Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Segnalazioni 399 RosARIO V1LLARI, L'evoluzione della proprietà fon diaria in un feudo meridionale nel Settecento, Gaetano Macchiaroli editore, Napoli, p. 87, L. 500 (Centro di Studi per il Cilento e il Vallo di Diano, VI). Lo studio del Villari, che riguarda i comuni di Atena Lucana, Brienza, Pietrafesa e Sasso, ai confini tra la provincia di Saierno e la Basilicata, è un prezioso contributo alla storia del complicato processo di trasformazione della proprietà terriera nel Mezzogiorno che . trovò la sua sanzione giuridica nelle leggi eversive della feudalità. Il Villari - e come lui altri studiosi, ma pochi finora - ha da tempo abbandonato, nello studio di questo grande fenomeno che è alla base della formazione dell'odierna struttura economicosociale del Mezzogiorno, le interpretazioni semplificate che ci venivano dalla abbondante letteratura riformistica dell'epoca - impegnata nella lotta contro il mondo feudale -, e che, con lo studio di fonti dirette fra le quali in primo luogo i catasti onciari, giungono a darci una visione nuova del complesso mondo agrario meridionale e del suo movimento. · Alla decadenza e alla crisi della proprietà nobiliare si accompagna, com' è noto, la crisi dell'economia comunitaria, parte integrante del sistema feudale, e attraverso la « privatizzazione >> della terra si viene formando una nuova classe di proprietari. In particolare il Villari mostra come la comunità agricola si sia sgretolata nel corso del '600 e del '700, quando dalle concessioni enfiteutiche e dalle colonie perpetue nasce una piccola proprietà contadina, mentre dall'affitto di terre feudali e dal commercio è sorta la proprietà media dei « massari » e dei contadini prod~ttori legati al mercato, e « le professioni, gli impieghi ed il commercio, l'affitto delle rendite feudali BibliotecaGino Bianco t hanno creato un nuovo ceto di possidenti >>. Questa piccola e media proprietà ha dunque la funzione di rendere produttiva una gran parte delle terre feudali, ecclesiastiche e demaniali. Ma la prima per difetto di capitali ha una vita grama e difficile ed è destinata a soccombere per andare ad ingrandire la nascente proprietà borghese : la « forza d'attrazione esercitata dalla proprietà borghese >> su tutta la piccola proprietà è, dice il Villari, « uno degli elementi piu importanti di perturbazione del vecchio equilibrio su cui era basata l'organizzazione feudale della società rurale >>. Ed è questo uno degli aspetti piu originali della sua ricerca. L'altro aspetto riguarda la crisi del demanio comunale culminante nella famosa prammatica del I 792 che ne autorizza va la divisione in perpetuo. Di grandissimo interesse sono le deliberazioni del parlamento di Atena messe in luce dal Villari, nelle quali contadini poveri e braccianti respingono la proposta divisione affermand9 che ad essa seguirà nel futuro il passaggio delle quote demaniali nelle mani di pochi proprietari. La storia del secolo XIX, com'è noto, conferma la verità di quest~ previsione; tanto piu importante è perciò che il Villari abbia colto fin nel momento iniziale la consapevolezza della sorte che attendeva i contadini poveri : questa consapevolezza si nutriva dell'esperienza già fatta, già in atto, della crisi della piccola proprietà. Non servf naturalmente ad arrestare il corso delle cose, perché, nonostante che una parte della popolazione tentasse di mantenerlo in vita, ormai « ogni residuo di quello spirito comunitario che aveva regolato per secoli l'uso del territorio demaniale >> scompariva rapidamente e « la tendenza all'usurpazione, che aveva caratterizzato l'atteggiamento del barone nei confronti dei beni pub-

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