IL SOFM DELLE MUSE @)ll )lì@!M.)~~2@ D!EIO PAGll~E 1l L NUOVO romanzo di Enrico Pe:i, La Jl Ma,.-mmana (Vallecchi, Firenze}, è la storia d'una ragana vcrsilìcsc, nata sul finire del secolo, e vissuta avventurosamente fra la guerra e il dopogucrrn. Un p<-nonaggio buono a fare da specola a un mondo vario e travagliato avrebbe dovuto csscrt: questo di Palmirina. Figlia d'un pescatore, diventa attrice e mantenuta. Nata in un paese in riva al mare, gira 1'Italia, vedendo la partcnta dei soldati per la prima campagna d'Africa e co,ì via fino 3.lla guerra europea, allo squadrismo. Questo viaggiare avventurosamente, e, diremmo, penosamente, è attitudine comune dei personaggi che s'incontrano nei racconti di Pca. E per avventura s'intende più la fa. tica che la varietà e la stranuza. degli avvcnirnenti. Alessandria d'Egitto non sarà rnai un p:.csc diverso da Viareggio o Seravezza. Come Il suuilor# d,Ì diouolo fu un po' il taccuino degli avventurosi pcrsona~gi di Pca con impressioni, considcraiioni, piccoli canti do\ e il trapano della prosa al verso popolaresco si faceva sempre meno inavvertibile; come Il /or,sti,,o era un racconto di ricordi lontani, in una cornice un po' vas1a e un po' esterna d'un ritorno al paese natio; cosl questa /.1or,mmono ha ancora il segno di questo viag'liare dei poveri. Pea segue Palmirina durante l'infanzia, poi nelle sue misere pellegrinazioni di mondana e di attrice. Tuuavia, questa volta il viaggio e la fatica del peregrinare sono veramente lontani da tante pagine del romanzo. Lo Afor,mmano s'inizia con la nascita dcUa protagonista, e forse s.i conclude molto prima del termine del suo viaggio. Un limite sarebbe nella prima parte, ch'è il raccontp d'una infanzia sul mare; e veramente: la prima delle cinque parti del romaozo ha caratteri che la fanno riconoscere subito fra le opere di Pca. La. novità dello serittorc non su. infatti soltanto nella prosa raramente sciatta e paesana pur nel racconto di cose da borghetto o nella descriiione di povcriuimi caratteri; ma soprattutto nel narrare a scorci, a rapide impressioni, che fu, dal ,\foscardino in qua, come il segno d'una fantasia fervida e svagata. Un personaggio è sempre al ~entro dei racconti di Pea: spesJO imprecisabile, quasi per reticenza ora abile ora ingenua, e tanti i piccoli avvenimenti, tante le piccole cose che vi si riferiscono, detti, descriui rapidamente come in una serrata evocazione. La Vcnilia, l'Egitto, erano riconoscibili sempre come gli unici due paesaggi del narratore. Nonni binarri e misteriosi, frati sfratati, pazzi, mendicanti, e poi rivo1u1ionari levantini, donne ebree, mercanti: queste le figure che venivano fuori da un fitto ricordare senu compiacenze. Il ricordo è stato una grande risona di scrittori come Pea. E non da condurre alla cronaca e alla autobiografia; ma piuttosro a una lirica in prosa senza enfasi. Si aggiunga poi, per quanto riguarda ~ ea, le sue idee morali vaganti fra un ri• gore e una pietà non sapremmo dire se dichiaratamente cristiani, o se non piuttosco dtttatc da un gusto di saggeua antica. Anche nella Martmmana il ricordare è come il lievito della prosa: e non si rie• \'oca l'Egitto, ma la vecchia Vcrsilia; non personaggi ma il paesaggio delle colline, delle pinete, della Maremma, del mare. Palmirina stessa, che giungerà raramente ad essere un carattere e un personaggio, la vediamo meglio quando agli occhi dell'autore non è che •un particolare d'un quadro. • La descrizione, soprat1u110, vale in que• sto racconto: una descrizione pacata, come mai a Pca era forse accaduto di scriverne. Nelle sue rievocaiioni di paesi o persone sempre egli parve scrivere con freua, scr• ratamentc, fino a raggiungere per que1ta '5~ A PSICOANALIS[ di Enzo Bona• ~ ventura, è un libro chiaro e pon,. rlerato. La dottrina psicoanalitica è esposta con molta precisione, il pensie• ro freudiano è visto dallo