Omnibus - anno II - n.24 - 11 giugno 1938

~~ E PIU' DELLE lettere d'amore fu- ~ ro~~ sempre scritte da mano fem- ~m1le. Non perché la donna sia piti cap~ce d1. amore, ma perché più loquace e diffusa in questo sentimento, abile nell'ornarlo, ricamarlo, chiPmarlo con molti nor_ni diversi. Cosl nessuno degli epistolari famosi ha mai raggi1into una vera for• ma d'arte: soltanto gli ..,omini hanno saputo trasfigurare in poesia il loro sentimento - il • Canzoniere• di Petrarca, e il • d?lce stil novo• sono mirabili esempi - poiché le poesie d'amore scritte da donne altro non sono in realtà che lettere d'amore. Nella Letta-a a D'Alembert mg/i spttlacoli, J .•J. Rousseau diceva:• Le donne non sanno né descrivere né sentire, ncpJ_>ure l'amore. Saffo sola e un'altra, meriterebbero d'essere eccettuate ... •. Di Saffo, qualche frammento e i50spiro ci è rimasto attraverso i secoli, e •l'altra•, cioè Elisabcth Houdcfot, la grande amica del poeta Saint-Lambert, raffigurata nella Nouvtlle Hilolse, ebbe il torto di essere amata dallo stesso Rousseau, per cui non poniamo crederlo assolutamente imparziale nel giudizio. Certo vi sono le lettere che attorno al 1125 E_loisascriveva ad Abelardo in latino, ma chi le legge? Fra th1e persone estremamente colte com'enmo i due ex amanti, una delle quali assai minorata, doveva essere questione di argomenti molto alti, veri trattati di teologia; fo1se vi era anche amore, ma non possiamo garantirlo in maniera assoluta. Le più belle lettere d'amore che siano mai state scritte si contano sulle dita di una mano; sono le cinque lettere scritte da Marianna Alcoforado, monaca portoghese vissuta a Beja fra il 16-io e il 1720, accanto alle quali tutti gli altri epistolari d'amore svaniscono nell'ombra della mediocrità. e della ripetizione. L'oggetto del suo amore fu un uomo qualunque, N~I Bouton, conte di Saint-Légcr e di Chamilly, venuto con un piccolo esercito di volontari francesi, snH il comando di Federigo Schomberg, .,~ aiutare i portoghesi nella loro guerra d'indipendenza contro la Spagna. Marianna, di nobilissima famiglia, era entrata ancor bambina in convento, ma vi godeva di una certa libert~, in un suo appartamento particolare, il che le permise di vivere pienamente la sua avventura d'amore. No!! Bouton, favorito anche dal generale rilassamento dei conventi in quel momento, strinse relazione con la suora, scatenando in lei una passione ardentissima, e avendo con· lei frequenti cd intimi convegni. Si legge in una pessima traduzione: Mi hai atancahtl con le tue assiduità, infiamm•ta con i tuoi entusiasmi, •mm•liata con le~ tue finr-zt:c,anicunta cun i tuoi ijiuramenti; la mia viole-nta inclin11zione-per temi ha sedotta ... e 111consegue-nza di qu~to principio cosi delizioso, coal fdicc, non t chelacrime- e sospiri e una morte fune-sta, srn7.a che io possa porvi rimedio. CC'rto. ho tratto piaceri incredibili dall'amarti; ma essi mi costano ora p~nt ,misuratf'! Tutti i moti del· l'animo che tu su11citiin mc sono sempre eccessivi! Prima ancora che la guerra finisse, il conte di Chamilly se ne era tornato in Francia, da dove non diede più che qualche rarissimo segno del suo ricordo alla donna che pure aveva commesso il maggior sacrilegio per amor suo. Saint-Simon scrisJ11edi lui: • A vederlo e udirlo, nessuno sì sarebbe mai persuaso che egli avesse potuto ispirare un così smisurato amore ... Era un uomo grande e grosso, il più eccellente del mondo, valoroso e pi<' .o d'onore, ma cosl tardo e lento che non si riusciva a capire come mai potesse avere ingegno aUa guerra•. A questa sua totale assenza di sensibilità dobbiamo il conoscere le cinque famose lettere che suor M)lrianna AJcoforado gli scrisse dopo la partenza, e che n un certo momento egli lasciò