Passato e Presente - anno I - n. 2 - mar.-apr. 1958

, Luciano Cafagna plom~tico. Maturano quindi le· condizioni, probabilmente, per la soluzione del problema posto dalla ipotesi (B) fomulata più sopra. La prima condizione è stata palesemente trascurata dai sostenitori prebellici della tesi concorrenziale e ancor oggi non ci sembra adeguatamente studiata dai teorici dell'economia del socialismo (forse perché si teme il sospetto di deviazione « neocapitalistica >> ?) Deve aver certamente influito originariamente in questo il fatto che la grande impresa nelle economie attualmente socialiste è in larghissima misura una creazione dall'alto, un obbiettivo di politica economica, piuttosto che una fonte di esperienze per la costruzione di una economia del socialismo. La seconda condizione dovrebbe consentire di allontanare sempre piu quel dato di incertezza permanente che gr~va sui pianificatori dilaniati dal contrasto fra piano di sviluppo- e calcolo economico, tra una presunzione dinamica ed una statica, che pare una delle manifestazioni della gestione centralizzata e dei suoi «burocratismi>>. E ciò riguarda l'evoluzione delle tecniche di manovra dei prezzi 1 , della determinazione dei criteri per una scelta razionale nelle decisioni di investimento 2 , della analisi delle interdipendenze strutturali 3 , delle tecniche di studio relative al comportamento del consumatore 4 etc. Non deve sembrare strano che tali tecniche, per essersi forgiate su un terreno di sperimentazione piu vigorosamente reattivo di quello s·ovietico (intorpidito probabilmente dalla liceità dei tr~ppi arbitri) hanno raggiunto in Occidente una maggiore raffinatezza ed efficienza. La base, però, di un simile orientamento è data dalla conservazione della possibilità del calcolo economico al livello delle singole impres~. Ritorna qui un elemento della discussione prebellica e ritorna, ci sembra, . con aria di rivincita, se, come accade, viene oggi rilanciato negli stessi paesi socialisti. Nel momento in cui certe condizioni eccezionali di uti1 « Nei nostri paesi industriali ed altamente integrati siamo riusciti in complesso abbastanza bene, grazie ad un lungo e graduale processo di organizzazione pubblica e privata dei mercati, a rendere il sistema dei prezzi nostro servitore anziché padrone, benché ciò, per un fatto abbastanza curioso, non sia di solito pienamente riconosciuto nei pubblici dibattiti che, in molte tra le economie più perfettamente organizzate, come queJle della Svizzera e degli Stati Uniti, si svolgono come se veramente i prezzi si formassero in base a quelle leggi della domanda e dell'offerta che dominano incontrastate in un regime di libera concorrenza>> (GuNNAR MYRDAL, Development and Underdevelopment, Cairo 1956; trad. it. in « Informazioni Svimez >?,Suppi. n. 48, p. 314). 2 Notizie sul_ dibattito finora frustrato in URSS su que·sto argomento in P. WrLES, Scarczty, Marxism and Gosplan cit., e in DoBB, Pianificazione cit., pp. l l 19-20 e p. l 132. 3 R. BrcANiè, Economie Growth etc. cit., p. 1675. 4 Si veda, in quest~ stessa rivista, quanto è osservato nell'articolo di A. PrzzoRNO. Biblioteca Gino Bianco

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