20 Lucio Co/letti Si spiega a questo modo perché l'economista borghese, alla maniera ad es. di J. Stuart Mill, metta in testa ai suoi trattati una parte, intitolata appunto « Produzione», la quale - in quanto contiene soltanto le caratteristiche piu generali senza le quali nessuna produzione è concepibile né un'attività è un'attività produttiva - non può fornire ovviamente altro che una semplice ripetizione di ciò che è contenuto nel titolo, cioè una « grossolana tautologia ». Se, per es., « ogni produzione è appropriazione della natura da parte dell'·individuo entro e mediante una determinata forma di società », è evidente - dice Marx - che « è una tautologia dire che la proprietà (l'appropriazione) è una condizione della produzione», perché questo è come dire che la produzione è condizione di se stessa. Senonché, dopo aver preso solo i caratteri « piu semplici >> del concetto di produzione e aver astratto, quindi, dai rapporti sociali in cui <li volta in volta la produzione avviene, questi economisti 1 non solo presentano tali caratteri come « leggi naturali e eterne», ma cercano anche di dedurre da essi il modo di produzione borghese, di ricavarne cioè questo rapporto sociale determinato. Tentano di dedurre, ad es., dal1 È interessante notare che l'analisi di Marx, qui accennata, è stata ripresa anche da M. DoBB, Economia politica e capitalismo cit. Nel capitolo dedicato a· « La tendenza della scienza economica moderna », parlando del carattere indeterminato o astorico delle sue astrazioni, Dobb osserva che « in tutti questi sistemi astratti esiste serio pericolo di ipostatizzare i propri concetti, di considerare che i rapporti postulati siano determinanti in ogni situazione reale (...) col risultato di finire in un ~stratto dogmatismo » e « di introdurre inavvertitamente assunzioni puramente immaginarie». Tali astrazioni, egli continua, « servono non soltanto a nascondere la reale natura della società agli occhi dell'uomo, ma a rappresentarla falsamente. Gli esempi che Marx cita erano tratti principalmente dai concetti della religione e della filosofia idealistica. (...) Nel campo del pensiero economico (dove a prima vista lo si sospetterebbe meno) non è qifficile vedere in azione una tendenza parallela. Si può ritenere abbastanza innocente l'astrarre certi aspetti dei rapporti di scambio al fine di analizzarli isolati dai rapporti sociali di produzione. Ma in realtà avviene che, una volta fatta questa astrazione, le si è conferita una esistenza indipendente, come se essa rappresentasse l'essenza, invece che un aspetto contingente della realtà. I concetti vengono ipostatizzati (...) Qui sta, sembra, il pericolo capitale di questo metodo e il segreto delle con/usioni che hanno intorbidato il pensiero economico moderno. Oggi non solo v~d1amo t~attar_e !e !eggi dei_ rapporti di scambio astra~ndo dai piu fonda- ?1-entah :apporti sociali di produzione, e rappresentare le prime come dominanti 1 secondi, ma. vediamo i rapporti di scambio considerati nel loro aspetto puramente soggetti1;0 -.. nei. termini dei l~ro riflessi mentali nel campo dei desideri e delle scelte 1ndivid?ah - e le leggi che regolano la società economica reale esposte _come se consistessero nei rapporti astratti che vigono in quel mondo di fantasmi » (pp. 133-34). Biblioteca Gino Bianco
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