scienziato con ~ chio limpido cd è riferito, nei suoi cle• menti e correnti essenziali e nei suoi confini, in nitide pagine che l'autore offre alla lettura di quanti amano la comoda comprensione delle più incomode questioni. La recensione di questo libro comporterebbe quindi l'csposiiione, sia pure sommaria, di tutta la psicoanalisi; ma le pagine del· Bonaventura sono già poche e rappre~ ,cntano un notevole sforzo in rclnionc alla vastità e complessità dell'argomento, che pertanto è asJOlutamentc imponibile costrin. gere nelle colonne di un articolo. Tuttavia, ecco in breve akune consideru.ioni. La psicoanalisi, sia come metodo di cura, sia come tentativo di interpretazione della vita psichica, è nata dalla esperienza, sul terreno della ._patologia, più precisamente < come interpretazione causale del meccanismo della isteria, dunque comr una branca della psichia1ria >. e necessario tener prc1ente queste ori~ini se non si vuole dimenticare i veri caratteri e i limiti della p5i• coanalisi. I rapporti fra p,ichicità cosciente e psichicità incosciente, costituiscono l'oggetto specifico degli studi psicoanalitici, e dalle indagini circa le relazioni e )e interferenze fra conscio cd incon.cio, sono emersi i concetti di rimoiionc, censura, comple.150, conflitto, carica e deflusso di energia psichica, translazione della emotività, sublimazione D'altra parte le questioni relati\C al sogno, t ioroato ha uo it 1l1ttma di trulocan pala11i 1moutndoll • numenndout i• pi.ire per rlcottruirH a poca dl1tan11 (db, di Bart()I!) 11 1 CONTI TORNANO, M:ANON RITORNA IL CINQUEOENTO" strada uno stile fra i più nuovi ; che era poi lon1anamcnte il segno di certa sua trepidanza davanti ai propri ricordi e di certo suo timore di chiudersi in una cadenz..a troppo eommoua. Ora Pca no; il tempo gli ha guadagnata una calma che dà alle sue pagine un andamento diremmo manzoniano: e C'era qualche ponticello, per sconfinare da una provincia all'altra. E quelli che venivano di là, dicevano che andavano in Toscana, e lo dicevano come s.c andassero in un'alt.ra nazione. A sentirli parlare, sembravano infatti sudditi di chi sa quale Stato. E dal modo di camminare e vestire, si vedeva che erano d'altra rana. ~fa la lingua sarebbe stata già aJsai per giudicarli stranieri in Toscana. Chiamavano " baragonc" il soldo, e il loro parlare era tutto barbaresco cosl. Soltanto il bambino lo chiamavano "il fantolino", che era tanto bello sentirlo chiamare che pareva sulle loro labbra uno •baglio>. Eppure casuale è il ricordo di Manzoni, limitato ~ltanto ai momenti dove il paese e il costume vengono descritti coll'animo, ci sembra, e il distacco dello storico, fino a giungere tal\·oha a effetti piacevoli di stampa antica: < Un giorno, nell'interno di una carrozza tirata da due ca.valli a pariglia, i due ragani vtdero un uomo anziano e una signora bionda che si baciavano ... La pariglia trottava più per parata che per correre ... >. Come dire che L4 Ma,emmana è racconto descrittivo, fatto d'e\·ocazioni d'un paese lontano negli anni; da restarvi estranei per• ~naggi e fatti che dovrebbero fissarne la linea narrativa e ambiiiosamente romanze• sca. C'è il vecchio di tant'altri racconti di Pea, un con1rasto di sen,ualità e di saggezza ; ma questa volta è un pittore straniero, malato d'estetismo, sicché il letto~e ne resta sconcertato, come non com• prendendo bene se vi sia nel ritratto compiacenza o ironia. C'è un pellegrino che rifiut,1. l'acqua del ferroviere anarchico che gliela dà per umanità e non per -carità divina. Poi uria piccola storia di contrabbando, e gli amori d'una vedova, la madre di Palalla classificaz.ione della nevrosi, al contributo della p5icoanalisi alla scuuolog1a, alla clauificarionc dei caratteri Uung), ai me• todi della terapia atartica, costituiscono a volta a volta o il terreno di indagine, o il banco di prova, o i corollari della psicoanalisi (scnu addentrarsi nella me1apsicologia freudiana). Ma qui, non è possibile nemmeno accennarvi e quindi rimandiamo alla leuura del• l'ottimo libro di E. Bonaventura. Soltanto pochissime parole a proposito di alcuni corren1i pregiudi:r.i circa la psicoanalisi. Pri• ma di tutto, quello moralistico. Secondo molti, gli psicoanalisti, affermata la pato• gencticità delle tendenze rimosse nell'inconscio, farebbero questo ragionamento: e Se tu stai male è perché hai delle tendenze, for1e perverse, rimosse; dunque 5e vuoi star bene soddi~fa, sfoga le tue tendenze, sebbene perverse, e quindi infrangi pure le leggi morali >. l".icntc di più falso. Tale erratissimo giudizio deriva anzitutto dalla grosJOlana confusione tra « rimozione di tendenze nell'inconscio> e consapevole re• Slttenza, opposizione del soggetto a tendenze di cui ha chiara coscient.a; a7ionc morale che la psicoanalisi non wlo non ha mai negato, ma alla cui chiarezza cd efficacia apporta ani.i notevolissimi contri• buti. Dato e non concesso che questioni molto complicate pos.~ano venire chiariti" da elementari esemplificazioni, risponderemo che, in proposito, il pensiero dello psicoanafata si pub cosl riassumere: e Pµ6 darsi che tu stia male (e che tu faccia del male) in Yguito alla rimozione di una tendenza j pu6 darsi che questa tendenza sia in con• trasto con la mora!c. Io cercherò di rafmirina, giovane e insidiata dagli uomini: e Cuaui non se ne fanno: sci vedova e risaperlo non ti risà. se si sa fare per bene ... > le dicono gli uomini: esempio di quella sensualità rustica e casta che non di rado coglie i personaggi di Pc.a. Ma Palmirina resta soltanto una figura da farci girare intorno altre fi.gure e av\·enimen1i. La sua storia interessa nei limiti dell'infanzia. Cre• sciuta, è come se Pea non la riconoscesse; tanto che il suo romanzo è invero soltanto un racconto di ottanta pagine. Un ahro racconto come e 1l servitore del diavolo >, e La figlioccia >, e l'altro dei e Comici >, ch'è den1ro la vasta cornice del Fortstiuo. Nella Mortmmana è come se lo scrittore si fosse incaponilo a una fatica lontana dal suo genio. Ha voluto fare di Palmirina il centro d'altri ricordi, d'altri fatti che fone non lo impressionarono mai pocticamen1e; e ne è derivato soltanto un sommario di fatti e umori spesso generico e sempre scarso di fantasia, dove si pu6 riconoscere l'ambitlonc di fare ìl romanzo dcll'llalia fra la prima guerra d'Africa e la ~farcia su Roma. Che è stato per Pca un prendere strade destinate a portarlo lontano da quelle che sono le fole che fanno bello il mondo, a dirla con parole del pittore cui nella Maremmana l'autore deve avere di&c:retamcnte affidato idee sue, sentimenti suoi. Scrivere un e romanzo del tempo >, ceco quale è staio il dannoso tranello cui è caduto uno degli scrittori i1aliani di più libera e aperta fantasia, da derivarne una opera in molte pagine uggiosa e prolissa, pur se contiene una storia della vecchia Versilia che potrebbe aggiungeni con qual• che guadagno alle altre sue vcrsilie1i o levantine. t come dimostrare, ancora, quanto grandi siano i pericoli di certe mode. ~fanzoni scrisse un grandiuimo romani:o storico? Ma fu perché quel genere gli an• dava a genio. Se giornali, editori, lettori dei suoi tempi, o per leggerezza o per moda o per calcolo, si fossero messi a incitar!o che scrivesse romanzi alla Prévost o alla Chatcaubriand, ci figuriamo lo sdegno del lombardo che tu11i leggiamo e veneriamo. ARRIGO BENEDETTI forzare la tua coscienza {coscienza psico• logica e anche morale) in modo tale che tu non abbia più bisogno di ricorrere alla difesa della paura, ouia all'oblio dell'oggetto delle tendenze in questione (formaziooe di compie.no rimosso), ma che tu in• vece sia capace di guardare in faccia alla realtà. dei tuoi istinti e quindi di ricon• durre alla tua coK:icnza il complesso rimosso. Se questo riuscirà, i