Gianni Scalia Per quanto riguarda il rapporto tra previsione e prospettiva (Mach., p. 38, Ant., p. 138) basti richiamare il testo: E' certo che prevedere _significa solo veder bene il presente e il passato in quanto movimento; veder bene, cioè identificare con esattezza gli elementi fondamentali e permanenti del processo. Ma è assurdo pensare a una previsione puramente « oggettiva ». Chi fa la previsione in realtà ha un « programma >> da far trionfare e la previsione è appunto un elemento di tale trionfo. Ciò non significa che la previsione debba essere arbitraria e gratuita o puramente tendenziosa (... ) Solo l'esistenza nel « previsore » di un programma da realizzare fa sf che egli si attenga all'essenziale, a quegli elementi che essendo « organizzabili », suscettibili di essere diretti o deviati, in realtà sono essi solo prevedibili. Esso è interpretato dagli antologisti in modo del tutto superficiale. Per Salinari e Spinella la polemica contro la « previsione oggettiva » sarebbe la polemica contro la previsione « fondata solo sul movimento delle forze economiche, prescindendo dall'azione « soggettiva >> degli uomini e del partito >> (Ant., p. 138, n. 1); e più oltre (ivi, p. 139, n. 1) si aggiunge: Gramsci si ·riferisce a talune posizioni del marxismo volgare secondo cui il crollo del capitalismo avverrebbe inevitabilmente per lo sviluppo delle sue contraddizioni puramente economiche, senza l'intervento attivo del Partito e delle masse. Ma la polemica gramsciana anti-economicistica, anti-spontaneistica, e anti-fatalistica non si limita a una critica particolare e parziale, orientandosi verso una affermazione volontaristico-politicistica dell'azione politica come azione « soggettiva>> del partito. Su questo punto Salinari e Spinella tacciono. Ma Gramsci è altrettanto avvertito contro le interpretazioni oggettivistiche ed economicistiche che contro quelle soggettivistiche o politico-demiurgiche. La polemica anti-oggettivistica è una polemica anti-metafisica e anti-mitologica .(basterebbe a dimostrarlo il tormento, in sede piu propriamente speculativa, del Materialismo storico), quindi è, piu largamente, critica di ogni concezione fatalistica, sia meccanicistica che demiurgica. Per Gramsci, e proprio fondandosi sul passo citato, l'azione politica è insieme previsione e prospettiva, né in senso idealistico né in senso materialistico-dialettico (e cioè meramente « rovesciato »), ma nel senso critico e pratico di rapporto teoria-pratica, previsione scientifica e programma (cioè organizzabilità, trasformazione reale, politica). L'azione politica è essenzialmente « programma >>, « piano >>(e si spiega, così, la fondamentale polemica anti-crociana contro il concetto di politica come· passione, non-organizzabilità, ecc.), mediazione continua di previsione e programma. In questo senso Gramsci tendeva a distinguersi dalla concezione leninista che si fondava su una concezione non tanto metodologica quanto ideologica dell'azione politica, e quindi sull'incarnazione della teoria nel partito (con conseguente interpretazione ideologica del marxismo come teoria che fonda la pratica, piuttosto che come metodo conoscitivo e di azione), sulla concezione del partito come ideologia collettiva e degli intellettuali come professionisti politici rivoluzionari, estratti dal di fuori della classe, e specialisti, legislatori della c_onoscenza scientifica, e cioè ~elle leggi di sviluppo sociale ed econonìico della società (con conseguente partiticità della cultura e della scienza). Questo soggettivismo economico-politico (che si istituzionalizza nello specialismo, concreta espressione della separazione di teoria e pratica) ha avuto le sue manifestazioni piu assurde e mostruose nello sta- • Bibliote . Gino Bianco
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