Passato e Presente - anno I - n. 1 - gen.-feb. 1958

Il convegno per la piena occupazione 115 l'Ufficio economico della CGIL si è pronunciato nettamente nella sua comunicazione su « Politica dei lavori pubblici e programma di indu- . strializzazione » - contro « un ritorno ad impostazioni superate dalla politica di occupazione, anche ispirato alla volontà di '' fare qualcosa e subito ", nel solo ambito locale », che rischierebbe « di essere rapidamente imbrigliato nelle spire della tradizionale operazi~ne dei lavori pubblici». Molto giustamente, ci sembra, egli ha sostenuto che in base all'esperienza di questi dieci anni si impone ormai il passaggio « dall'azione per qualsiasi forma di occupazione all'azione per una occupazione permanente» e quindi si pone l'esigenza di « orientare gli investimenti non solo dal punto di vista dell'ubicazione delle nuove unità produttive, ma anche dal punto di vista del settore di produzione», ciò che presuppone naturalmente « l'esistenza di strumenti di politica economica adeguati (fiscali, creditizi, daziari, oltre quelli derivanti dalla possibilità per lo stato d'investire direttamente) e una decisione in materia d'industrializzazione e in genere di determinazione degli usi del risparmio fortemente centralizzata ». Il prof. Sylos Labini ha concluso la sua comunicazione su « Aspetti caratteristici della disoccupazione in zone arretrafe » con queste meditate parole: « Se è vero che gli ostacoli piu gravi agli investimenti in agricoltura sono da ricercarsi nelle antiquate e ormai irrazionali forme contrattuali; che il problema dell'istruzione e dell'assistenza tecnica è un problema pubblico, diciamo anzi politico; se è vero che grandi aziende e grandi stabilimenti industriali sono necessari nel mezzogiorno non soltanto per produrre e fornire beni strumentali indispensabili per lo sviluppo economico generale, ma anche per creare un nuovo ambiente sociale e rompere strutture antiquate, sfavorevoli alle stesse iniziative locali e perfino alla diffusione dell'istruzione, tecnica e non tecnica; se tutto questo è vero, allora si deve concludere che le iniziative nazionali o centrali o politiche volte al fine della piena occupazione non possono non avere la preminenza sulle pur importanti iniziative locali ». Ma è stato dimostrato che le it?-iziative « dal basso >> possono avere una duplice importanza: ottenere risultati immediati, anche se circoscritti; dar luogo a una spinta, affinché l' « alto >> si muova (ed è evidente che in una situazione politica come quella italiana l'alto non si muove senza spinte dal basso). Particolarmente interessantte ci sembra, a tale riguardo, la comunicazione del prof. A. Molinari su « Integrazione della pianificazione con· " iniziative dal basso " >>. Vi si trova affermato anzitutto che « i " piani di villaggio ", le " iniziative dal basso " dovrebbero tendere a colmare le vaste lacune, i "vuoti", le disgiunzioni che sono proprie e insopprimibili dei piani e dei programmi nazionali o regionali emananti dai corpi centrali che .non hanno materialmente la possibilità di conoscere e di " vedere " le reali condizioni nelle quali si svolge la vita economica e civile di og~i comune o frazione o villaggio». Vjene poi precisato che « nel caso del "villagBiblioteca Gino Bianco

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