sintomi dovu1i alla rimozione scompariranno e tu avrai sostituito alla patogena rimo7ione nell'inconscio, la cosciente e non patogena resistenza alla Il.la 1endenza immor.ale. D'altr;ii parte questa, per lo stesso processo catar• tico della comprensione, avrà pcrdu10 molto della sua violenza cd inoltre, quando ,i sa, è possibile deviare le energie dell'istinto e sostituire ad una manifestazione incompa1ibile con la coscienz..a e con la vita sociale, una manifestazione moralmente accettabile e socialmente utile ( sublimazione). Soltanto se sarai arrivato a conoscere s.C• renamen1e le tue tendenze represse, è po~· sibilc che tu arrivi a dominarle, cioè a sublimarle>. (Vedi: Vittorio Benuui: Sug• gtstion, , psì,oanolisi, a cura di Silvia Musaui Dc Marchi). e Non essere un sepolcro imbiancato all'ombr::i. di una bella fioritura di sintomi ncv,t,tici, ma, estendendo il campo regolatore della tua coscienza, conosci te stesso e fa il possibile per essere rea/- meni, migliore>. Certamente questi brevissimi accrnni non sono \ufficienti per convincere come una indaJJine e una cura psicoanalitica sia difficile, lunga, delicata. Lo psicoanalista de,·c avere larga dottrina, molta e1pi'rienta di vita, molta perizia e prudenza, profonda RIVISTE RoJa d,i Venti, rivista di lettere e d'arti che si pubblica a Novara in pagine 64, è tipicamente la rivina provinciale dei no• stri giorni. Le riviste provinciali un tempo erano di due raue: quelle che svelavano la miseria di tante ambizioni letterarie, le altre in cui subito s'avvertiva come un oscuro segno d'indipendenza. In quest'ultimo caso, nomi mai lc11i restavano nella nostra memoria, e non per aver letto sotto tali finne cose nuove e illuminanti, ma per una pulizia, per un rigore, per un coraggio che consolavano. Ne nasceva il foglio quasi clandestino che, tanto per cominciare, buttava i sassi in piccio,raia. Chi pu6 rim• prove.rare a gente giovine e 1'1'\iovadi prendersela con gente vecchia e ormai fin troppo conoviuta? I giovani provinciali parevano voler fare giustizia; s'accanivaoo contro qualcuno, si compromc11cvano. Il non avere nelle loro pubblicuioni nomi illustri parna un vanto, una ragione di maggiore indipen• denz..a. Poi sono venutr le rivistine come questa Rosa dei V,nti. Vi si concilia tutto, in nome d'una balorda omertà letteraria Scrittori di qualche rilievo vanno a finirvi cadendo in chissà quali tranelli o cc'~ltida chissà quali debolezze. E accanto, nomi di reprobi, di gente che scrive versi alla maniera di Ungaretti, mentre nel 1930 se ne scandalizt.ava: che parla con ammirazione di ~1ontale, avendolo auaccato dicci anni fa. E non perché in essi si sia ri\·elata alla fine quell'intelligenza che prima dife11a,,a, ma perché pare loro che i nomi più ri• speuabili siano come un passaporto. Scrivere veni di quattro sillabe, citare l'autore di Osti di reppia, Cide, Proust, Joyce, dopo averli rifiulati per anni come cerebrali chr rovinano e la sani1à della nostra bella tra• dizione>, divent3 facile. Niente e più facile d'una conversione letteraria. ~1a, tornando particolarmente alla RoJo d,i Venti, s'ha da aggiungere che fra i collaboratori appaiono nomi di persone che scoprirono di csscrJo quan '? per la prima volta capitò loro in mano un numero della rivista. SISTO comprensione di caratteri degli uomini e fin:i,lmcnte, è inutile dirlo, molta onenà. Se ha queste qualità, egli pu6 fare mollo bene a molti disgraziati, se glitne mancano al• cune, il suo lavoro sarà inutile e spe5SO dannoso. Ma almeno 5arà evidente che la terapia psicoanalitica, che si rivolge soltanto ad ammalati, non ha nulla a che fare con quella mania, che sovente usurpa il nome di psicoanalisi, di reciproche intime confidenze le quali spesso altro non sono che giochetti più o meno paraninfici a cui non di rado si dà la buona e quindi talvolta mala sO(.ietà, soprattutto anglo· americana. Molte