Londn, giugno, a~ H~, all'inizio della primavera 1 siede in una panchina. nel 1.1·, parco di San Giacomo, pro- ......1 prio vicino alle rocce del piccolo ,ago dove i goffi pellicani si spulciano il petto con gravità, può vedere il Primo Mini,tro Chamberlain uscire per la passeggiata con la moglie, o gettare le briciole ai tordi che s'alzano dalle siepi di bosso del giardino in Downing Strcct, al n. 10. Un giardino di dimemioni molto modeste, quanto modesta è, all'apparenza, questa casa che da due M!Coli è l'abitazione ufficiale del Primo Ministro di Inghilterra. Chi viene a Londra per la prima volta rimane stupito quando guarda la casetta che sembra rimpicciolire in confronto al palazzone dc-I Foreign Offiu che le sorge davanti. Ma il Premier dell'Inghilterra se ne va, da duecento anni, ad abitare al numero 10 di Downing Street, anche se po-S.\icde,in un'altra strada di Londra, un palazzo da far invidia a quello del rt, • La casa di Downing Strcet non ~ im• ponente; e, se di fuori ~ modesta, dcn• tro non ha di bello che alcuni soffitti a stucco nello stile che prese il nome dai fratelli Adam, architetti che lasciarono pregevoli costruzioni nella seconda metà del Settecento. Ma la casa è molto più vecchia, ed essa e tutta la Downing Strcet prendono il nome celebre in tutto il mondo da un tristo personaggio. La storia di Downing Street comincia ai tempi di Cromwelt. Sembra, anzi, • che Cromwcll stesso abbia abitato una ca.setta che sorgeva all'angolo di \.Vhi• tehall, proprio dove adesso è il numero 10, e si chiamava il Cockpit. C'è una lettera del maggio 1651 di Cromwell a sua moglie Elizabeth Cromwell, al Cockpil, Westminster. In quc.,ta casa fu presentato un giorno a Cromwell un giovanotto sui ventiquattr'anni, che ve• niva dall'America con lettere di prescn• tazione di famiglie puritane emigrate al Massachusetts. Di questa provincia della Nuova Inghilterra era governato• re un tal Winthorpe, zio del giovine; e il giovine, anch'egli di famiglia puri• tana, potè fare a Cromwell una relazione sulle condizioni di Boston e di SaJem. S'era laureato al collegio puri. tano di Harvard, dove :weva poi fatto da precettore, ma un certo spirito d'av• ventura l'aveva portato ,;u queste spon• de dell'Atlantico. A Cromwell piacque il giovane Gcorge Downing; e infatti poco dopo lo trJ11i.1mocappellano di un reggimento dell'esercito parlamentare, poi coman• dante generale delle Avanguardie in Scozia, membro del parlamento di Cromwell, e infine ambasciatore a). l'Aia. Un'ascesa un po' rapida, e spie• gabile con una capacità d'adattamento agli i'\ffari e alle circostanze. Con la mone di Cromwell le vedute di Down• ing mutarono. Era convinto che il figlio di Cromwell fosse un uomo impossibile; e infatti gli avvenimenti mo-- strarono presto che Riccardo Cromwetl era un inetto. Per contro, la carica di amba.sciatore in Olanda aveva messo Downing in contatto con l'esule Carlo II, e, quando avvenne la restaurazione, Downing diventò uno dei fidati consiglieri del re, poi segretario della Tesoreria. In quel tempo, Downing riesce a rintracciare tre dei suoi ex•com• pagni nell'esercito parlamentare, dove la sua carriera era cominciata. [ tre erano fuggiti in Olanda col trionfo della restaurazione; ma il loro nome appariva sulla sentenza di morte di Carlo I : Corbet, Okey e Barkstead, rispettivamente gentiluomo, mercante e orefice. Downing, iJ quale conosceva bene J'O. landa, riuscì a scoprirli e a farli condurre a Londra, nella Torre, dove pagarono il fio del loro regicidio. « Un uomo, Downing, di vedute aperte>, lamentava Pepys nel suo Diario ( 12 mar• zo 1662): e Stamattina abbiamo avuto notizia che sir George Downing, da perfido mascalzone, se