Passato e Presente - anno I - n. 2 - mar.-apr. 1958

244 Gianni Scalia A proposito della funzione del partito, Salinari e Spinella affermano: 1) la rivoluzione proletaria si compie attraverso uno strumento· di direzione unico e accentratore, il partito comunista; 2) tale strumento « sostituisce», nella lotta per la conquista del potere, la creazione istituzionale dei consigli, eliminando la distinzione gramsciana fra partito e consigli, e sindacato e consigli; 3) il « nuovo >) partito comunista è una organizzazione politica che non nasce direttamente dalla rete istituzionale dei consigli, dalla « fioritura dei poteri >> dal basso, come si esprime Gramsci. Sulla scorta di alcune citazioni di Togliatti (in « Rinascita», n. 4, aprile 1957, p. -143) si accredita l'opinione che Gramsci intendesse la postulazione e la formazione del partito comunista non come espressione dei consigli, e come delega consiliare, ma piuttosto come espressione di una rete di « gruppi comunisti >> che avrebbero dovuto dirigere i consigli e costituire i nuclei « professionistici >> del futuro partito. La funzione dei gruppi comunisti (che ancora· F. Ferri, tra le. altre osservazioni pertinenti, fraintende; cfr. «Rinascita», n. 9, settembre 1957, pp. 461-67) è invece per Gramsci quella di propaganda e di educazione politica per la creazione e la diffusione dei consigli. I gruppi comunisti non sono gli anticipati nuclei istituzionalizzati del professionismo partitico, ma hanno le loro radici nelle fabbriche, nei sindacati, nelle cooperative, ecc., ·e saranno « gli elementi di fiducia che la n1assa delegherà per la formazione dei Soviet politici e per l'esercizio della dittatura proletarja )) ( 0. N., p. I 22, in A nt. cit., p. 106, senza commento). . I comunisti del Partito hanno il maggiore interesse, perché su di essi pesa la maggiore responsabilità storica, a suscitare, con la loro azione incessante, tra i diversi istituti della classe operaia, rapporti di compenetrazione e di naturale interdipendenza che vivifichino la disciplina e l'organizzazione con lo spirito rivoluzionario (O. N., p. 135), (dove è chiaro, tra il resto, che gli istituti della classe operaia devono avere rapporti. orizzontali, pluralistici e autonomi nel coordinamento, e non di gerarchizzazione e subordinazione all'organismo partitico) . . Dovere dei nuclei comunisti esistenti nel Partito [ è quello] di lavorare a creare le condizioni di massa in cui sia possibile risolvere tutti i problemi particolari come problemi dello sviluppo organico della rivoluzione comunista. Può infatti esistere un Partito comunista (che sia partito d'azione e non accademia di puri dottrinari e di politicanti che pensano « bene » e si esprimono « bene » in materia di comunismo), se non esiste in rpezzo alla massa lo spirito di iniziativa storica e la aspirazione all'autonomia industriale che devono trovare il. loro riflesso e la loro sintesi nel partito comunista? (O. N., pp. 137-38). Il limite dell'esperimento ordinovista, storicamente e teoricamente, non è tanto - come vuole sostenere Togliatti («Rinascita», cit., aprile 1957) - la mancata coordinazione della rivoluzione consiliare con il formarsi e il consolidarsi delle strutture partitiche, quanto la tesi gramsciana di una anticipazione statale totale negli organismi di fabbrica, non estendendo la propria analisi e la propria azione agli altri aspetti della rappresentanza di potere. Rimane tuttavia caratteristica la non identificazione della rivoluzione né con la mera ~ccettazione istituzionalistica del parlamentarismo borghese (anche se nel Gramsci ordinovista l'ipotesi rivoluzionaria imponeva la strategia della guerra di manovra e dell'attacco frontale), né con la rivoluzione politico-militare del partito leninista. La rivoluzione è intesa come processo - e non come atto o . . BibliotecaGino Bianco

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