Roberto Guiducci finito attribuita solitamente soltanto a Newton si unisce e fonde nel-- I 'immagine del « grande oceano» galileiano, e l'ispirazione ci sembra la medesima. È l'idea del sapere come « sistema aperto indefinitamente progressivo», come commenta Preti nel suo Newton 1 , che aveva presieduto alla fondazione del metodo in contrapposizione al sapere conclusivo dei sistemi tradizionali. E, notiamo infine, l'immagine del1' « oceano della verità >> è decisiva per dissolvere le ultime preoccupazioni di quegli interpreti che aggiungono prove al platonismo galileiano dimostrando quanto il Nostro, in special modo nell'ultima parte della sua vita, si preoccupò piuttosto di teorizzare o di fondarsi su geometrici « esperimenti della fantasia » che di verificare in concreto. Ci sembra qui che possa valere per Galileo quanto -Preti chiarisce per Newton, « Se il grande Oceano della verità si stende inesplorato davanti a noi, i principi che poniamo alla base della: nostra " esplorazione " della natura, i principi in _virtu dei quali la natura stessa diviene " esplorabile " (ossia acquista la sua intelligibilità), non. possono venir sottoposti continuamente al cimento dell'esperienza; devono essere essi stessi principi che ci guidano nel grande Oceano, piuttosto che costruzioni che attendono la prova della prima m~reggiata. Devono essere metodi e non conclusioni » 2 • Se il tentativo di conquistare un sapere « estensivo >>, totale, si rivela non solo impossibile, ma sterile per la vita concreta dell'u<?mo, il metodo apre la strada del sapere « intensivo,> dove, pur nel particolare, l'uomo otterrà risultati certi e soprattutto praticamente operativi. ]yfa Galileo non arriva alla soglia kantiana. Rimane tuttavia straordinariamente importante che non l'abbia né preclusa, né ostacolata, né vincolata. D'altra parte, il passaggio della concezione del sapere dal piano teleologico generalizzante al piano logico ·operativo ci sembra comporti altre implicazioni. Perché la rinuncia al sapere universale non apparisse (o fosse) un passo indietro rispetto alla indubbia capacità aristotelica di « fare il quadro», occorreva che il nuovo sapere fosse in grado di coprire, seppure in modo affatto diverso, un'area altrettanto universale di quella occupata prima dalla metafisica sistematica. Solo la generalizzazione concreta del metodo poteva avvicinare un simile risultato. L'indirizzo « quantitativo » non era dunque solo un carattere interno alla metodologia. Il passaggio all '« intensivo >> nel metodo richie1 PRETI, Newton, Milano 1950, p. 112. 2 lbid., p. 113. . . Biblioteca Gino Bianco
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