pur facendo un servizio al re, ha fatto prendere Okey e gli altri due. Tutti gli fanno tanto di cappello, come ad un magnifico indivi• duo da starsene alla larga >. Ma un simile zelo meritava il suo premio; e Downing, infatti, non .soltanto aveva ottenuto un titolo, ma il re gli concesse un pezzo di terreno a Westminstcr con una borsa cii 20.000 stcrli• ne : e Carlo I I non dava quattrini neanche alla bc:lla Nel! Gwyn se non « per grazia ricevuta >. Downin.g ~tè cosl diventare un grosso propnctano. Fece quattrini con un metodo (acquistato per quattro soldi da un tale che l'aveva inventato) per conciare le pelli di pecora come se fossero capretti, e commerciarle in Francia. Fu, inJOmma, fortunato sotto il re Carlo II quanto lo era stato sotto Cromwell che aveva fatto tagliare la testa all'altro re. Case, dove sorge ora la Downing Street, ve n'erano già fin dai tempi dei Tudor. Ma nel 1663 ~ir George Down. ing ottenne un'enfiteusi di questo ter• reno, con diritto d.i costruirvi, ma di non andare, verso 1I parco reale detto di San Giacomo, più oltre della casa chiamata appunto il Cockpit, dove ave• va abitato Cromwcll. Downing, quindi, costrul sul lato nord della strada; e poiché altre case v1erano ad angolo retto, lo spiazzo fu chiamato per qualche tempo sui documenti Oowning Square. Downing volle che le case fossero piacevoli, cosa comprensibile per• ché cadevano sotto gli occhi del gaio re quando questi s'affacciava alle finestre del suo palazzo in Whitehall. Sembra che sir Gcorge avesse fatto del N. 10 la sua abitazione al tèmpo in cui era stato segretario alla Tesoreria: in realtà, in quelle vicinanze sorgeva fin dal tem• po d'Enrico VI Il la cua. della Tesoreria, cd è probabile- che il primo legame fra il numero 10 e la Tesoreria sia avvenuto appunto quando Downing, CO· mc ~cgn::tario, abitava al N. 10. Sotto Giacomo II la casa fu abitata dal Primo Scudiero del re; ma con la fuga di Giacomo la casa divenne un bene della Corona. e nel 1 731 Gior 4 g.io II l'offerse a sir Robcrt Wa: 1 le, il quale l'accettò non per sé - c.hé egli aveva il suo palazzo a St James' Squarc - ma come residenza ufficiale del Primo Lord della Tesoreria, e il 24 settembre 1735 \Valpole vi si era traslo• cato. Da allora il N. 10 è stato senza interruzione la rcsiden7.a del Primo Ministro, e ad essa fu aggiunta, molto più tardi, la villa di Chequers, che di gran lunga l'eccede in grandiosità e splendore. Raccontare la storia degli in• quilini del N. 10 è quindi rievocare tutta la storia dell'Inghilterra moderna. A \.Yalpole era succeduto Pitt, quel Pitt di cui si .solcva dire che se il re aveva dato in Walpolc un Primo Mini• stro al popolo, il popolo aveva dato al re un Primo Ministro in Pitt. Sotto Pitt il N. 10 vide le sedute del Consiglio che dovettero apprendere la perdita di Minorca, i disastri del Canadà e dell'In. dia; ma dall'cMrcma depressione, l'Inghilterra era stata da Pitt sollevata al vertice del succe55,(),quando i gover• nanti s'erano convinti che se l'Inghilterra diventava suprema sul mare il suo potere in terra sarebbe venuto appres4 $O; e la Francia infatti fu battuta non nel Canadà e nell'India, ma a Downing Street. A Downing Strcet andò poi come Primo Ministro lord Bute, un uomo di variopinta carriera. Un acquazzone che aveva impedito le corse di cavalli, la ncce"-Sità di trovare sui due piedi un compagno al principe di Galles il quale voleva ingannare il tempo con una par• tita a carte : ecco gli inizi della carriera politica di lord Bute. Fu Primo Ministro soltanto per un anno, ma fu anche l'uomo più odiato dal popolo, che l'aveva ~oprannominato Jack Boot, e l'aveva bruciato in effige. Fu il solo Primo Ministro che dovette farsi accompagna• re a Do,-.