Passato e Presente - anno I - n. 1 - gen.-feb. 1958

Le morali del satellite 105 non le colmi la féde - ch'ebbero i nostri progenitori che prima lo scorsero. Non un passo innanzi, mai. [«La Stampa» 23-10, articolo di A. C. JEMOLo, I confini dell'uomo] . L'articolo citato per ultimo non ci parrebbe discutibile in questa sede, se non vi fosse questione di quella « gioia puerile» da parte dei comunisti; e se non vi si affermasse anche che « è pur lecito sospettare che l'uomo indugi in questi problemi della scienza per evitare quell'altra incognita [ della vita dopo la morte] ». Al che stimiamo lecito opporre l'altro, secolare sospetto, che l'uomo abbia anche una certa tendenza a indugiare in quell'incognita per allontanare la soluzione di altri problemi. Un nostro secondo sospetto è poi che il timore di molti non sia, « sul problema che piu li interessa », quello di restare « con le stesse incertezze ch'ebbero i nostri progenitori», ma ben quello di vedere quelle incertezze trasformate in se stessi e in altrui (e proprio in causa d'una visione piu completa dell' « infinito, universo e mondi », d'una maggiore intimità con quel Deus sive Natura che « a parlar propriamente non ama né odia nessuno » 1 ) in una certezza negativa.· La quale, peraltro, non ha davvero di che effrayer les populations; e come non ha portato al minacciato suicidio del Montanelli (di cui la stampa non ha ancora dato notizia), né, malgrado le voci tendenziose raccolte da San Gerolamo, a quello di Lucrezio; come non turbò mai l'umore di Spinoza; cos{ non si vede perché dovrebbe necessariamente turbare o diminuire chiunque altro sia. Tanto piu '"che anche questa, come ogni certezza, e a differenza d'ogni incerta apprensione, è negativa e «irreligiosa» solo per un verso. Noi non crediamo per esempio che il prof. Jemolo possa realmente considerare irreligioso Lucrezio - che pure, senza dubbio, sarebbe stato tra quelle « rare voci realmente blasfeme che hanno scorto nel lancio come una sconfitta del divino, una riprova che nulla esiste oltre I'uomo » ( e gli atomi) - dove dice : Sic rerum summa novatur Semper, et inter se mortales mutua vivunt. Augescunt aliae gentes, aliae minuuntur, Inque brevi spatio ·mutantur saecla animantum, Et, quasi cursores, vitai lampada tradunt 2 • O irreligioso il Nievo dello stupendo capitolo dodici delle Con/ essioni, dove non c'è timor di dio né speranza o desiderio di vita eterna per sé, ma bene una certezza profondissima nella continuità della vita in sé, nel suo 1 SPINOZA, Ethica, V. Coroll. alla Prop. XVII : « Deus proprie loquendo neminem amat ne'}ue odio habet ». 2 Sempre cosi si rinnova l'insieme di tutte le cose, e tra loro i mortali la vita si scambiano. Crescono genti, declinano altre, mutano in breve spazio le generazioni. E avanti, quasi corridori, trasmettono la fiaccola della vita. Biblioteca Gino Bianco

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