La élite del potere negli Stati Uniti 91 ministrativo, in ragione delle maggiori necessità di controllo, tassazione, intervento tra gruppi in crescente conflitto; mentre la nuova potenza industriale fu la causa prima dell'inserirsi del Paese nella politica mondiale, con conseguente trasferimento cl.i potere dall'apparato politico dei singoli Stati a quello dello Stato federale. Questo doppio allontanamento dalla base, e il relativo accentramento del potere in un ristretto numerç> di cariche ha avuto per ulteriore conseguenza la nascita di una Gestalt psicologica, legata alla persistenza delle cariche quali ruoli funzionali, che agisce (non diversamente dal sentimento di casta di antropologica memoria) come un possente principio coesivo e autoconservatore dei circoli politici, e in ultimo torna a confermare l' osservazione del Mosca onde « tutte le forze politiche hanno quella qualità, che in fisica si chiama forza di inerzia, cioè la tendenza a restare nel punto ·e nello stato in cui si trovano ». Già mezzo allo scopo, come il singolo partito, l'apparato politico diventa scopo a se stesso a mano a mano che, moltiplicandosi quasi per segmentazione cellulare la sua organizzazione, cresce il suo distacco dalla base, mentre il potere che un tempo gli era stato delegato con precise indicazioni sulla direzione in cui esercitarlo si trasforma in potere « di posizione», privo di un obbiettivo esterno definito e perciò stesso disponibile interamente per la conservazione dello stato intransitivo raggiunto dall'apparato. Ma detta intransitività, appunto, rappresenta una condizione di autonomia che è monetizzabile, o meglio mercificabile in vari modi, e - come tale ~ consente di entrare in transazioni paracommerciali con gli altri due ordini, l'econon1ico e il militare: la primitiva identità fra i tre poteri, ancora riscontrabili in singole persone agli inizi della storia americana - in questo senso quasi un simbolo è la figura di George Washington, il maggior proprietario di schiavi dei suoi tempi, poi comandante supremo del1 'esercito e primo presidente degli Stati - come in molte nazioni europe~, viene cosi a ricostituirsi in un'entità a un tempo triplice e una, dove l'auto1101niddelle parti, fatta oggetto di scambio, consente e assicura nello ste<;so n1entre la relazione e la coesione del tutto. Per il potere militare vale, in parte, il medesimo discorso - specie per quanto concerne il sentimento di casta - ma occorre inserirvi altri elementi. Nel suo capitolo sui Warlords, i « signori della guerra», il Mills riporta, dichiarando di non condividerla, una tesi del Mosca che nel corso del capitolo, sebbene egli non ne faccia ulteriore uso, appare illuminare singolarmente la sua argomentazione: in ogni società vi sarebbe un certo numero di persone che. quando vengano provocate in qualche modo ricorrono alla violenza. Date loro ingegno e un'occasione storica, e avrete un Napoleone; un grande ideale, e avrete un Garibaldi; un'occasione, e nient'altro, e avrete un Mussolini. Ma (dice Mosca) se date loro un posto in un certo tipo di gerarchia sociale, avrete dei soldati professionisti e le autorità civili potranno spesso tenerli sotto controllo. In seguito il Mills passa rapidamente in rassegna la storia della violenza negli Stati Uniti, ricordando come, ad ontà della coBiblioteca Gino Bianco
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