•ning Street da una guardia del corpo di pugilisti. Poi vennero Grenville, lord North e Pitt il Giovane. Per prima cosa Pitt il Giovane spese al N. 10 diecimila sterline in restauri, e poi vi menò gran vita: pare che l'esattore delle imposte non riuscisse mai a incassare le sue rate dal. contribuente Pitt, Cancelliere dello Scacchiere. Pitt s'era preso per governante una sua nipote, la famosa lady Hcster Stanhopc: lady Hestcr diresse la ca.!oiadel Primo Ministro dal 1803 fino alla morte di questi. Morto Pitt, il re le dette una pensione di 1200 sterline l'an• no; e quattro anni più tardi lady Hester la.~ciava l'Inghilterra per non tornarvi mai più, e, .stabilita.si tra i drusi sul Monte Libano, fondò una sètta rcli• giosa basata mCtà sulla Bibbia metà su} Corano, e morl dittatrice dei drusi e in odore di profetessa. Nella prima decade del XIX secolo accadde che un primo di maggio i mes• saggeri si precipitassero a Downing Street ad annunziare che il Primo Ministro Spencer Pcrccval era stato ucciso con un colpo di pistola proprio mentre entrava nella Camera dei Comuni. E allora a Downing Strcet andò lord Liverpool, per quindici anni. Furono quelli gli anni in cui il N. 10 vide i dispacci delle guerre peninsulari, del. l'incendio di Mosca, della battagli.i di Lipsia e dell'abdicazione di Napoleone: e poi della fuga dall'Elba e infine di Waterloo. Il duca di Wellington, che successe a lord Liverpool, usò Downing Strcet soltanto come un ufficio, vivendo nella sua Apsley Housc in Piccadilly, dove un giorno dovette barricarsi contro la folla. La vecchia ca.sa del numero 10 aveva visto tante scene strane, ma nessuna come quella del vincitore di Waterloo quando egli dovette entrare per la porta di servizio. E poi vennero Peci e lord Grey, autore, questi, della riforma democratica. La lotta per la riforma era finita quando lord Melbourne dovette accingersi a dare alla fanciu1la•regina le prime lezioni nell'arte di rc~nare. La sua amicizia con la regina Vittoria diventò oggetto di critiche beffarde, perché lord Melbourne era al fianco della regina almeno sci ore al giorno, un'ora al mattino, due a cavallo, una a pranzo e due la sera. Seguì lord Palmenton, il quale si definì da s~ il Primo Ministro britan• nico al cento per cento; e Downing Street vide poi Gladstone e lord Derby : il solo inquilino del numero 1 o al quale toccò la ventura di rifiu• tare una corona, perché, prima di tor• nare per la terza volta a Downing Strcct nel 18631 era stata offerta a lord Derby la corona di Grecia. C'è bisogno di parlare di Disraeli? Il suo vestire, la sua conversazione, i suoi romanzi lo avevano reso celebre, prima ancora che nella politica, nel salotto di lady Blessington. Per la pri. ma volta nella storia dell'Inghilterra, Downing Street apriva la sua porta a un figlio d'Abramo. La spiegazione di Carlyle era stata semplice: « Un pre• stigiatorc ebreo che mena pel naso il popolo inglese>. E dopo di lui sono passati lord Salisbury, lord Roscbery, Asquith, Lloyd George, Baldwin e MacDonald. Lungo la scala del numero I o sono appesi i ritratti dei Primi Ministri che ne furono inquilini : torismo, conscr• vatorismo, liberalismo, socialismo, tutta l'evoluzione politica dell'Inghilterra è lungo quella scala. Per il momento l'ultimo ritratto è quello di MacDo• n:ild : ma non si sa se appartenga al periodo socialista o ai giorni dell'apostasia pseudo.nazionale. La casa è piena di spiriti e di fantasmi. Ed è anche una casa che può diventare impenetrabile, come testimoniano i fallimenti di lord Curzon e di Anthony Eden ad entrarvi come Primi Ministri. C'è chi dice che l'aria della casa al numero I o abbia il pote• re