• Gianni Scalia dello stato socialista e distruzione dello stato borghese, e infine sul problema della estinzione dello stato socialista. L'estinzione dello stato socialista è cosf interna, e non esterna e successiva, alla sua stessa costruzione, è cioè quell'equilibrio organico di società civile e società politica, che è un tema fondamentale dei Quaderni. Solo se la classe e il suo partito si realizzano con funzioni statuali, anticipate e oggettivantesi nello sviluppo organico della loro azione, tali funzioni finiscono di essere espressione « particolare >> e tendono a rappresentare l'equilibrio organico che permette l'estinzione dello stato, cioè l'assorbimento della società politica nella società civile, e la fine della permanenza della loro separazione. Le condizioni di superamento critico e organico, che parte - come ripete Gramsci - da una distinzione metodica, da una « unità-distinzione » di società civile e società politica, e non da una loro identità astratta, sono possibili solo nella anticipata funzione statuale della classe e del partito. Tutta questa problematica è del tutto assente dalla scelta, anzi la esemplificazione viene fatta sempre in direzione univoca e acritica, impedendo al lettore di farsi un giudizio autentico dei testi gramsciani, della pluralità delle esigenze. e della complessità della ricerca, al di fuori di una « sistemazione >> generica e amministrativa. · La stessa polemica anti-burocratica e anti-autoritaria è colta dagli antologisti in un senso superficiale e arbitrario, non nel rapporto essenziale che c'è in Gramsci tra questa polemica e la teoria della struttura e della funzionalità del partito. Il burocratismo (e tutte le sue varianti, « cadornismo ))' tendenze «carismatiche))' ecc.) non è soltanto una degenerazione possibile, ma è costitutiva di una certa concezione del partito. La struttura democratica del partito, per Gramsci, deriva dalla teoria dell'egemonia come consenso, cioè dal rapporto pedagogico diretti-dirigenti, e dalla necessità di considerare il partito non come la mediazione univoca e centralizzata ma come lo strumento etico-politico della classe (e in questo senso si illumina la concezione del parti!o come espressione di lotta etico-politica e non solo di lotta economico-corporativa della classe, in senso economicistico e sociolo... gistico, che è un tema capitale dei Quaderni). Proprio in questa statualità della classe attraverso la lotta democratica o etico-politica (democraticità che non si misura nel cadre istituzionale borghese, quanto invece nel contenuto di classe del consenso) il partito è strumento che insieme si realizza e si estingue. Bisogna collegare il problema della struttura del partito con I.a concezione del rapporto governanti-governati, dirigenti-diretti, e con la considerazione del partito (e della sua funzione) come espressione, e non fondamento aprioristico, della concezione generale del consenso. Del resto una precisa indicazione in questo senso si ha nello stesso testo riportato (pp. 127 sgg.) Elementi di politica (Mach., p. 17) sulla differenza strutturale tra direzione che tende a mantenere la distinzione tra governati e governanti, e direzione che tende a sopprimerla: Nel formare i dirigenti è fondamentale la premessa: si vuole che ci siano sempre governati e governanti, oppure si vogliono creare le condizioni in cui la necessità di questa divisione sparisca?_ cioè si parte dalla premessa della perpetua divisione del genere umano o si crede che essa sia solo un fatto storico, rispondente a certe condizioni? . . Biblioteca Gino Bianco
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