Cesare Cases anc_ora in periodo çli disgelo, aveva discorso dello scrittore praghese sotto-- lineando come la sua immagine dell'uomo fosse valida per la società tardo-capitalistica, fu interrotto da una voce del pubblico che disse tranquillamente : « Non soltanto ». Eppure tali analogie non devono ingannare, per sintomatica ché sia · l'importanza che viene loro attribuita. L'irrazionalità sotto cui si presenta il meccanismo del capi~alismo monopolistico, resa profetica1nente da Kafka nelle sue vi~ioni, è un'irrazionalità costitutiva, un'apparenza necessaria che necessariamente determina la solitudine e la disperazione dell'individuo. In una società socialista l'irrazionalità del destino individuale è invece, per le ragioni accennate piu sopra, in stridente contrasto con l'essenza della società stessa e con la consapevolezza che l'individuo ne acquisisce. Ciò non significa che tale irrazionalità sia meno dolorosa: anzi, essa lo è tanto piu, quanto piu si ha coscienza ·del suo carattere abnorme (e quindi piu per il comunista che per l'oppositore borghese). La situazione del personaggio kafkiano è «naturale)), tant'è vero che gli appare come un'universale « condizione umana)) (contro cui peraltro si ribella in una lotta perduta in partenza), mentre quella di un Ancsa è profondamente innaturale. Da questo punto di vista è quindi addirittura lecito affermare che la situazione dell'individuo nella democrazia popolare può spesso differire da quella dell'uomo kafkiano per un plus e non per un minus di tragicità (e ciò in aspro contrasto con . le rappresentazioni idilliche secondo cui i regimi stalinisti avrebbero risolto tutti i problemi individuali), in quanto la vera tragicità implica il cozzo contro una forza politico-sociale concreta e non contro un cieco potere irrazionale qual è quello che determina l'angoscia senza nome, sostanzialmente non tragica, dell'uomo kafkiano. Non si tratta dunque di opporre alla .situazione senza uscita di quest'ultimo un'inesistente assenza di conflitti nel socialismo, ma di intendere la base qualitativamente diversa· che è all'or~gine dei due tipi di conflitto, e il loro diverso valore morale e sociale. A questo divario tra i feno1neni che oggettivamente si producono nelle due società· corrisponde quello tra l'arte del realista socialista Tibor Déry e quella del grande maestro della decadenza. Nei racconti di Kafka il frequente ricorso all'animale ha la funzione di simboleggiare l'impotenza dell'uomo di fronte al suo incomprensibile destino. C'è anzi una fondamentale ambigtlità per cui 'l'animale sfuma nell'uomo e viceversa: nella Tana o in_ Giuseppina la cantante o il popolo dei ~opi· l'animale sta immediatamente e scopertamente per l'uomo, perdendo quasi tutti i propri tratti specifici, mentre il Samsa della Metamorfosi si tramuta in ·scarafaggio al momento in cui assume coscienza della propria animalesca «deiezione». Il singolare (la bestia) viene, per dirla con Lukacs, direttamente sussunto all'universale (la condizione umana), e inversalmente l'umanità offesa si traBiblioteca Gino Bianco
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