Storia di un cane minili, se capita talvolta agli stessi uomini di stato, cosf prat1c1 e intelligenti, di imporre al popolo cose che non accetterebbero troppo volentieri per sé, come per esempio... la p,urezza morale e il martirio » (p. 118). Anche il settarismo degli stalinisti, la pretesa di aver ragione ad ogni costo nonostante e contro la realtà, la pretesa di imporre la propria volontà nono- · stante e contro le possibilità degli uomini, è dunque un fenomeno che ha radici umane e che ha da essere compreso, risolto e superato nei termini e sul piano dell'uomo. Sia lecito, su questo punto (e su questo soltanto), fare un confronto con un'opera non commensurabile a Niki né nel contenuto, né nella forma, ma che, apparsa quasi contemporaneamente in Italia, ha in comune con la storia di Déry l'essere un tentativo di risposta ai problemi suscitati dal periodo staliniano: Il dottor Zivago di Boris Pasternàk. In questo romanzo lo stali- . nismo viene considerato, anche nelle sue manifestazioni piu atroci, come un'inevitabile conseguenza della Rivoluzione Russa, e questa come un avve- . nimento che non altera sostanzialmente lo svolgersi impassibile, simile a quello della vita vegetale, della storia, che Zivago « non sapeva concepire», e al di fuori della quale si situano i valori dell'esistenza individuale. Zivago e Lara erano sempre vissuti nella « soddisfazione per l'armonia del mondo», per l' « essere compartecipi della bellezza di tutto lo spettacolo, dell'universo >>. « E perciò il dominio dell'uomo sulla natura, il culto e l'idolatria dell'uomo non li avevano mai attratti. I principi di una falsa socialità, trasformata in politica, erano apparsi a loro una ben misera cosa, e nessuno li aveva capiti >>. Lo stalinismo provoca una rottura nella dialettica tra relativo e assoluto: si pretende che l'assoluto (il comunismo, la società senza classi) sia immediatamente realizzabile, ciò che determina un contrasto con la realtà, che non resiste a tale pretesa e si vendica accentuando il proprio carattere relativo, la sua distanza da una prospettiva impostale senza sufficienti mediazioni. Pasternàk reagisce a questa rottura, secondo le sue convinzioni, influenzate dal misticismo russo, proclamando la trascendenza dell'assoluto alla storia e alla società e il suo realizzarsi nella pie~ezza della vita individuale, nell'identificazione dell'individuo al cosmo (e non è qui il caso di esaminare come tale impostazione si rifletta sia nell'estrema poeticità dei particolari che nell'inadeguatezza del romanzo nel suo insieme). La risposta di Déry non va invece oltre gli orizzonti della società: alle false pretese assolutistiche egli contrappon~ la presenza, la vitalità e la necessità del relativo, e si ribella a che esso_venga sacrifì.cato proprio perché esso è un momento indispensabile nell'attuarsi dell'assoluto. Anch'egli in fondo protesta, per usare i termini di Pasternàk, contro l' « idolatria >> dell'uomo, ma non contro il suo vero « culto », anzi, in nome di esso. Poiché il culto dell'uomo implica il riconoscerne i limiti e le debolezze, il prenderlo cosf com'è per trasformarlo in qualche cosa di meglio, mentre proprio l'idolatria finisce s·iblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==