Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Cesare Cases «spirito»; nella sua grazia animale inattingibile all'uomo e da questi invidiata (una concezione dell'animalità che risale al Teatro delle marionette di Kleist). Nel rapporto cane-padrone il termine in qualche modo esemplare è il cane, in cui anche la perdita di vitalità (episodio della malattia e dell'internamento nella clinica) è un fenomeno naturale che sia cane che padrone sono in grado (come ripetutamente si insiste) di dimenticare nel modo piu completo. Si capisce come questa analisi del semplice spettacolo della vita e del suo effetto corroborante occupasse Mann proprio al momento in cui usciva dal travaglio spirituale degli anni di guerra. In Déry la situazione è ben diversa: cane e padrone stanno sullo stesso piano, che non è certo quello dell'idillio. Vi è qui in entrambi i termini del rapporto un eguale atteggiamento positivo verso la vita in cui essi si incontrano e si ritrovano al principio, nella primavera del '48: gli Ancsa hanno iniziato una nuova vita nell'Ungheria liberata, e per la prima volta l'ingegnere comunista di origine operaia prova ormai da tre anni la gioia, appena turbata dalle difficoltà materiali, di poter dedicare la sua piena attività a una società in sviluppo con cui si sente profondamente concorde; Niki, da parte sua,· comincia anch'essa una nuova vita sfuggendo ai maltrattamenti dell'ex colonnello re~- zionario, questo Horthy dei cani, questo massacratore di cuccioli. Ed entrambi, cane e padrone, entrano lentamente in una situazione che metterà a dura prova tale loro vitalità e condurrà la cagna alla morte, gli Ancsa al dubbio e alla disperazione. Questa situazione è caratterizzata da due tratti principali: la mancanza di libertà e l'impossibilità di comprendere. Entrambe circostanze innaturali per l'uomo, naturali per la cagna. Ma fino a che punto naturali? Già all'inizio la signora Ancsa si domanda se e come Niki abbia provato dolore per. la perdita dei cuccioli, e piu tardi essa studierà ansiosamente le reazioni della cagna alla scomparsa del padrone. Non sappiamo molto sulla psicologia degli animali, e Déry gioca spesso su questi limiti della nostra conoscenza. Resta comunque il fatto che in linea generale il cane è abituato alla dipendenza è alla sottomissione, e che il suo livello di consapevolezza, anche se superiore a quanto spesso crediamo, è sempre infinitamente inferiore a quello umano. La genialità di Déry sta nell'avere. intuito la possibilità di istituire un continuo raffronto tra questa natura animalesca e l'esperienza dell'uomo e del militante comunista ungherese, che altrimenti sarebbe stato difficile configurare in modo adeguato senza cancellarne i tratti peculiari e senza cadere nel puro sfogo. L'uomo trova un nuovo rapporto con la bestia, una piu acuta sensibilità nell'intendere la vita canina, e si china su di essa con una simpatia e una penetrazione psicologica inconsueta. • Tale rapporto non è fisso e univoco, ma è sempre relativizzato, poiché il cane insegna qualche cosa all'uomo non soltanto sulla sua situazione, ma anche sulla sua natura. La mancanza di libertà è naturale per il cane . Biblioteca Gino Bianco

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