118 Giulio Preti Le ragioni di ciò sono in parte sociologiche : la. casta dei maghi, stregoni, sacerdoti, depositari dei procedimenti magici e perciò privilegiata è in genere piu conservatrice delle associazioni o famiglie artigiane. Ma, mi sembra, ciò si presenta come conseguenza di un altro importante carattere differenziale, costituito dal rapporto rispettivo di magia e tecnica con il loro oggetto o scopo. La magia è col SU(! scopo in un rapporto di produzione, o meglio « evocazione» immediata: lo scopo per cui è compiuto l'atto (per esempio, la pioggia o la morte di un nemico) sorge dall'atto stesso con un'immediatezza per cui le due cose quasi finiscono per identificarsi. Invece la tecnica raggiunge il suo scopo mediatamente, attraverso una serie ·di atti ognuno dei quali ha .con gli altri un rapporto ben definito, ed ha con lo scopo un rapporto mediato e condizionato dagli altri atti della serie : il che impedisce l'identificazione o quasi-identificazione, e istituisce una certa indipendenza dei « mezzi )) dal « fine >>, onde questi risultano mutevoli o sostituibili (posso farmi la barba tanto con rasoio gillette quanto con un rasoio elettrico). E qui si introduce un'altra considerazione, per me assai importallte per i suoi sviluppi successivi. La considerazione della funzione del linguaggio. La magia identifica il linguaggio con la realtà: la parola, la formula magica, il gesto rituale hanno un'immediata potenza mç,,gica, sono essi stessi la forza che produce l'effetto - ed anzi, in un certo senso si identificano (almeno emotivamente) con questo. Nel linguaggio del tecnico, le formule riassumono, assumendo la forma di precetti, determinate esperienze o serie di esperienze: il loro scopo· è comunicativo o memorativo, non quello di produrre direttamente, in q'tf,anto formule, l'effetto, e tanto meno aspirano a identificarsi con questo. (Si potrebbe anche dire : nominalismo del linguaggio tecnico di fronte al realismo del linguaggio magico). · Ma soprattutto la diversità delle due forme in questione assume un netto rilievo attraverso le due forme di pensiero che si sono sviluppate dalla riflessione razi~nale su di ognuna di esse, come loro coscienza • teoretica : la teologia e la scienza. Per « riflessione razionale » intendo quel complesso lavoro (la cui origine storicamente suole indicarsi, forse a torto, come origine della filosofia) per cui le esperienze di un dato campo (p. es. un complesso di rituali e/ o formule magici, oppure un complesso di procedimenti tecnici) vengono organizzate alla luce di principi e nozioni generali, s1 che risultano sistematicamente connesse e tra di loro e con i principi da cui vengono fatte dip~ndere. Poiché entro questo sistema le singole esperienze del campo perdono il loro ca-
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