inesattezze ed esagerazioni corrono anche a proposito del cosl dcuo pan,cs• sualismo della psicoanalisi. Lo stesso Freud, nella sua lntroducione alla psi,oanaliJi, afferma che e la psicoanalisi non ha mai dimenticato l'esistenza di forze is1intive non sessuali >, Comunque, se il pansessualismo, come ogni e pan>, è una esagerazione, è probabile che sia un grave errore anche quello di coloro che insistono nel fingere di credere che la sessualità si:t una coseua che si sveglia improvvisamente il giorno dopo del ma1rimonio legale. D'al• tra parte forse nessuna dottrina scientifica, come la psicoanalisi, dimostrando la pa• 1ogcneticità di qualsiasi anomalia della fu~- zionc sessuale, appoggia i principi morali circa il dovere di rispettare le leggi naturali della vita SC55uale. Ed il suo riferire le perversioni ed inveaioni sessuali soprattutto ad arresti di S\iluppo, a rcgrcnioni, e quindi a profonde deficienze drlla ,,ita degli istintì, è forse la più radicale cd efficace negazione di quelle opinioni che vorrebbcto vedere nella moderna c. Sodoma e Gomorra > un mondo, sia pure perverso, ma ricco di abi\.salc raffinatcn:a e di gran• dio~a protervia M.a, di fatto, 1euualità e genelicilà non sono di certo fra loro idcn• tiche ed è onesto concludere con Bonalf" ARO DJRETTORE, il discorso con ~ la signorina R. M. si è svolto nel modo seguente. , Lei•, mi dice la signorina, • è avvocato?•. ..No!• rispondo. « Sono professore•· •Professore!•. Le pupille della signori• na si svuotano lentamente; il balcone pieno dì sole '"i riluce appena; io stesso non mi ci vedo più. La signorina ricorda. • A Trieste, prima della guerra •, dice piano piano, • ebbi un professore d'inglese che m'insegnò pochissimo inglese. Si chiamava Jamcs Joyce"· • Lo scrittore irlandese?•. • Sì, era irlandese, e anche un bra\'o scrittore•. • Lo ricorda con piacere?•· • Con piacere, naturalmente, ma come le ho detto m'insegnò pochissimo inglese. La mamm::i si domandava sempre se non fosse opportuno affidarmi a un altro insegnante•· • Cosa ricorda di questo canivo professore?"· • Ponava sempre i guanti e metteva nella mia mano una mano che sembrava di stoffa"· «Morta?•. • Completamente morta. Qualche volta, ,•estiva tutto di grigio, dal cappello alle scarpe. Qualche altra, ponava un giltt ricamato, a punto a giorno, di figure e di scene. Ricordo che gli da,,a ai nervi il modo con cui io pronunciavo la parola gmtrally. " Lei ", mi gridava, " non dice gmtralmtntt, ma generale Ly ". Per punirmi, mi dettava in inglese la storia del generale Ly. Era una storia assai complicata, piena di guerre, di terremoti e di carestie. Terminava con la morte del generale Ly, e quest'ultima Joyce non me la dettava, ma disegnava nel quaderno sotto quello che avc\"o scritto: una fi-"' gun di cinese impiccato a un albero. La figura umana era fatta male, ma quella dell'albero, al contrario, molto bene, con un gran numero di rami e di foglie; ai piedi del tronco, Joyce disegnava un cappello di generale ... Talvolta, gli accade,·a di cominciare a parlare e di non smettere più. Trovava argomenti per due e tre ore. Parlava di mc, di una mia amica che prendeva lezione con me, di mia madre che s'era affacciata alla porta un momento prima e subito ritirata, di mio padre, di cui era giunta la \'OCC, di tutti quei miei parenti e amici di cui egli vedeva la fotografia sulle pareti e sui tavoli. Joyce non li conosce,·a, ma ne parlava lo stesso. Talvolta, invece, entrava nel salottino, accendeva la sigaretta, diceva: "Sentiamo! Raccontatemi qualche cosa!". E siccome noi, imbarazzate, non dicevamo nulla, soffiava con irritazione sulla punta accesa della sigaretta e se ne andava con un tic nervoso all'llngolo della bocca.. La mia amica s'innamorò di lui, si diede a scrivere in in~lese, a parlare in inglese, a trascurare tutto quanto non fosse inglese. Perdeva veramente la testa. Ma la madre la guarì•. •Come?