Passato e Presente - anno I - n. 2 - mar.-apr. 1958

154 Luciano Cafagna raggiando nelle scelte imprenditoriali, un uso prevalente e preferenziale delle prime sulle seconde contrariamente alle tendenze originate dallo sviluppo della democrazia politica e dall'organizzazione di classe nella fase piu recente del capitalismo) ed esprimerebbe quindi una nuova forma di antitesi fra accrescimento economico e progresso sociale (e politico), che tuttavia entro una prospettiva temporale dai confini naturalmente i1nprecisabili tenderebbe a comporsi ad un livello superiore. Questo tipo di ipotesi è quello accettato, in fondo, sia dal liberalismo tradizionale che da quello che è oggi in uso chiamare « stalinismo >>. Per la ipotesi B), invece, precoordinato non è uguale a monodecisionale, e quindi tendenze del tipo sopraccennato sono degenerazioni dal principio della coordinazione ex-ante, trasformato da innovazione nel tipo organizzativo su scala sociale, in strumento di potere di tipo assolutistico, in virtu di un processo storico per il quale il principio stesso può offrire, specie in determinate circostanze, condizioni particolarmente propizie. Le implicazioni rigidamente centralistiche deriverebbero piuttosto da questa componflnte extra-economica e dal fatto che essa avrebbe originato una tendenza alla sostituzione della pianificazione coordinatrice vera e propria, dotata di efficienza previsionale e di meccanismi autofunzionanti con una gestione centralizzata e..coercitiva 1 • Una ipotesi di questo tipo (B) è quindi portata ad annettere alla difesa di una cornice politica democratica {i cui elementi restano naturalmente da precisare) un valore determinante al fine della esplicazione stessa del principio di coordinazione ex-ante, inteso in· senso stretto. In relazione a questa seconda ipotesi sorge però una domanda. È veramente possibile ùna struttura del sistema economico che tragga da· un quadro istituzionale di questo tipo la linfa della propria efficienza, le forze per una propria superiorità, ovvero tutto .questo è tecnicamente . impossibile e si può solo progettarlo sulla carta mentre nella r~altà l'unica condizione per il funzionamento (come che sia) di una eco1 « La centralizzazione' è un cattivo succedaneo del piano. Quando non si sa prevedere ci si riserva il diritto di intervenire in ogni istante e ad ogni proposito» (C. BoBROWKSI, Formation etc. cit., p. 30). Si apre un circolo vizioso in cui le disfunzioni del centralismo implicano un ricorso a fattori compensativi fondati sul sacrificio sociale e questo ricorso implica un irrigidimento del potere e del centralismo. Per le disfunzioni del centralismo sono importanti le notazioni, dotate di validità autobiografica, dei pianific~tori jugoslavi. Cfr., ad es,, RunoLF B1cAN1c, Economie Growth under Centralized and Decentralized Planning (Relaz. al _Congr. per la libertà della cultura, Tokio, 1-6 apr. 1957), in « Informazioni Sv1mez », Suppi. n. 62, genn. 1958, p. 1680. Bibli9teca Gino Bianco

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