Passato e Presente - anno I - n. 1 - gen.-feb. 1958

Galilei e la determinazione pragmatica del metodo 33 metodologica del lavoro scientifico e tecnico si profila, dunque, in Galileo. non già il semplice desiderio di veder accolto il proprio pensiero nelle sedi piu vaste (problema meramente diffusivo o di accelerazione del successo di un risultato culturale astratto), ma la necessità intrinseca e conseguente della materializzazione generale del metodo stesso, come sua unica possibile giustificazione e qualificazione organica al di fuori della metafisica. Rotto e abbandonato lo schema aristotelico e teologico di carattere qualitativo-teleologico, bandita l'interpretazione sostanzialistico-ontologica di un universo dominato dall'essere, caduto il traliccio solidissimo del sistema chiuso su cui tessere e collocare con perfetta tranquillità e senza rotture le osservazioni successive (è la strada di Tycho Brahe), il nuovo metodo non ha sostegni precisamente per il suo carattere funzionale e la sua natura strumentale 1 • Funzione di che cosa? Strumento di chi? Giustificando a Paolo Gualdo nel 1612 le ragioni che lo hanno deciso a scrivere in volgare le sue opere, Galilei chiarisce : « Io l'ho scritta vulgare perché ho bisogno che ogni persona la possi leggere ... : e la ragione che mi muove, è il vedere che mandandosi per gli Studii indifferentemente i gioveni per farsi medici, filosofi, ecc., si come molti si applicano a tali professioni essendovi inettissimi, cosi altri, che sariano atti, restano occupati o nelle cure familiari o in altre occupazioni aliene dalla litteratura ... ; et io voglio ch'e' vegghino che la natura, sf come gl'ha dati gli occhi per veder l'opere sue..., gli ha anco dato il cervello da poterle intendere e capire >> 2 • Ma l'intento galileiano va ancora piu in là di questa responsabilità pedagogica ed anche oltre, come dice il Preti, « la precisa 1 Molto chiaro su questo punto è il CASSLRER: « Da questo momento scompare l'esigenza del sistema nel senso antico, nel quale indicava una conclusione definitiva e incondizionata: i principi sistematici sono piuttosto quelli che, mentre hanno in profondità il loro punto d'appoggio sicuro e la loro conclusione come "prime supposizioni ", si sviluppano nella direzione delle applicazioni concrete in conseguenze empiriche sempre nuove e sempre piu fruttuose» (op. cit., p. 450). E aggiunge il BANFI : « Un sapere che non ha autorità e tradizione fuor della sua evidenza e continuità metodica, che progredisce con la civiltà umana e ne è anzi la garanzia e lo stimolo; che non ha la sua sede nei libri o nelle aule accademiche, ma là dove ferve l'opera umana cosciente di sé, nei ceti per cui la civiltà umana si rinnova, e passa non da maestro a discepolo, ma da collaboratore a collaboratore, nel concorso e nello scambio attivo di tutti, ecc... >> (L'uomo copernicano cit., p. 27). 2 Opere, XI, 327 (ci riferiremo sempre all'Edizione nazionale, editore Barbera, Firenze 1890-1907, a cura di Antonio Favara). 3 Biblioteca Gino Bianco

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