Passato e Presente - anno I - n. 1 - gen.-feb. 1958

I 12 -Gianni Scalia volontà [ di studio e di indagine di Gramsci] circola in tutti i suoi scritti [...], si trasmette nel lettore che viene continuamente indotto a paragonare se stesso - la propria ignoranza, le proprie debolezze, talvolta la propria meschinità - all'alta e sobria coscienza rivoluzionaria e intellettt1ale di Gramsci» (p. x11). Non essendo in discussione l' « alta e sobria» coscienza gramsciana, ci sembra da discutere e rifiutare senz'altro un simile atteggiamento. Gramsci non è un mito, la lettura della sua opera non è un rito, una devozione e iniziazione, ma un confronto, una discussione, un'interrogazione critica. Se l'opera è dedicata a un pubblico non generico ma specificamente intellettuale (che non si può delimitare nei limiti di un partito) si ha il dovere preciso di un atteggiamento critico e rigoroso. Oppure se l'opera è dedicata ai compagni di partito e di milizia politica-, essa ha un signifiçato politico e deve rispondere a questa esigenza, deve essere oggetto, nella severa coscienza dell'autonomia scientifica, di una polemica, di una battaglia politica -e ideale per la trasformazione di una cultura, di un costume, di un potere « burocratizzati >>.E le intenzioni devono essere· aperte ed evidenti, vorremmo dire, generose, non nascoste nelle pieghe di un riserbo scientifico e politico. Tanto piu in quanto alcune affermazioni - l'accenno ai fatti di Ungheria a proposito di « certi pericoli burocratici dei partiti comunisti», o a certe critiche possibili all'opera di Stalin e del partito bolscevico che troverebbero conferma e, diciamo noi, critica anticipata in Gramsci - ci fanno pensare all'intenzione di una responsabilità e volontà critica, cioè di una appassionata e completa difesa di valori, esigenze, ideali già affermati e difesi da Gramsci. Del resto la situazione degli studi gramsciani è nota. Da un lato le conversioni e traduzioni in lingua idealistica della cultura « crociana » (crociana sia per l'ideologia che ·per il costume etico-culturale, la finzione, cioè, del superamento, mentre sappiamo troppo bene che il pensiero marxista, e in questo caso quello gramsciano, si «supera>> solo in quanto si affrontano i problemi e le soluzioni da cui è determinato); o l'oppòsizione tout court, per un crocianesimo « di ritorno >>e per una concezione della cultura come ~ attività separata, individualistica e contemplativa, contro l'unità di conoscenza e di attività reale, contro la -rz}orma del sapere e della sua « organizzazione», ecc. Dall'altro lato, il riconoscimento episodico, parziale, commemorativo, essenzialmente occasionale (nel senso inferiore), dal discorso propagandistico alla strumentalizzazione oratoria e agitatoria di partito, dal memorialismo aneddotico alla mera testimonianza biografica e alla documentazione bibliografica, dalla « dissoluzione >>di Gramsci come anello di una catena, di uno sviluppo lineare della teoria e della ·pratica marxista in un totale progressus ad fin1:tum, dove scompare ogni distinzione critica e si celebra la cattiva unità del Gramsci teorico e del Gramsci politico. E l'antologia di Salinari e Spinella è l'espressione, appunto, di questa ultima situazione; anzi diremmo, piu Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==