circolare n,10 :;crittc fra la brillante società. parigu... Era un uomo qualunque, abbiamo detto, e non è quetto né il primo n.t l'unico caso in cui i sentimenti sono tanto sproporzionati all'oggetto che li provoca. Si trattava in realtà, per lui, di una delle più volgari avventure galanti della vita di guarnigione, ma ceco il respiro infuocato della donna a innalzare il semplice episodio al di fuori di ogni banalità. Ai suoi accenti di dolore, ai suoi gridi di amore si alternano punte di acuta gelosia, di odio e di orgoglio: E anche tu farai bene a non an,nrc ncssun'ahrt. Potresti esser ,olfdi"fatro dn un, pu~ionc me-no ardente della mia? Troveresti fone maggior bellezza (eppure mi h.,i detto in altri tempi ~hc io tro usai bella !l, ma non troveresti mai co,I JJrande amor,•, e tutto il resto t nulla! Che farci. misera mc, S<'nZail molto oJio e il molto am.:,r" che mi riempiono il cuore? Potrei forse sopravvivere a ciò che or.i mi occupa SC'mpri",per poi condurn: una ,·ita riposata e tranquilla? ... Sn bene che t'Amn come uni pa.tza, ma non mi 1am~n10di qut"IIU in•ana violcn:r,.adel mio C'uorc. Mi nh1tu(JAi tormenti, e non potrei , 1,·err- seuza qurs10 piacere che cerco e di cui m 'appa!(O, ·un:u·t i in mezzo a mille pene. E nell'ultima, che è un congedo, ma brucia di amore J)iù delle altre, ella si rinchiude dolorosamente in se stessa: Abomino 111 \'OStra sinccrirli. Vi hu io pre- ~.alo di dirmi francamente la veiità? Perché non mi avete lasciato 11mia pgs~ione? Dove• vate ucere; io non vi ho chietlltodi c,sert<illuminata. Come sono mist'ral Non aono riul!ci1a neppure II ottenere che vi prcndcstc la cur:111 d'ingannarmi; " sono in uno staio tale che non posso più scusarvi. Sappiate che io ben sento quanto ■iete indeKnO di tutti i miei sentimenti e che conosco tum.: le ,·ostre e, , _ tive qualiti. Nondimeno io vi •con(l1Uro di non più scrivermi, aiutandomi per tal modo a dimenticarvi pienRmentc ... No, non ,•aglio più nulla da voi; M>noben stolta di ripetere le ste,-se cose cun tanta frequcnt.a. Bisogna che io vi luci e che più non vi pensi. Non vi scriverò più neppure. Sono forse obbli• 4a:a a d:u conto a voi dei miei sentimenti? Apprendiamo da Saintc-Beuve, che al momento in cui furono pubblicate le lettere di mademoiselle dc Lespinasse al signur de Guibert, la società, fra cui si trovava ancora qualche vecchio amico di lei, riprovò fortemente questa indiscret~ diffusione che disonorava la memoria d1 una persona assai stimata, rivelando a tutti il suo segreto e lungo amore. La prima edizione era stata curata dalla vedova stessa del Guibcrt, nel 18og, cioè trentatrè anni dopo la sua morte. Fiorirono allora altri epistolari d'amore, cosi come era avvenuto un secolo prima dopo le lettere della monaca portoghese, ma furono pallide imitazioni o esumazioni apocrife senza. alcuna importanza. Al mo• mento della sua morte, mademoisellc de Lespinasse era stata rimpianta da tutti quelli che l'avevano conosciuta: senza possedere un gran nome, 1enza ricchezze né bellezza, era riuscita col fascino della sua intelligenza e del suo spirito a riunire intorno a sé, in un salotto letterario divenuto celebre, in un'epoca che pure ne contava di assai brillanti, gli enciclopedisti e le maggiori intelligenze del secolo, quali Turgot, il cavaliere di Chastellux, Brienne (fururo arcivescovo e cardinale), l'arcivescovo di Aix, Boisgelin, e l'abate di Boismont. Due passioni ardenti, dopo quella serena per D' Alembert col qÙale conviveva, sconvolsero la sua vita, la prima per il marchese di Mora, e la seconda per il conte G. A. Guibcrt, generale e scrittore di tattica militare, che poi l'abbandonò. Più giovane di lei di una diecina d'11nni, Guibcrt non fu mai degno della grande passione che