Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Emilio Agazzi in cui si avvolgeva, sia delle finalità conservatrici o addirittura reazionarie cui si piegava, costituiva una testimonianza del senso di un problema reale: quello della necessità di una « ricostruzione culturale» che potesse divenire il fondamento teorico della ricostruzione dell'unità organica e armonica dell'umana convivenza. Prescindiamo ora dall'equivoco di una idealizzazione. del Medio evo come età di fede inconcussa. e di compatta unità ideologica: schema forse valido, ma anche qui soltanto nei suoi tratti piu generali, per l'Alto medio evo, culminante nella costruzione politica carolingia e poi ottoniana; ma non certo per il Basso medio evo, in cui, contro il pren1ere delle erompenti · forze particolaristiche e delle nuove classi sociali, a nulla valsero i tentativi di resistenza dell'Impero e del Papato, né le grandi sintesi scolastiche operate, con una precisa funzione conservatrice (antiereticale e antidemocratica) dagli Ordini religiosi eretti dalla Chiesa cattolica a baluardo del proprio patrimo~io ideologico. Rimane vero il fatto che agli interessati polemisti romantici poteva far comodo trascurare gli innegabili, e già allora non difficilmente accertabili, elementi di rottura e di crisi dello stesso mondo cattolico medioevale, e fissar l'attenzione soltanto sulla uniformità esteriore della facciata, o forse su qualche cosa di piu profondo, su un oscuro senso di far comunque ancor parte di un mondo comune, che, al di là delle lotte, delle avversioni, dei sentimenti particolari, restava pur sempre alla base, come a costituire un almeno generico « spirito oggettivo >> della Res publica Christiana. Ciò che qui mi preme rammentare, e che mi sen1bra per noi oggi piu interessante, è che, se alcuni fra i romantici - i piu reazionari, sia dal punto di vista politico, sia da quello culturale - auspicavano apertamente il ritornò al Medio evo e, quando non fossero cattolici, assumevano atteggiameI?-ti decisamente cattolicizzanti, un'altra parte di essi per contro, e in diverse maniere e misure, andava enunciando ed elaborando un programma, che a .grandi linee può essere considerato come il program1na ideologico-politico della borghesia ottocentesca: ricostruire, cioè, l'unit~ spirituale europea, capace di fondare una convivenza associata unitaria ed organica, ma· su nuove basi, su una visione moderna, intorno a una nuova ideologia. La polemica contro l'illuminismo e la Rivoluzione francese non andava disgiunta, in tali casi, dalla piu o meno esplicita dichiarazione che occorreva anche ricuperare o mantenere, entro il nuovo quadro, le esigenze e le istanze positive dell'illuminismo stesso. Per entro questi tentativi di « ricostruzione ideologica )), in funzione sostanzialmente antiilluministica e borghese-moderata, penetrarono dunque, o furono accolte, .numerose istanze illuministiche; e non solo nel posteriore positivismo (per il quale occorrerà fare un breve discorso a parte), ma anche i;iell'idealismo, massime in Hegel, e perfino nello spiritualismo. Occorre, naturalmente, tener conto del diverso clima etico-politico esistente nel periodo della Restaurazione, rispetto a Biblioteca Gino Bianco

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