Passato e Presente - anno I - n. 2 - mar.-apr. 1958

Luciano Cafagna di lavoro (con la formazione di un veramente unico richiedente, assolutamente compatto)? Non vi è dubbio che questo ha una grande importanza, specie se si tiene conto delle relazioni che si vanno fissando sempre piu fra potere economico e potere politico. Sta di fatto, però, che la via per la quale una simile operazione deve passare è la rottura di ogni effettiva « bilateralità >>nel rap·porto, e ciò si realizza soprattutto attraverso la trasformazione dei sindacati da organismi difensivi delle esigenze immediate della mano d'opera in strumenti di esecuzione del piano e attraverso la introduzione di misure per la ripartizione coercitiva della mano d'opera fra i diversi settori produttivi e le località diverse 1 • Al primo di questi due punti bisogna annettere il carattere di una grossa trasformazione istituzionale. Ne segnò l'inizio l'VIII Congresso· sindacale dell'URSS (dicembre 1928-gennaio 1929). Fu posto· al bando il punto di vista difeso da Tomski, presidente fino a quel morriento del CC dei Sindacati, che rivendicava libertà di premere per miglioramenti continui delle condizioni materiali degli aderenti, nel presupposto che proprio in questi aumenti salariali nelle singole industrie consistesse la prosperità della nazione e negava l'assunzione di responsabilità inerenti al piano da parte dei sindacati. Si iniziò invece una campagna, guidata dall'esponente staliniano Kaganovic, perché al centro dei compiti dei sindacati e dei loro iscritti fosse posto l'aumento della produzione, il raggiungimento ed il superamento del piano: non l'aumento delle paghe ma l'incremento della ricchezza totale doveva essere considerato il vero modo di tutelare l'interesse dei lavoratori 2 • Questa venne chiamata, nella storia dei sindacati sovietici, la « svolta verso la produzione >>.Con1e osserva il Dobb, « nel periodo compreso fra il 1930 e il 1940, i legami tra l'apparato organizzativo dello Stato e i sindacati si fecero piu stretti >>: furono cedute ai sindacati funzioni che erano state prerogativa dello Stato (p. es. l'amministrazione delle assicurazioni sociali e l'ispezione delle fabbriche) e « si affermò la consuetudine che la politica generale dei salari, che definiva i tratti generali della struttura dei salari, venisse concordata annualmente, nel corso della compilazionè del piano economico annuale, tra il Consiglio centrale dei sindacati e i piu elevati organi di governo nel settore economico>>. Giustamente, ci sembra, il Dobb sottolinea che un assetto del genere non pu<? non essere un elemento essenziale di una economia pianificata: e ciò sia perché a) la struttura salariale è, in parecchi sensi, un elemento essenzialissimo nel calcolo dei pianificatori, sia perché b) diviene vano, per il sindaca~o stesso credere di poter modificare attraverso la modificazione dei salari monetari il livello del complesso dei salari reali, 1 C. BETTELHEIM, Problèmes etc. cit., p. 62. 2 S. e B. WEBB, Il coniunismo sovietico: una nuova civiltà, Torino 1950, vol. I, pp. 279 sgg.; M. DoBB, Storia cit., pp. 479 sgg.; P. BARTON, Conventions collectives et réalités ouvrières en l'Europe de l'Est, Paris 1957. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==