Le basi scientifiche della politica economica II sarebbe pur sempre una scelta). Essa può solamente offrire al politico soluzioni alternative, ciascuna riferita a una premessa normativa esplicita, cioè a quella che tien conto di un determinato interesse. L'armonia sociale può essere assunta non come premessa fittizia ma come ipotesi reale: la politica economica « non può trarre conclusioni assolutamente valide come postulati di una condotta economicamente corretta in quanto tale, salvo, eventualm~nte, nella sfera limitata in cui si può dimo- - . strare che gli interessi sono identici», scrive Myrdal (p. 198). Sembra dunque che una soluzione scientificamente valida per l'economista e per il politico possa aversi solo quando si verifichi l'armonia degli interessi. Vale a dire, non è consentito all'economista « puro >>di formulare una conclusione scientificamente valida in presenza di interessi contrastanti; e non è quindi possibile che dalla conclusione scienti fica unica discenda l'unica scelta politica che sia fondata sull'elemento oggettivo fornito dalla verifica scientifica oltre che sull'elemento soggettivo dell'interesse particolare. Questa regola metodologica appare perfettamente coerente quando si consideri l'elemento politico come un dato, esterno all'economia, che· deve essere assunto di volta in volta esplicitamente nella sua determinatezza. Ma se il « dato >> lo si ricerca piu indietro, piu in fondo, e lo si trova - con Marx - nel lavoro umano sociale, allora il modo di produzione, il sistema sociale e politico e gli interessi di classe che in esso si determinano potranno essere considerati come « variabili >>e sarà metodologicamente lecito alla scienza economica occuparsi non soltanto dei « mezzi >>ma anche dei « fini», nella misura in cui questi influiscono sullo sviluppo della forza produttiva del lavoro. Una scienza economica che muova da tali premesse non sconfina illecitamente né surrettiziamente nel campo del « dover essere>> se _indica quale « è >>la scelta politica che secondo i risultati dell'analisi economica assicura il massimo sviluppo della forza produttiva del lavoro umano. Dal canto suo, il politico potrà prescindere da questi risultati solo se si propone dèlle finalità etiche o edonistiche che trascurano o trascendono l'esigenza dello sviluppo economico: sul piano puramente etico-politico è perfettament~ legittimo, ad esempio, preferire, a un benessere generale fondato sull'eguaglianza, la ricchezza di una élite e la povertà ascetica della massa. Ma per l'economista, che assuma come premessa fondamentale l'esigenza dello sviluppo della forza produttiva_ del lavoro, una sola delle due politiche può essere scientificamente legittima (a meno che ·entrambe soddisfino in pari Biblioteca Gino Bianco
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