Un caso di organizzazione della cultura dividuare i dislivelli e le lacune di trattazione di certi problemi; e offrire l'occasione ai diversi specialisti di costruire e usare strumenti metodologici, e soprattutto organizzativi, adattati allo stuclio dei fenomeni sociali, quali si presentano nell'unità di volta in volta imposta dalla pratica. Cosf, per fare degli esempi, il sociologo, l'economista, lo statistico, lo storico economico, ecc. dovranno collaborare con l'urbanista per risolvere i problemi dell'impostazione di un piano regolatore; il pedagogista, lo specialista di tradizioni popolari (o antropologo culturale), lo psicologo sociale, il sociologo dei consumi, dovranno collaborare nello studio dei problemi del tempo libero; lo studio della fatniglia co1nprenderà la psicologia sociale (delle relazioni genitori-figli, ecc.) come l'analisi socio-economica dei bilanci familiari e dei consumi; e cosf via. Quando poi i dati si accumuleranno e le generalizzazioni si faranno plausibili, l'elaborazione, la sistemazione e la trasmissione didattica verranno organizzate in sede di disciplina particolare. 2. Quanto abbiamo detto ci introduce all'altra questione, manifestatasi implicitamente o esplicitamente: quella dei rapporti fra ambienti acca~ demici e ambienti operativi. Non vogliamo parlare qui della frattura fra Università e realtà sociale, che è malattia tanto nota e incancrenita da sfidare ben altro che i discorsi ben intenzionati. Qui si tratta di un punto particolare: il sapere sociale, i dati di conoscenza della società a livello appena piu approfondito che quello giornalistico, sono oggi in Italia di quasi esclusivo dominio delle persone che hanno responsabilità, o in qualche modo svolgono mansioni sociali: dei politici, dei dirigenti organizzativi, degli amministratori, dei sindacalisti, degli assistenti sociali, di certi professionisti, e simili (e vorremmo aggiungere: dei commissari di pubblica sicurezza e degli ufficiali dei carabinieri l), o di chi si tiene in stretto contatto con essi (uffici studi, ecc.) È presto fatto: sono ben scarsi e insignificanti 1 « libri >> che illuminino su aspetti importanti della società italiana contemporanea I Costituire un'associazione di scienze sociali senza tener conto di tale palese situazione di fatto, sarebbe ridicolo e futile. D'altra parte, proporsi di raccogliere tutti gli « operatori sociali )), o anche una selezione di essi, chiaramente non ha senso. Se l'ostacolo non si può superare statutariamente, e troppe forze del resto premono per una soluzione accademica, o giu di H, l'impegno della associazione deve essere di orientare tutta la sua attività per risolvere i problemi posti da tale situazione. Cosi convegni, simposia, iniziative varie, dovranno tendere a raccogliere, confrontare, sceverare, tradurre e divulgare, i dati delle innumerevoli esperienze operative, che non hanno riscontro - o solo ad alto livello di astrazione - in discipline o corsi di studio definiti. 3. E infine, quas~ simmetrica alla precedente, ma più acuta, forse, nei riflessi personali, la contrapposizione fra ricercatori e teorici. L'esigenza priBi'blioteca Gino Bianco
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