•. • Stia a sentirci Joyce soleva ubriacarsi. Una sera, cadde disteso sul pa\'imento del nostro salottino. La madre della mia amica c'impedl d1 sollevare il professore e, comunque, di aiutarlo; con un tassi, andò a prendere la figlia. ch'era in visita a due chilometri di distanza, e la ponò subito da noi. Joyce era ancora per terra. La mia amica, in ginocchio sul pavimento, con un fazzoletto in mano, proprio come un'umile serva che lavi le mattonelle con una stuoia, osservò a lungo il viso del professore, la bolla di saliva che gli si ventura che il punto di arrivo della evoluzione sana della seuuali1à, come pure lo Kopo a cui tende l'educazione morale, è la subordinazione completa delle libido ai fini della procreazione; ma il punto di partenza è ben diverso. Abbiamo accennato come E. Bonaventura abbia bene delineato i confini della psicoanaliii. Infatti le sue pagine circa i rap• porti e i limiti della psicoanalisi, sia verso la biologia e la medicina, sia ,·crso.. le di• sciplinc filosofiche, sono par1icolarmt>ntc intrres~anti. Nei confronti della medicina cd in particolare della neurologia, il pensiero psicoanaliti<'o non fa ncnuna affcnnazione assoluta circa l'autonomia delle funzioni psichiche rispetto al mondo som:11ico, ma si limita a c:001tatare ~he la neurologia non ha fatto molti progrcs~i nella fondata spie, gazione delle cause dellr psieonc\'rosi poi• ché, in molti casi di- guvi disturbi psiconevrotici, la neurologia non è ancora riuKita a trovare il correlato istologico, fì._iologico, biochimico che per se stesso giu1tifichi l'alterazione psichiea ; in queste con. dizioni sarebbe assurdo eh~ i ncvrologi non considerassero i notevoli contributi che la psicoanalisi (e la psicopatologia in gene• raie) e la psicoterapia pouono dare :tlla spiegazione della fonnazionc, ed alla cura della nevrosi. Un terre:no sul quale neurologia e psicopa1ologia potrebbero fecondamente convergrre, è probabilmente quello della cndocnnologia (Pende, ~1araiion). In. sospettalo ritorno della cartcs;ana g\andola pineale! ~1oho si potrebbe discorrere a proposito dei confini fra p,icoanali,i, come sciema dell'esperien:ra psichica, cd il mondo della filorofia. SpC5so Freud, consapevolmente o incon,apcvolmente, infrange queui confini confondendo talvolta i due campi ; è questo il lato più criticabile drlla pur sempre 8<'· niale 0pt'ra di Freud Qui ci limiteremo g~nfiava e sgonfiava nella bocca, una ma• no guantata che pareva più che mai di stoffa, e l'altra seminascosta sotto il giltt sbottonato, la pupilla sinistra luccicante come un penettino di vetro all'orlo della palpebra. Joyce rinvenne quando l'amore aveva lasciato da un minuto il cuore della sua scolara. Pareva l'avesse fatto apposta, tanto si mostrò lieto di quello ch'era accaduto. In realtà, però, nor. lo aveva per nulla fatto apposta... Ho dimenticato di dire che, una sera a\'anti, Joyce ci aveva cantato, con voce di fa). setto, un:1 graziosa canzone sull'Irlanda. Chiedeva per la sua terra libertà e indipendenza dagl'inglcsi: sia la musica che le parole erano sue•· • Parlava spesso dell'Irlanda?•. • La vedeva in molti ogget1i, ma quasi sempre in un fermacarte di vetro che stava sul piccolo tavolo del nostro salot~ tino. Joyce sollevava il fermacarte stringendolo ai lati con le palme, e vi guardava dentro attentamente. "Ecco l'Irlanda!" diceva." Dio, come questa è l'Irlanda!". E monnorava, col tono di chi ripete a memoria una poesia, queste parole singolari: "Yes, tht netcspaptrs i1,1,rt righi: snow tcas generai ali OtJerlrtland. lt tt·as falling on nltr)' part of the dark unirai plai,i, o,i tht trteless hills, falling sojtly upon tht Bog o/ Allen and, jarther wtst• u:ard,softly falling into t/,e dark ,,mtinous Sharmon u:avts ". Cinque giorni dopo la scena dell'ubriachezza, si toglieva finaJ. mente il guanto della destra, e ci salutava con la mano nuda. Partiva. Da allora, non l'ho più riveduto•· • Gli ha scritto?