Italo Calvino negativo sull'umanesimo socialista. Dobbiamo dire che le scelte stilistiche non avvengono per caso? Che se il Pasternàk dell'avanguardia si muoveva nella problematica rivoluzionaria, il Pasternàk « tolstoiano >> non poteva che voltarsi alla nostalgia del passato prerivoluzionario? Sarebbe, anche questo, un giudizio parziale. Il Dottor Zivago è e non è un libro ottocentesco scritto oggi, come è e non è un libro di nostalgia prerivoluzionaria. Dagli anni di fuoco dell'avanguardia russa e sovietica, P. ha salvato la tensione verso il futuro, la commossa interrogazione sul farsi della storia; e ha scritto un libro che, nato come il frutto tardivo d'una grande tradizione conclusa, giunge per sue vie solitarie a essere contemporaneo della maggiore letteratura moderna occidentale, a dare alle ragioni d'essa un'implicita conferma. In effetti, io credo che oggi un romanzo impiantato « come nell'Ottocento )), che abbracci una vicenda di molti anni, con una vasta descrizione di società, approdi necessariamente a una visione nostalgica, conservatrice. E' questo uno dei tanti motivi per cui dissento da Lukacs; la sua teoria delle « prospettive >>può essere capovolta contro il suo genere preferito. Io credo che non per nulla il nostro è il tempo del racconto, del romanzo breve, della testimonianza autobiografica: oggi una narrativa veramente moderna non può che portare la sua carica poetica sul momento (quel qualsiasi momento) in cui si vive, valorizzandolo come decisivo e infinitamente significante; deve perciò essere « al presente )), darci un'azione che si ·svolga tutta sotto i nostri occhi, unitaria di tempo e d'azione come la tragedia greca. E chi oggi invece vuol scrivere il romanzo << d'un'epoca ))' se non fa della retorica, finisce per far gravitare la tensione poetica sul « prima >> 1 • Come anche Pasternàk, ma non del tutto : la sua _posizione verso la storia nòn è facilmente riducibile a definizioni cosf semplici; e il suo non è un romanzo « all'antica >>. Tecnicamente, situare· Il dottor Zivago «prima>> della dissoluzione novecentesca del romanzo è un non senso. Due sono soprattutto le vie di tale dissoluzione, e nel libro di P. sono presenti entrambe. P~imo: il frantumarsi dell'oggettività realistica nell'immediatezza delle sensazioni o nel pulviscolo impalpabile della memoria; secondo: l'oggettivarsi della tecnica dell'intreccio che viene considerata in sé, come un ghirigoro geometrico, portando alla parodia, al gioco del romanzo costruito « romanzescamente >>.Questo gioco del romanzesco è spinto da P. alle estreme conseguenze: egli costruisce una trama di coincidenze continue, attraverso tutta la Russia e la Siberia, in cui una quindicina di personaggi non tanno altro che incontrarsi per combinazione, come se ci fossero solo loro, come i paladini di Carlo Magno 1 Anche nell'Ottocento, a guardar bene, era spesso la nostalgia del passato ad animare la rappresentazione dei grandi romanzi, ma era una nostalgia con carica critico-rivoluzionaria verso il presente, come bene illustrarono Marx e Lenin a proposito rispettivamente di Balzac e di Tòlstoj. Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==