di un filtro. Certo è che quelle stan• zc sono rimaste tali e quali erano al tempo di Walpole; e lady Oxford, la quale le abitò per lunghi anni ai tem• pi della fortuna di A~quith, ha scritto nelle sue memorie che la casa e era di fuori color fegato e di dentro un'in• farnia antiquata dove non c'erano che delle scale stTP,tte e scomode>. Lady Oxford non a'veva tutti i torti. Ancor oggi, quando si è varcata la soglia, che non è certo un e portone>, cj si trova in una specie d'androne dove è sospesa una modesta lampada elettrica; e alla destra un orologio a raggi vi dice, chissà perché, che siete due minuti in ritardo. La camera da letto di Walpole, quella dove egH teneva la sua levée du lit~ è diventata la sala del Gabinetto: sedendosi nella poltrona del Primo Ministro, al centro della lunga tavola, si può vedere l'Ammira• gliato; e se il Primo Ministro s'inchina un poco a destra, vede Nelson in cima alla sua colonna in Trafalgar Square, e, attraverso la finestra dall'al• tra parte vede la colonna df!I duca di \.Yellington. La stanza da toeletta dei Primo Ministro è diventata la camera del segretario A e ìl suo salottino quella del !Cgretario 81 e la stanza da pranzo è diventata un salotto : vi sono qui i ritratti di Wellington e di Nelson. La sola volta che il vincitore di Trafalgar e quello di Waterloo s'in• contrarono, fu quando si parlarono, per pochi minuti, a Downìng Strcet. Il Primo Ministro dorme nella stanza dove lady Walpole è morta nel 1 738; e il signor Chambcrlain può deporre la scatola dei suoi ami da pesca su un caminetto del pi1ì puro stile giorgiano, sobrio e classicheggiante, con colonnine scannellate di marmo nero adorne di capitelli ionici. Ogni Primo Ministro porta al numero I o un po' di mobili suoi per ravvivare te stanze, e nel giardinetto vi è un aJbcro di fico, su cui volano gli storni dal parco di San Giacomo. . Qul"'.:;t,1 è la ca~"\ in cui1 da duecento :umi, vi!'nc- diretta la politica dell'ln• ghiltc-rra; casa modrsta. e senza chiave-. Sicuro, senza chiave. L'Inghilterra pa~.~. a al suo Primo Ministro una casa, ma gli nega il piacere di avere una chiave di casa. Il Premier d'Inghilterra non può mai chiudere la sua porta con due giri di chiave. Quando il Pri• mo Ministro torna a casa deve suona• re il campanello e attendere che gli aprano la porta. Una volta la porta al numero I o era perennemente aperta : al luogo della toppa v'era un anello da cui pendeva una piccola maniglia, e, tirando questa, una cordicella interna faceva funzionare il chiavistello: tal quale come nelle case dei villaggi. Ma, durante la guerra, Lloyd George aveva pensato che quel sistema era un po' troppo semplicistico e supponeva un affetto eccessivo dei cittadini per il loro Primo Ministro. E fu allora messa la serratura, ma niente chiave. La ragione che si adduce è che si desidera impedire che qualche ex•Primo Ministro ceda alla nostalgica tentazio• ne di rivedere le stanze del suo per• duto potere e torni nottetempo all'im• provviso a turbare le meditazioni del suo successore. Pare infatti che il vec• chio lord North, dopo essere stato ben dodici anni Primo Ministro, solcsse re• carsi al N. 10 a sedere malinconicamente nel giardino della casa. Ma al• !ora esisteva ancora il famoso sistema di apertura a cordicella. C. M, FRANZERO L0KDU • L'ALFIERE DEI OUUTIEILI DELLA O0ABDIA ~ 01 PRIMI teneri giorni della primall3, vera cominciavano ogni anno le pas,. &eggiate solitarie del No.bit Uomo Adone. All'alba, svelto e contegnoso, ti avviava verso la peri(eria, pieno del timore d'eHcr veduto da qualche conoscente; aveva ,empre paura di esser visto, ma p,crch~ tcntiue il desiderio di naicondere queste aue passeggiate dei