la donna gli testimoniò; in realtà essa lo vide sempre migliore e più grande che non fosse, attraverso le lenti del suo amore. Dovette scrivergli un migliaio di lettere - duecento circa ne rimasero - nei tre anni della loro relazione; a quei tempi la lettera d'amore era la grande questione: ci si a)7,ava di notte per comunicare all'amato i propri pf:'nsieri e i moti del cuore, e due, tre lettere al gìomo dovevano tcatimoniare il pensiero costante e i palpiti ininterrotti del cuore. In un viaggio, durato in tutto dieci giorni. a Fontaineblcau nel 1771, il marchese di Mora gliene aveva scritlc ben ventidue. Si viveva molto in casa, e il tempo e la noia lascia- \'ano aJ;!:tOdi meditare, d1 piangere e soprattutto di scrivere. I)a questi epistolari emergono mnltc rt"~olc, ignorando le quali si correva il ri,chio di dare grossi dispiaceri al destinatario: l'intestazione non andava scritta alla leggera, e da essa dipendeva il tono del contt:nuto della lettera: • mio adorato"· • mio unico bene •, ot mio amore•, erano le espressioni più tiepide che si potessero usare. Inoltre le pagine dovevano essere fitte e nutrite: uno spazio lasciato in bianco poteva indicare un momento di noia, e peggio, se lasciato in fondo al foglio; dunque scrittura minuta e serrata, perché apparisse anzi il sacrificio di dover contenere in poco spazio la piena del cuore. E un gravissimo errore sarebbe stato non far precedere la firma dal •tuo• o • tua per la vita", • fino alla morte•, segno infallibile di dedizione assoluta. Molte di queste cose le abbiamo apprese da mademoiscllc de Lespinasse, la s:iuale, per esempio, essendo un po' miope, ringrazia l'amato d'aver avuto l'attenzione di ingrandire un poco la scrittura: e ••. però sono tentata di lamentar~ mene: ciò mi ha privata di alcune righe. In nome di Dio, rimanete come siete: scrivete delle zampe di mosca ... •· Per il resto è tenera e sensibile, dotta, avvertita, e dal gusto sicuro. Alcune !et• tere sono lunghissime, si parla di tutti, dei tempi e dei personaggi del suo salotto, ma sempre ritorna all'argomento che la preoccupa giorno e notte, a quest'amore I DRUOdl POSTALI DELLA FINE DEL BEOOLO in cui ella sente di darsi interamente, raccogliendo solo le briciole che Guibert degna lasciarle di tanto in tanto; come in questa datata vagamente: 1773, otto e mezzo. Amico mio, non "i vedrò, e mi direte che non ~ colpa vostra! Ma se aveste avuto la millesima parte del desiderio che ho di ve-dervi,1'arnte qui, sarei felice. No, ho torto, ,offrirci, ma non invidiere-i i piaceri dr-Iciclo. Amico mio, vi amo come bisu1,1namore, con ecces,o, con follla, trasporto e disperazione. Tutti i giorni scorsi, avete mea» la mi.t anima alla tortura. Vi ho visto questa mattina, ho tutto dimenticato, e mi pareva di non fare abbutanZA per \'Oi, amandovi con tutta l'■ni.ma, trovandomi dispostll.a vivere e a morire per voì. V11letcassai più di tutto ciò; certo se sapessi solo 11.marvi, 1arebbt' poco, in effetti; perché vi t nulla di più dolce e di più naturale che 11marealla follia ciò che t pe-rfettRmente amabile? Ma, amico mio, faccio più che amare: io ,o roffrire; ,aprò rinunciare al mio piace-re per la vostra felicità. Sapete perché vi scrivo? Per• ché mi piace farlo: non lo avreste mai &aspettalo, .," non ve lo avessi detto. l\ta. mio Dio, dove siete? Se avete la felicità non de,·o più dolermi che mi abbiate tolta l11mia! Altri biglietti, brevissimi, ma non meno brucianti: • Mon ami, je souffre, je vous aimt, et jt vous attendn. E la data è: • Dt to11s lts in1la11ts dt ma vit, r774 •. Le ultime lettere non sono che un grido acuto con rarissime pause. Non si ha idea di quante forme inesauribili sapesse rivestire lo stesso sentimento: il fiume ardente trabocca a ogni