60 Vittorio Foa forme di struttura, coinvolgendo direttamente la struttura monopolistica dell'economia italiana, non abbia dato grandi frutti e il capitalismo monopolistico abbia potuto fare passi da gigante proprio negli ultimi dieci anni. Non è sufficiente la risposta che il Piano del Lavoro ha in qualche modo dato i suoi frutti costringendo la classe dominante italiana a far proprio l'obbiettivo del pieno impiego e della rinascita del Mezzogiorno, sia pure a costo di aprire grandi ed evidenti contraddizioni nel suo seno. Senza pretendere di dare in poche parole una esauriente risposta a cos1 complesse domande, mi pare che le osservazioni critiche sempre agitate all'interno della CGIL sulla scarsa connessione fra lotte di struttura e lotte rivendicative, fra Piano dél Lavoro e rafforzamento del sinda~ato, fossero fondate e servano a spiegare, sia pure in parte, la relativa stagnazione delle lotte rivendicative come il relativo insuccesso nei confronti degli- obbiettivi generali di politica economica e di riforma. La connessione oggettiva fra il Piano del Lavoro e il rafforzamento del sindacato non è diventata coscienza operante delle masse. Troppo spesso Piano del Lavoro e riforme di struttura sono stati visti come obbiettivi politici generali, dissociati, quasi come una alternativa, anche nel tempo, rispetto alla lotta per il salario e per migliori condizioni di lavoro. Il monopolio fu studiato come forza che realizza la massima efficienza aziendale ma frena lo sviluppo del mercato, come guida e alleato delle forme piu retrive di padronato agrario, come soggetto politico ed economico capace di sfruttare a proprio vantaggio la legislazione e l'amministrazione borghese dello Stato, e nei suoi legami internazionali nel quadro della guerra fredda. Di qui derivarono interessanti e valide impostazioni di politica economica e di politica generale. Ma il monopolio fu studiato poco, e assai tardi, come nemico diretto, sul luogo di lavoro, del lavoratore e del sindacato, come soggetto di relazioni industriali tendenti alla subordinazione e alla estraniazione del lavoratore da ogni cosciente posizione di produttore, come organizzatore, nella sede stessa de~la accumulazione, del proprio potere economico e politico sullo Stato borghese. Non che siano mancati, nel corso stesso della lotta per il Piano del Lavoro, studi operanti e lotte conseguenti contro il monopolio sul piano aziendale; parecchie fra esse sono lotte che hanno lasciato tracce profonde. Ma come fatto prevalente, an_chese non esclusivo, l'accento è stato posto sul problema politico generale, cioè sul problema del controllo sul potere politico dello Stato, nel mentre che, dietro la facciata d~mocratica e parlamentare, il potere reale del padroBiblioteca Gino Bianco
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