Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Pasternà k e la rivoluzione 373 senta la vita, e piu di loro ci vien fatto d'amarla, d'inseguirla e indovinarla tra i periodi sfuggenti di P. che non ce la svelano mai fino in fondo 1 • Ho cercato cosi di riportare le emozioni, le domande, i dissensi che la lettura d'un libro come questo - vorrei dire la lotta con esso - suscita in chi ha a cuore lo stesso nodo di problemi, e ammira l'immediatezza della sua rappresentazione della vita, ma non ne condivide l'idea fondamentale: la storia come trascendente all'uomo; anzi ha sempre cercato nella letteratura e nel pensiero proprio il contrario : un rapporto attivo del1'uomo versò la storia. Neanche l'operazione - fondamentale della nostra educazione letteraria - di sceverare la poesia dal mondo ideologico del1'autore, qui funziona. Quest'idea della storia-natura è proprio quella che dà al Dottor Zivago la solennità sommessa che affascina noi pure. Come riuscire a definire il nostro rapporto col libro? Un'idea che si realizza poeticamente non può mai essere senza significato. Aver significato non vuole affatto dire corrispondere a verità. Vuol dire indicare un punto cruciale, un problema, un allarme. Kafka, credendo di fare dell'allegoria metafisica, ha descritto in modo ineguagliabile l'alienazione dell'uomo contemporaneo. Ma P., cos1 terribilmente realt:sta? A ben guardare anche questo sua realismo cosmico consiste in un momento lirico unitario attraverso il quale egli filtra tutto il reale. È il momento lirico dell'uomo che vede la storia - ammirandola o esecrandola - come un alto cielo sopra di sé. Che nell'Unione Sovietica d'oggi un grande poeta elabori una simile visione dei rapporti tra l'uomo e il mondo - la prima che in tanti anni sia maturata per sviluppo autonon10, non conformemente all'ideologia ufficiale - ha un significato storico-politico profondo, conferma che l'uomo semplice ha avuto troppo poco il senso di possedere la storia nelle sue mani, di fa.re lui il socialismo, d'esprimere in esso la propria libertà, la propria responsabilità, la propria creatività, la propria violenza, il proprio interesse, il proprio disinteresse 2 • . . Forse l'importanza di P. è nell'avvertirci di questo: la storia - nel mondo capitalista come in quello socialista - non è ancora abbastanza . 1 E che in ultimo ce la cancellano, facendola frettolosamente scomparire in un campo di concentramento siberiano; una morte anche questa storica, non privata come quella di Zivago. 2 Forse il periodo sul quale P. piu si sofferma a raccontare è proprio quello per il quale meno varrebbe questo discorso. P. scrivendo rifletteva sul passato la sua coscienza del presente. Probabilmente~ nella situazione del dottore prigioniero dei partigiani, che, pur sentendosi loro nemico collabora con loro e finisce per sparare al loro fianco, P. ha voluto esprimere la sua situazione in patria negli anni di Stalin. Ma tutte queste sono congetture; sarebbe importante sapere innanzi tutto se P. ha fatto finire la vita di Zivago nel 1929 con una precisa intenzione, o se - cominciata una storia che doveva arrivare fino ai nostri giorni - si è accorto a quel punto d'aver già espresso compiutamente quel che gli stava a cuore di dire. Biblioteca Gino Bianco

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