frase. L'anno stesso della morte di mademoiselle de Lcspinasse, avveniva a Pietroburgo, secondo affermano taluni, il matrimonio segreto della Grande Caterina, imperatric~ di Russia, col generale Potemkin. Per lei era non soltanto l'uomo più bello, ma anche il più intelligente, il più nobile, il più brillante, degno di tutti i favori e di raggiungere i più alti destini. Durante due anni ella non visse che per lui, vedendolo ogni giorno, ad ogni ora, e sentendo ancora il bisogno, nei pochi momenti di separ:izione, di scrivergli delle lettere di amore. Poche ne sono rimaste, ma sufficienti a far capire il tono di queSt,) amore assoluto, a volta a volta vibrante, gaio, appassionato e sicuro. L'imperatrice aveva quarantacinque anni (l'età pericolosa!) e Potemkin trentaquattro: fu ricambiato sinceramente questo amore, o soltanto l'ambizione guidb i sentimenti del giovane ufficiale? I grandi amori, del resto, furono sempre unilaterali. Essa gli scriveva: Buongiorno. caro. È proprio vero eh~ siamo a"ai tt'neri l'uno per l'altrn. Appenn alzata questa m1ttina ho n~andato, dal vice-cancelliere G11litzin,a chiedere I nastri e le d«ora- :.t:ionidestinati si g:eni.:ralePotemkin. Dopo la messa, lo dt:corerò. Lo conosci? Egli è bello, e intelligente quanto bello; ed ornato nella s1e-s.sma 1$ura. Sarebbe us.ii difficile provare chi di noi due ama di più. Accludo 4ui le minute dei proclami per ogl{i. RC'ndimcle !lubito se non trovi nulla da corre-Jtgere; in caso contrario fammi pe-rver:irc le rur- corre2ioni, mio caro, anim2 mi:\. Addio, mio tesoro. Sii allegro, 01'(1,te ne prego. lo, gru2ie a te, sono allegra, e la tua immagine non mi lasci11ucpp~re un istante. E ancora: Mio adorato, fommi una Rtnia: cerca di r-sserr- tranquillo, buono, e sopn1ttutto 1ta certo che condivido I tuoi sentimenti. Dopo le lacrime, mi sento a•sai meglio e la sola co,a che mi affligge è la tua angoscia. J\lio caro amico, anirTUmia, càlmati; la tranquillità ci ~ indi,ptnsabile per mette-re in ordine i nouri pensie-ri, altrimenti saremo come le palle del j~u de paumC.'.. Tanto amore doveva presto stancare il bel Potemkin. Malgrado la sua assenza, e per quanto la Grande Caterina lo avesse apparentemente sostituito, egli continuò a regnare sul cuore dell'imperatrice, e a tal punto, che quando dopo quindici anni mori, essa gridò ancora il suo amore e il suo dolore, scrivendo a Grimrn: • Questo colpo mi ha uccisa: il mio allievo, il mio amico, voglio dire il mio " idolo ", il principe Potemkin, è morto ... •. Più avanti, il romanzo doveva abbondare di lettere di amore come di diari, alcuni costituiti addirittura da interi epistolari. Il gusto dell'epoca era per il culto della corrispondenza amorosa, e se soltanto dei personaggi celebri ne rimane la testimonianui, pensiamo che le pietoae cure dei familiari di ignoti debbano avere distrutto più di un documento degno forse delle famose • cinque lettere•. Napoleone scriase molte lettere d'amore, anche lui ogni giorno e senza alcuna stanchezza, in stile assai reciso o confuso: Giuseppina si ebbe le più belle, rotte e inframmezzate dalle notizie delle sue mosse guerriere, sincere, semplici, molte volte puerili. Da Verona, il 24 novembre 1796 le scriveva: !:-pero presto, mia dolce amica, di euerc fra le tue hn1ccia. Ti amo fu,iosamente ... Tuttn va bene. \\'wmser t stato battuto ieri souo Mantova. Non mancl\ a tuo marito che l'amore di Giuseppina per essere felice. E svelando la punta di gelosia che lo torturava: Da ctue-giorni 90no sen7.R lette-re da te. Ben trenta ,·ohe, oggi, mi aono fatto questa OSS('rva1.ionec,apirai quanto i' triste; r-ppure non puoi dubitare della tener11 cd unica preoccupazione ehc mi ispiri. Ho ricc,·uto po,ta da Parigi. Vi erano due lttterc