Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Storia di un cane 379 della sua cagnetta, o credeva di conoscerlo meglio: " È la libertà che le manca 1" La libertà, che significava anche il diritto di vivere accanto all'ingegnere, al padrone che s'era data di sua propria volontà » (p. I 52). La gita a Csobanka organizzata dall'amico di Ancsa, Jegyes-Molnar, dà a Niki l'occasione di rivedere i luoghi dove era stata cosi felice: il confronto tra !'antica libertà e la presente illibertà le rende questa ancora piu amara, e il tentativo di inseguire una lepre, come ai bei tempi, le dà la misura di tutta la propria decadenza fisica, sicché dopo il ritorno a Budapest essa si lascia cogliere passivamente dalla malattia che la porterà alla morte, il giorno prima della scarcerazione del padrone. Sia per Niki che per i suoi padroni la mancanza di libertà diviene veramente insopportabile e fatale solo quando non se ne capiscono le ragioni. E anche qui, naturalmente, il fenomeno è lo stesso, ma i limiti diversi. A Niki già il dosaggio di libertà reso necessario dalla vita cittadina riesce incomprensibile. « Era ancora giovane, e le era duro piegarsi a una disciplina che persino i nervi degli uomini sopportano solo se giungono a comprenderne il sottile contesto, quando se ne spieghi loro la ragione. Ma se una cosa non viene spiegata? >>Per Ancsa lo stato di esasperazione comincia allorché rinuncia a farsi una ragione dei provvedimenti che concernono lui, e i suoi simili: « Come spiegare, per esempio, e non è certo con piacere che paragoniamo qui un uomo a un cane, sembrandoci anzi quasi un sacrilegio cùnfrontare una bestia senz'anima con una creatura dai sentimenti sublimi e dalla vasta intelligenza, ma come spiegare le disposizioni sempre piu acerbe dell'ingegnere, se non appunto con il fatto che non aveva ricevuto alcuna spiegazione? Nessuna spiegazione: né nel suo caso personale, né sulle altre questioni che - ci si perdoni l'espressione un po' pretenziosa - lo preoccupavano in nome dei suoi simili. Come uno stupido cane, essere inferiore, non può capire certe necessità, cosi non poteva capirle neanche lui, visto che non gliene davano il modo >>(p. 76). Il tema dell'incomprensibilità è quindi quello centrale del libro, quello che meglio definisce il rapporto uomo-~ane. Né l'idea di ricorrere all'animale per esemplificare il problema dell'incomprensibilità è propria di Déry. Basti pensare a Kafka. Tuttavia proprio il richiamo a Kafka è atto a chiarire la peculiarità della posizione di Déry e la profonda differenza che lo separa dalla problematica dell'incomprensibilità propria della decadenza. Ciò è tanto piu necessario in quanto certe analogie esteriori tra il mondo kafkiano e la società socialista nello stalinismo (esistenza di una burocrazia onni potente, ma disorganizzata; tendenza a caricare l'individuo di complessi di colpa per non essere egli « nel giusto», dove questo «giusto>> non è mai esattamente definibile, eèc.) hanno reso Kafka, le cui rare copie reperibili passano, avidamente lette, di mano in mano, estremamente popolare in quella società. Una volta, in una città della R. D. T., un conferenziere che, Biblioteca Gino Bianco

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