significa " cultura accessibile a tutti " >>(p. 27). _ « L'essenziale, - chiarisce ancora il Preti, - è che, sia pure attraverso i debiti gradi di apprendimento (di apprendimento, non di iniziazione!), tutti possano, senza aver bisogno di rivelazioni privilegiate, arrivare a sapere tutto [si badi, tutto] quello che gli altri sanno. L'essenziale è che non ci . BibliotecaGino Bianco

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