Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Pasternàk e la rivoluzione esso tocca la sua pienezza poetica e concettuale, è la parte V, le giornate rivoluzionarie del 1917, viste a Meljuzeev, piccola città ospedaliera delle . retrovie: Ieri ho assistito a un com1z10 notturno. Uno spettacolo straordinario. La matuska Rus' si è mossa, incapace di rimanere al suo posto, can1mina, non si trova, parla, sa esprimersi. E non è nemmeno che parlino solo gli uomini. Si sono incontrati e conversano gli alberi e le stelle, i fiori notturni filosofeggiano e le case di pietra comiziano (p. 191 ). A Meljuzeev vediamo Zivago vivere un tempo sospeso e felice, tra il fervore della vita rivoluzionaria e l'idillio ancora appena accennato con Lara. P. esprime questo stato in una pagina bellissima (p,. 184) di rumori e profumi notturni, in cui la natura e il brusio umano si fondono come tra le case d' i\ci Trezza e il racconto si snoda senza bisogno di vicenda, fatto solo di rapporti tra dati dell'esistenza, come nella Steppa di Cecov, il racconto prototipo di tanta narrativa moderna. Ma cosa intende, P., per rivoluzione? L'ideologia politica del romanzo è tutta nella definizione del socialismo come regno dell'autenticità che l'autore mette in bocca al suo protagonista nella primavera del '17. Ognuno si è rianimato, è rinato, dappertutto trasformazioni, rivolgimenti. Si potrebbe dire che in ciascuno sono avvenute due rivoluzioni: una propria, individuale, e l'altra generale. Mi sembra che il socialismo sia un mare nel quale devono confluire come rivoli tutte queste singole rivoluzioni individuali, il mare della vita, il mare dell'autenticità di ognuno. Il mare della vita, dico, di quella vita che si può vedere nei quadri, della vita come la intuisce il genio, creativatnente arricchita. Oggi però gli uomini hanno deciso di non sperimentarla piu nei libri, ma su se stessi, non nell'astrazione, ma nella pratica. Una ideologia « spontaneistica)), diremmo nel linguaggio politico: e ben si comprendono le disillusioni future. Ma non importa se queste parole (e quelle - in verità troppo letterarie - con cui Zivago plaude alla presa del potere dei bolscevichi all'ottobre) saranno piu volte a1naramente smentite nel corso del romanzo: il suo p0lo positivo resta pur sempre quell'ideale d'una società deil'autenticità, intravisto nella primavera della rivoluzione, anche quando la rappresentazione della realtà accentua sempre di piu il . suo carattere negativo. Le obiezioni di Pasternàk al comunismo sovietico mi pare si rivolgano essenzialmente in due direzioni : contro la barbarie, la crudeltà senza freni risvegliata dalla guerra civile (ritorneremo a parlare di quest'elemento, che nel romanzo ha un rilievo preponderante), e contro l'astrazione teorica e burocratica in cui si con_gelano gli ideali rivoluzionari. Questa seconda polemica - quella che piu a noi interessa - non è oggettivàta da P. in perB·iblioteca Gino Bianco

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