per te; le ho lette. Ma, benché quc11tol'csto mi sr-m• bri sempliciuimo e tu mc lo abbia permesso, l'altro giorno, te-mo di f1rti dispiacC'rC',e ne sono molto 1fllitto. AvrC'i voluto 1uMgtllade di nuo,o: ohibò, farebbe staio un orrore! Se sono colpevole ti chiedo perdono; ti Miuro che non ~ per s,:c:losia;no certo: ho della mia adorabile amica un concetto 1roppo gnnde-, per questo. Vorrei che tu mi dessi interamente il pe1mcsso di legg"re le tue lettere: così non vi urebbero pili rimorsi né timori ... Mille haci ardenti come il mio cuore, puri come te. Faccio chiamare il corriere; mi rlicC' di essere passalo da te e che ali hai detto di non 11,•eor rdini da d::iqdi. Via! ca1tha, brutta, crudele, tiranna, piccolo mostro ~raziosol Tu ridi delle mie minacce, de-Ilemie sciocchezu; ahi ■e potessi, sai come, chiuderti nel mio cuore, ti ci mt'lt<"rei in prisdone ... E le trécentodiciotto lettere, scritte dall'imperatore molti anni dopo a Maria Luisa, non valgono una di queste disordinate frasi d'amore. Ma ecco sopraggiungere Jacopo Ortis con le sue • ultime lettere• nelle quali mal si distriga il sentimento foscoliano e l'invenzione.• Dimagrato, sparuto, con gli occhi incavati ma spai.meati e pensosi, la voce cupa, i passi tardi, andava per lo più inferrajuolato, senza cappello, e con le chiome giù per la faccia; vegliava le notti intere girando per le campagne, e il giorno fu spesso veduto dormire sotto qualche albero•. E; il tipico ritratto d'epoca roman• tica, con gli amori malati e funesti, il destino inesorabile, tutto cantato, declamato: Perdonami, Teresa: io ho func,;tato la tun giovincZ7.8,la quiete ddlu 1ua casa: ma fugijirò. Nl io mi credeva c.lo1atodi tanta costanu. Pouo luciarti e non morir di dolore; e non è poc": usi11modunque di questo momento finché il cuore mi regge, e la ragione non mi abbandon3 affatto. Pur la mia mente è ,epolta nd 10l0 pensiero di amarti 1cmpre, e di piangerti. Mo. sarà obbligo mio di non più scriVC'rti,né di mai più rivederti se non se quando sarò certissimo di luciarti quieta dav\'cro e per sempre. Oggi t'ho cercata iovano per dirti addio. Abbiti almeno, o Teresa, queste ultime righe ch'io b11gno,tu 'I vedi, d'amarissime lagrimc ... Pt'r carità non mi negare il tuo ritratto ... Addio; - n;ia non t l'ultimo: mi ri,•cdrai; e da quel giorno in poi sarò fatto tait da obbligar(' gli uomini ad avere pi~tà e rispetto ali• nostra p1,sione; e a te non sarà più delitto l'amarmi, - Pur ,e innanzi ch'io ti ri,·ellJll, il mio dolore mi scavasse la foHa, concedimi ch'io mi rendo. CRr:1l1a1morte con la certu.z:a che tu mi hai amato. Or si ch'io sento in che dolore io 1i lascio. Ohi po1essi morire' a' tuoi piedi; vh almeno potessi morire ed euere sC'poltonella terra che R\'rà le tue 0111 I Ma addio. Frammento che porta in sé il vocabolario e gli accenti propri di turta l'opera di Ugo Foscolo, ma che nella sua falsità contiene anche il germe da cui ha origine la decadenza del genere epistolare, nel romanzo come nella vita. Perché veramente a partire da questo momento la lettera d'a• more comincia la sua lenta discesa, come documento umano, per quanto pomposi esempi come le lettere d'amore di Victor Hugo o di Riccardo \Vagner volessero apparire come una smentita. Dov'è il grido genuino di Marianna Alcoforado all'uomo che l'ha accesa e poi abbandonata, dove le sue frasi d'amore scritte senza la più piccola preoccupazione di passare alla storia? Mndemoiselle dc Lespinassc era forse altrettanto disinteressata, un po' meno, tuttavia, data la sua frequentazione con i i grandi personaggi, e in lei vi è un'attenzione di stile, di chiarezza, di proprietà di linguaggio, una cura di parlare delle persone e del suo tempo che ci mette in diffidenza, ma molti suoi