Passato e Presente - anno I - n. 2 - mar.-apr. 1958

224 Maria Adelaide Salvaco zione raggiunge il massimo di efficienza là dove il peso della classe è compatto e dove di fronte al padronato si presentano situazioni unitarie. Ma un peso « compatto >>si può ottenere solo attraverso il consenso, ed è da respingere con la maggior durezza possibile la frase che qualcuno (pochi per fortuna) continua ancora a ripetere: « Le nostre impostazioni sono giuste, è che i lavoratori non le capiscono>>. Quasi che il grado di « giustezza >>di una posizione non venga verificato dal consenso reale che suscita e non sia determinato da esso, ma si cerchi invece « giustezza )) di posizioni astratte. Il potere contrattuale di classe è per definizione non individuale, non molecolare, non sezionale e non corporativo. È generale e non generico : generale in quanto sempre esercitabile, non generico in quanto sempre di volta in volta specifico e determinato. Il potere operaio nella società - - - di .classi e di divisione del lavoro può esprimersi in varie forme che oggi si riassumono nella formula « esigenza di controllo)). E si indica con questa espressione non solo la conoscenza « parcellare)) del rendimento di una macchina, dell'organizzazione di un reparto, del volume di produzione, dei tempi, dei ritmi, del rendimento, del salario, del profitto, degli investimenti, ~a anche la organiz~azione sistematica delle conoscenze particolari innalzate a conoscenza del complesso fabbrica e l'allargamento alle situazioni esterne alla fabbrica e che su essa agiscono, e cioè al mercato della produzione, del lavoro e del consumo. La determinazione, in base alle conoscenze acquisite, delle scelte alternative può avvenire a tutti i livelli, e non è detto per questo che si debba rinunciare a controllare il sistema di retribuzioni perché ancora non si è giunti a determinare ed a controllare l'investimento ed il profitto, ma ciò non implica nemmeno che si d:ebba rinunziare a fare questo controllo piu a fondo, nè che esso debba risultare necess~riamente mistificato. Si pone indubbiamente anche la questione degli istituti e degli organismi operai e del loro funzionamento. Il controllo operaio presuppone istituti funzionanti in fabbrica ed organismi territoriali di coordinamento; il controllo a carattere puramente aziendale rischia di atrofizzarsi e le soluzioni territoriali non verificate aziendalmente rischiano di diventare generiche. E il problema degli istituti non può essere affrontato con una formula generale, ma va discusso dal basso, nelle sezioni sindacali e nelle leghe rionali; non si tratta certo di distruggere istituti ed organismi Biblioteca Gino Bianco

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