Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Estetica e marxisn10 rapporto fra stru~tura e sovrastruttura, si angolava110 secondo un disegno grezzo, quasi ancora artigianale. Le mediazioni fra struttura economica e sovrastruttura ideologica erano affidate alla psicologia sociale dell'artista: che viceversa, non c'è chi oggi non lo veda, è già un condizionato dall'ideologia (Lukacs ha corretto in questo senso Plechanov nell'uso del metodo). Quindi l'impiego metodologico che Plechanov fece del materialismo storico fu angustamente genetico, interessato a individuare l'origine sociale dell'arte · al fine di ricomporne i lineamenti classisti. Incapace di arricchire dall'interno la portata scientifica del metodo articolandolo nel senso di una prensilità sottile e ricca, Plechanov ne tesaurizza l'estensione, ne moltiplica l'investimento ai pi{1 diversi campi culturali : e vede confluire nella critica dell'arte, ad arricchirne la spiegazione genetica, le piu varie linee di indagine dalle scienze specialistiche (psicologia, antropologia, etnologia, ecc.). Quel che voglio sottolineare è un punto di vista dal quale non può non colpire la drasticità dell'atteggiamento di Plechanov rispetto all'hegelismo come « forma mentis >>. Lukacs non lo ha mai messo in luce per il semplice fatto che a lui non interessava piu, perché il suo orizzonte non è piu quello dello storicismo integrale. Posto di fronte all'arte, Plechanov non ne fa piu una questione di ricerca di « essenza >> o di medievale « quiddità )), come era stato fatto da Platone a san Tommaso, come era stato fatto da Hegel. Lo storicismo gli insegna proprio a rinunciare a ogni domanda del tipo : « che cosa è l'arte? >> Ormai non rimane altra spiegazione onesta che quella delle leggi storiche che hanno sollecitato proprio quel tipo di domanda. La definizione teoretica dell'arte non poteva interessare piu - egli sostenne - il materialista storico, dato che il suo metodo incideva la storia dei fenomeni culturali proprio per distr~ggerne gli inganni metafisici. Il metodo era questa liberazione: era la via d'uscita piu drastica dal tradimento dogmatico che giuoca l'estetica hegeliana, e che ai suoi tempi aveva giuocato (lezione troppo dura per dimenticarla) anche a un grande critico come Bielinski, nonostante tutte le sue premesse antidogmatiche. A Hegel una trattazione dell'arte di carattere teoretico era ancòra potuta interessare per il fatto che egli aveva considerata la storia, e quindi la storia dell'arte, come una logica applicata. Ma Hegel non interessava piu seguirlo che sul « terreno storico concreto >> là dove, abbandonando il suo « regno delle ombre >>, egli apriva il suo « petto Biblioteca Gino Bianco

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