accenti rivelano tuttavia passione genuina e sofferenza. A diciannove anni, Victor Hugo scriveva alla fidanzata firmando: • ton mari fidtlr et toujours rteonnarJsant •. L'amore per Adèle Foucher è la freschissima goccia che lo disseta nel già intenso lavoro: è l'e• poca di Bug-Jargal, di flan d'lslandt, e delle Od<"set poiries divrrsts. Le lettere fu. rono pubblicate soltanto nel 1901, e qualcuna commuove per il tono più affettuoso che amoroso, per la precoce assennatezza di questo giovane marito, e per la morale tutta imbevuta dello spirito dei tempi: Ho da rlini, mia cara Adele-, una cosa che mi preoccupa, Non posso non dirtela, e non so come dirtela ... Voi rei, Adele, ehc tu temessi meno di •porcare il tuo vestito quando cammini per strada. Solo ieri ho notato, e con dolore, le pre-cau7,ioniche prendi a riguardo ... credo che il pudore debba essere più pre7.ioso di una \'f11te,per quanto molte donne pensino diversamente ... Per se stesso non era meno severo: Non considererei che come una donna comune (cioè di poco conto) quello fimciulla che sposasse \ln uomo sent'r-uere mor11lmcnti.: 1icu"", Rttraverso i principi e il noto earattt'tc di quest'uomo, non soltanto ch"egli è scrio, m.1 - e mi servo dr-Iloparola adatta in tutta la sua pie-nezza - che ~ verl{ine-,quinto lei StCJIH. Ma gli uomini vergini conducono le mogli a ... Sainte-Beuve, commentiamo noi che sappiamo la fine della storia. Allora invece il giovane fidanzato si preoccupava di ~ltro: La carta era assai piccola, mia Adele, e gli orli e-rano tagliati, come se fossr- stata rim• picciolita nneora. Perdon11mi,cara amica, que• uo appunto, chC'ti prova quanto prc7.ioscmi siano le tue lettere. Ahimè! Conto per coll dire le ri(lhe di ogni pagina, e le lettere di ogni riga ... Oh 11, Adele! il tuo Vietar ha bi1ogno di credere chi.!l'ami. Le lettere d'amore di Riccardo Wagner a Matilde Wescndonk, l'ispiratrice del Tristano t bolla, sono irte di ripetizioni di concetti, espressioni, parole, con impeti e irrigidimenti alternati; appaiono ora enfatiche con un sapore di insinceritA, ora schiettamente accorate. In esse abbondano i puntini di sospensione, i punti esclamativi, le interiezioni, gli aggettivi in funzione di sostantivi astratti, le parole alle quali la sottolineatura vorrebbe conferire un significato speciale: li noatro amore sta al disopra di ogni impedimento, cd ogni o:ttacolo ci arricchisce, ci infonde una maggiore c.piritualità, e ci 1011pin8C',tempre pii1 nobilmente e ■empre più intensamente, verso il oontenu10, la ,ostRnu dd nostro amore, rt"ndendoci sempre più indiff('rcnti per il non-essenziale. Cosi è, tu Buona, tu Purn, tu Soa\'el Noi vincert'mo - già la vittoria si dl'erma. Molto bello e molto alto, ma c1 permetteremo di supporre, contrariamente a qualcuno, che, scrivendo a Matilde, Riccardo Wagner pensasse anche un poco alla posteritll. Già da tempo del re,to la lettera d'amore era divenuta una cosa falsa. Che ne è, nelta nostra epoca, della cor• rispondenza amoroaa? I romanzi ne divennero sempre più spogli, tanto è vero che in tutta l'opera di Proust non trovi una sola lettera d'amore, e qualche sporadica eccezione non merita di essere conaiderata. Matilde Serao scrisse, è vero, verso il 1913, Ella non rispose, romanzo epistolare, che fermava l'ultimo anelito di una semiblerie tutta partenopea e araldica di cui non riteniamo che il ridicolo degli accenti e delle situazioni. L'amore di Paolo Ruffo per Diana Sforza, maritata a sir Montagu, amore infelice e senza via dì uscita a causa di ragioni di cui non ci si rende più conto, racchiude lettere sn questo tono: Diana, donna di gr■ndc ,·ìrtù; Di1ma, che non avete voluto conoscermi; Diana, che non avete avuto picti:idi mc; Dian", che ri1pctt11te