394 Segnalazioni cat~, ovunque presenti. A questo stato di cose hanno tentato o tentano di opporsi le « sinistre cristiane >> e le « avanguardie cattolic.he )), che in genere riaffermano da una parte gli schietti valori religiosi e dall'altra l'autonomia e la pluralità dei partiti cattolici. Peraltro l'autore sopravaluta alquanto la consistenza di queste minoranze cattoliche, sebbene poi non possa sottrarsi ad una conclusione sostanzialmente pessimistica : « La storia insegna che, senza irresistibili pressioni esterne (magari di tutt'altra natura) ... il tradizionalismo e il conservatorismo di Roma non consentono novità >> (p. 625). Quest'ultimo spunto assai felice non viene però svolto dal· Falconi in tutte le sue conseguenze, e soprattutto non diviene un criterio di metodo dell'indagine, come sarebbe necessario quando questa è rivolta a considerare il problema della difesa dello Stato moderno dall'invadenza della Chiesa; e tale osservazione possiamo estenderla agli altri autori delle relazioni contenute nella seconda opera di cui trattiamo, che è costituita dagli atti del convegno degli Amici del « Mondo >> del 6 e 7 aprile dell'anno scorso. Il Falco~i, nel respingere 'le lamentele della Chiesa sulle persecuzioni di cu1 essa sarebbe oggetto nelle democrazie popolari, osserva giustamente che, nel caso « che una nazione si dia liberamente un regime collettivistico, le conseguenze delle limitazioni dei gruppi religiosi alla sfera dello spirituale puro sono ineccepibili e la costrizione dei ribelli al rispetto della legge indiscutibilmente legittima. E ciò anche se, in precedenza, le condizioni giuridiche delle Chese erano diverse » (p. 313 del suo libro). Si tratta di un gfurisdizionallsmo non attivo, come quello giuseppista, ma esclusivamente negativo, di pura difesa: non viene violata la sostanza del diritto di libertà reBiblioteca Gino Branco ligiosa, ma ne sono limitate le manifestazioni accidentali, ritenute contrastanti con l'assetto interno del proprio paese. La Chiesa cattolica invece, in Italia, violenta armata manu, col braccio secolare dello Stato, la stessa sostanza del diritto alla libertà religiosa delle minoranze protestanti (p. 314). Bene, ma perché non concludere che la differenza tra la politica delle democrazie popolari (ad esempio la Polonia) e quel1a della Chiesa cattolica nei confronti della libertà religios~ è la differenza stessa fra le due rispettive strutture e culture : progressista la prima, reazionaria la seconda e quindi costretta a poggiare piu sulla forza (autorità) che sul consenso (egemonia), dall'epoca del Concilio di Trento in poi? Perché il problema è qui: la libertà non nasce dall'idillio né dal reciproco disinteressarsi o ignorarsi delle diverse forze, classi> culture ma dalla loro lotta; esso non si risolve con le formule del « libera Chiesa in libero Stato >> o del « separatismo >> degli Amici del «Mondo)), se con queste formule si intendono le giolittiane « parallele che non si incontrano mai >> di buona memoria, su cui non poca storia (e due guerre) ci sembrano passate, ma rispolverate comunque puntigliosamente dal Saivatorelli nella sua relazione (p. 23). Giustamente il Barile, nell'esaminare i rapporti fra « Concordato e Costituzione >>, critica la dizione .del primo comma dell'art. 7 C, per il quale « lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani », e cita il Calamandrei: « Ma insomma, in questa Costituzic,ne chi è che par la? Chi par la in prima persona? t lo stato italiano? Questa Costituzione è un monol~go o è un dialogo? C'è una persona sola che parla o c.i sono due interlocutori? >> (p. 54). In effetti la sovranità è indivisibile, il potere non può essere che nelle mani del-
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