•. • Tre volte, ma non ho risposto che alla prima lettua. So che vive a Parigi e che è quasi cieco. La sua casa è piena di discepoli e d'iniziat>. Ogni tanto egli si lascia sfuggir" una frase con una intonazione particolare: i discepoli comprendono subito che quella frase appartiene alla storia della poesia, e la trascrivono sui loro quaderni. Le opere di Joyce nascono ora su questi quaderni, in venti copie nel medesimo tempo ... Ho a,ruto_ poi un altro professor~ d'inglese, molto più ordinato di Joyce. La mamma n'è rimasta contenta. Si chiamava Giovanni Pantò. Ne ha sentito parlare? Se conosco un pochino l'inglese, lo devo a lui•. La signorina mi ha descritto, con altrettanto scrupolo che quella di Joyce, la figura del professor Giovanni Pantò. Senza dubbio, qualunque uomo lascia in una ragazza molti ricordi. Cordialmente VITALIANO BRANCATI P. S. Circa la Sua proposta di far morire il pcrsonagJ,,'10al terzo capitolo, non U\ pono soddisfare. Enrico, al quin:" capitolo, do\'rà incontrare ancora una volta Liliana e non posso privare i nc,tri lettori d'una scena eh, sarà commovente e drammatica. Sono ancora incerto ,ulla &Ortedi Enrico. I romanzieri troppo spesso si precipitano e uccidere le loro cre:ltur-.·, e"i che sanno che il to~liere 111vita a chicchessia e per qualsiasi causa non è m,11 un atto nri;tione\'ole. Fo1se potrò contentarla, ma solo all'ultimo capitolo. l\1i pare che a un personaggio come questo debba cs5erc riser\'ata una sorte ragguardevole. Lo faremo morire ~lori0$iimentc e per 11hi ideali. Credo che la scena 11ppauionerà i lettori che domandino affannosamente nurazioni da moz;,:are il fiato. Ma poi percht tanta freua nello spacciare i perAona(l~i? Per il gusto di uccidere, si,a pure sulla carta soltanto, 11:li acriuo:-i arrinnmno domani a pri\·ar della ••vita i prot:t(lonisti dcli,· loro 'ltoric fin dalle prime pogine? Non ahro a dirle che ben salutarl11.. \'. D. ad affumare con E. Bona\'entura eh" e Freud ~i lam,.ia verso ipotcfi speculative a'<sai ardile a cui dà nome di mctap5icologia ; ma riconosce da sé che non si tratta di semplice interpretazione dell"esperienza, bensì di co~truzioni integrati\ e suggerite dal naturale bisogno di portare un'idea fino in fondo, allo scopo di vedere fino a che punto può condurre; ricono~e cioè che tali ipotesi non formano parte essenziale della psicoanalisi come scienu e possono encre acceuate e respinte a seconda del: l'atteggiamento penonale dello studioso>. Freud è un grande indagatore, non un grande filosofo, soprat1ut10 nel senso gnoseologico della parola, cd il pensìero psicoanalitico è nel momento problematico e non sistcmatko del suo sviluppo. Ma ormai la cultura non pub fare a meno di considerare a11entamentc i maggiori frulli della indagine psicoanalitica. e Freud ha dotato, con i suoi metodi esplorativi, l'indagine psicologica di strumenti nuovi che permettono a quell'indagine di giungere là dove prima non era possibile arrivare > (Cesare ~lusatti). e Si potranno impugnar~ i risultali delle nuove correnti della psico• analisi e della psico\o~ia individuale, ma non si po1rà negare che Freud e Adlcr, ponendosi dal punto di vista funzionale, hanno reso un grande scrviiio in quanto che lo studio della vita oscura degli istinti, se ha ou~nuto rimlta1i prt'1iosi dallo studio e dalla analisi di cui, molto più appare importante nel mostrare come queste fun. zioni si proiettano ne.ila vita della cosC'ienza superiore> (Agostino Gemelli). e La psicoanalisi è un filo pr<'Zioso, frac;;:ilc, n1a prezioso; solo la ricerca c~atta, che ancora manca, gli potrà dare resistenza > (Vitto• rio lknussi). e Gli clementi più vuali della psicoanalisi sono già divenuti patrimonio sicuro della scienza> (Enzò Bonaventura). NOVELLO PAPAFAVA
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