Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Riccardò Lombardi mente utilizzato come parametro, avrebbe bisogno di essere dimensionato, per esempio, come massimo sviluppo. Senonché la tesi proposta da Giolitti introduce un secondo e diverso ordine di problemi. Data per raggiunta la rigorosa determinazione del concetto di « sviluppo della forza produttiva del lavoro ))' insorge il pericolo di aprire una nuova via alla giustificazione teorica dell'alienazione: anzi il pericolo è tanto maggiore quanto piu rigorosa è quella determinazione e perciò piu obiettivo il concetto (obiettivato fino al limite di permettere di adoperarlo nei calcoli econometrici). Quanto piu obiettivata è difatti la « forza produttiva del lavoro », tanto piu essa rischia di percorrere la stessa traiettoria del prodotto del lavoro, la merce, distaccandosi totalmente dall'uomo e reintroducendo, per la via piu impensata, nella scienza economie.a, la sostituzione dei « rapporti · fra cose )) ai « rapporti fra uomini )>. Reificazione cioè e, per conseguenza, alienazione. Si badi bene che l'introdu~ione della forza produttiva del lavoro al centro della scienza economica ha un precedente clamoroso e venerabile nei grandi classici dell'economia liberale, gli Smith e i Ricardo, allorché essi, alla produttività della terra assunta dai fisiocrati quale fondamento della scienza economica, sostituirqno, rivoluzionariamente, il lavoro, e identificarono le condizioni di sviluppo della civiltà con l'incremento della produttività del lavoro, e quest'ultimo con l'incremento della divisione del lavoro. Talché da allora veramente anche in sede teorica il lavoro diviene la misura di tutte le cose, affermando l'uomo nella realtà obiettiva e facendo - esso - sf che gli oggetti divengano pçr l'uomo « l'obiettivazione di se stesso >>. Ma da l1·pure f11 aperto un varco alla giustificazione teorica dell'alienazione, all'insediamento del feticismo nella sc~enza economica e alla parallela affermazione del carattere insieme idealista e materialis~a di quest'ultima. Ed ho appena bisogno di ricordare che la crisi di quella teorica economica data precisamente dal momento, verso la metà del secolo scorso, in cui fu chiaro che essa non solo non riusciva a sistemare i nuovi fenomeni macroscopici come la rivoluzione industriale e le grandi crisi, ma neppure riusciva, soprattutto, ad accogliere nelle sue equazioni la nascita e lo sviluppo del movimento operaio, cioè .un prodotto del lavoro umano non riducibile a feticcio. . . Giunti a questo punto, è chiaro che il dubbio sulla validità della tesi di Giolitti è ben piu radicale di quanto non faccia intendere la riserva sul rigore ·della sua enunciazione. Esso investe la legittimità stessa delBiblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==