Passato e Presente - anno I - n. 2 - mar.-apr. 1958

Scienza e tecnica 12.3 perché integrata nel pensiero scientifico la tecnica è stata capace di divenire la molla del progresso spirituale dell'Europa moderna; ma ove perdesse tale integrazione, malgrado tutta la sua efficacia pratica essa finirebbe col perdere ogni valore spirituale, ad onta, e forse anche persino in conseguenza, delle sue immense potenzialità pratiche. 4. - E vengo quindi, finalmente, all'argomento che mi stava a cuore fino dall'inizio. Che sarebbe della scienza nel caso che questa, come temono alcuni critici del formalismo scientifico contemporaneo, si staccasse dal lavoro dei tecnici? Priva di questo intimo ed essenziale rapporto, cesserebbe di essere « scienza >>: non sarebbe piu nulla; o forse « filosofia >> nel senso peggiore del termine, teologia e vana fantasticheria. Cosf succedette alla scienza verso la fine dell'Età Antica: al decadere di ogni gusto e di ogni bisogno tecnico, all'inizio di un'èra di economia schiavistica con tecniche assolutamente rudimentali, la scienza si è fatta teologia e superstizione, conservando solo malamente i relitti di una piu antica esperienza tecnica. Tuttavia, oggi, malgrado l'apparenza di formalismo, la scienza non corre questo pericolo. Corre piuttosto il pericolo opposto che, in altra forma e per altre vie, può portare ai medesimi risultati - corre il pericolo di ridursi essa stessa a tecnica, a mera tecnica, come molti contemporanei operazionisti, pragmatisti (non però Dewey!) e affini sostengono e, a quanto pare, auspicano. Ove la scienza divenisse tecnica e mera tecnica, cesserebbe di essere orizzonte teoretico, visione spirituale del mondo, valore di civiltà - cesserebbe di essere pensiero, riducendosi ad una serie piu o meno complicata e difficile di accorgimenti pragmatici. Ma se· la tecnica perde il suo orizzonte integrante teoretico, se perde quel complesso rapporto interno di identità-tensione con il pensiero scientifico, a che cosa si riduce? Da una parte rischia di diventare una nuova specie di magfa (magfa xx secolo!), taumaturgia che ottiene effetti inirapili e mirabolanti attraverso procedimenti di cui non si dà un senso, che cadono in un mondo che li accoglie come meramente possibili ma non necessari, spesso legato a poteri carismatici del tecnico (simili al «grande>> chirurgo o al divo del foot-ball). Dall'altra parte la tecnica rischia di diventare mera attività banausica, mercenaria, operante secondo fini che le sono estranei, che non è in grado, nonché di criticare o difendere, nemmeno di comprendere, limitandosi al preventivo dei costi economici di quegli stessi fini. Fini che non può criticare o difendere, perché posti in e da un mondo umano in cui non opera piu -la visione scientifica, ma una visione non scienBiblioteca Gino- Bianco

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