profondamente sir Montagu e, quindi, disdegnatt' l'amor mio, io penlQ di partire ... Suò a Londra. a mezzanotte. domani sera. Dopo, non ~- Forse avrò bisogno di riposo, perché questi giorni pesanti, odio,i, del Suase:<mi hanno estenuato, A volte ho qualche vertigine. Ho vi11uto male, nove giorni. Sovra tutto non vi ho ,·ista. Sovra tutto, voi non mi amate. Sovra tutto, non mi amerete mai. La vostra \'irtù ~ co1ì alt.t, che rinnega l'amore e rinnega IRvita. Oh nobile donna, io patto domani !'lt:rn I Addio. Firmali>: Paolo Ruffo. Tutte le lettere del romanzo sono del resto di Paolo Ruffo, perché, per quanto riguarda Diana, • ella non rispose•· • D'inverno e d'estate, da presso e dll lontano, fin che io viva e più in là, 18 aprile 1882•• aveva scritto a Daniele Cor• tis un'altra sposa virtuosa uscita dalla penna di Fogazzaro, e questa frase circolava ancora con tremendo successo nei collegi femminili, al tempo di Ella non ri.spose... Dobbiamo concludere che la scarsith di epistolari d'amore nella vita come nella letteratura contemporanea segna la scom• parsa d~i grandi amori? Neppur lontana• mente; ma il telefono ha semplificato molte cose, e con esso la vita più libera, più esteriore. Un maggior pudore nell'espressione fa rifuggire dagli aggettivi sapienti e la paura del ridicolo frena spesso la penna. Non cc ne lagniamo. Ma il male consiste nell'esagerazione opposta, le lettere d'amore prendono un tono freddo e quasi commerciale, rapidi appuntamtnti, poche notizie, conti da pagare, e nessuna preoccupazione di chiarire lo stato di un sentimento Che deve pur esserci. Esistono ancora oggi molte Marianna Alcoforado, e molti uomini della statura di N~I Douton, ma non sanno più cspri• mersi. Lo dimostra questa lettera di un anonimo dei nostri tcm'pi: ... mentre 10 volevo, dt:!lidcra,·o, per la mia pace ~ per la tua questa ,eparazionc il pensiero dt'llc con!'leJ;::uenunei riflesii della tua opinione mi offende e mi addolora. Pos•o dirti ancora una \'Oha quello che tu non puoi capire? Come io desideri la p1t<'e,la più a,solurn, ~en7.A turbamenti per n~suno, sen7.a leg•mi d'affetto o di consuetudini, senza amore per nulla. Ne ho hi10.ano perché il mio spirito irrequieto deve sostare e dimenticare tutto, pt'rchl!: il mio pensie10 prenda un altro 01 ienlamcnto, pe-rch~ i miei tt'n1i non ,-i ribellino più. (o non vo~lio più ,·cdcni pcrchl!: mi turbi, perché il 1uo amort: mi preoccupa, µcrchl ti voglio hene e non dc~idcro volerrene più .. Sublimi contraddizioni! Egli ama e non vuol più amare, tratta male la donna che lo ama, e pur abbandonandola vuole che essa lo assicuri di tutta la sua stima. La lettera incomincia con • Caro amore•, termina con • Ti bacio con tanto amore•, ma in soManza è un congedo. E ,la punteggiatura è trascurata, lo stile sciatto, i fogli scritti a larghissimi caratteri su una sola facciata, mentre a metà (inchiostro diverso, scrittura più diritta) appare. una sosta, di un giorno forse, dopo di che la iettera è stata ripresa con rinnovate forze. E la piccola astuzia del • tu mi turbi•, e • se tu avessi insistito di più io avrei ceduto•, per, come si dice, addolcire l'aloe della pillola? Questo farsi un po' vittima del destino: • senza più amore per nulla,? Sia dunque decretata la fine di queste lettere d'amore, se le intenzioni rimaste non sanno far di meglio. t un linguaggio che nessuno di noi intende più, come di vecchissime scritture, o, se vogliamo, e una tecnica perduta. E confessiamo infine che se d,1lla persona che più ci sta a cuore riceveasimo mai una lettera degna di mademoiselle de Lespinasse o di Marianna Alcoforado, ne rnnarremmo per lo meno assai preoccupati, noi, i cinici. L'ADDETTO ALLE SCHEDE

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