primi di maggio non lo 1apeva nemmeno lui. Non sapeva affatto conoscere se stesso e si avventurava in questi vagabondaggi mattinieri come una (anciulla che va verso il suo primo appun• tamento, Aveva trentacinque anni; la sua figura portava gli evidenti segni di un'esistenza poco consumata e, nello steuo tempo, por• tava quelli della monotonia derivatane: a seconda di come lo si osservava, ti .corgeva nei suoi lineamenti un'cJpressione infantile che faceva pensa~ che in lui non si fosse mai spento il bambino i ma, quasi nello stes.so tempo, a volte 1vclava qua14 che cosa di stanco e cadente. Le giornate del' N. H. Adone passavano tra il caff~ cd il circolo dove giuocava, senza passione, perb, e senza oltrepassa~ in vincita o in perdita una certa piccola cifra, la cui misura, a guardarlo attenta• mente, gli si leggeva nell'aspetto dei suoi vestiti, nei gesti con cui maneggiava le fu:h.es od i biglietti da dicci lire. Patenti e diplomi rinnovati regolarmente legittimavano la N e la H, attestando una aobastanu illustre tradiiione. Adone quasi detestava quel segno di famiglia da averlo abolito anche sui biglietti da visita, ma tra K, in certe ore torpide, spesso tentava di risalire il tortuo~ sentiero della genealogia familiare per usicurani della nobiltà del suo sangue, e non riuaciva ad arrivare pil'.l in là delt'immagin~ di quell'N e dell'H. Col tempo, questa sigla aveva preso differenti forme nella sua memoria: da un anno al• l'altro, era passata dalla durcua di sem• plici caratteri romani, ad ahri leggermente curvi cd appuntiti; verso i t~nt'anni aveva preso forma d'una immenu decorazione barocca in cui 1volani e nuvolaglie dorate erano intramezzati da urani intarsi. Era una delle sue maggiori distrazioni questa sua (antasia tipografica e, 1pesao, gli serviva. a panare senza noia intere mezze giornate. Cosi era il suo tempo, ogni cosa vi uava immobile, grigia e uanca; u ,n, pcrb, quan• do arrivava primavera ... A primavera, generalmente, lo vedevanc iparire dalla circolazione. e Che fai a primavera, che non vieni pi(i a giuocare? > gli domandavano molli. e Come?... a primavera? >. e Già, 1. primavera >. e A primavera. Non lo ao, fone pUlel• gio. Dopo il gran freddo dell'inverno, U primo sole... >. Sapeva dire e primo ao)e • con un tono tutto apcciale. Gli amici bor• bottavano contrariati, protestando che da lui non c'era da cavare mai nulla di preciso. e A primavera tornan le rondini >, fini• va. col dire a voce cantante il più grouo e più vecchio della compagnia: e la conversazione smetteva Il. Il Nobil Uomo Adone, proprio sul primo della primavera, quando i bulbi meltc>n fuori la punta verde, dura e quasi la.Jqva, se ne andava in campagna; e pcrch~ 1i sentiva rimescolar tutto l'euc~ quui gli pareva di sentini inverdire anche lui comi: \e piccole pìantc deì prati. Andava. lontano sulle colline, oppure paueggiava per l'intua giornata a qualche chilometro dal• la città.: pensava a se stesso cd al fervore che gli metteva addos,o l'approssimani della buona stagione, e più lo considerava e più s'impauriva perché, al contrasto dei IO• liti giorni, quei suoi risvegli gli pareva con• tenessero il germe 10ttile d'una pau.ia lcg• gera leggera. D'una tal demenza pensava di avere un'idea precisa ; ora, a trtntacinquc anni, aveva .. scopcrto che quella non era pauia: solo, in lui non t'era mai consumato il bambino, e quello era il aentimento della fanciullcua che ritornava vivo. e Sono raguzo >, disse a ae stesso uno di questi giorni. e Sono ragano uguale a tan• ti anni pa»ati >. E non ne aveva soltanto il sentimento: una berretta alla marinara con un pompb molto grande aJ centro, una trottola a strisce rosse e bianche, una. rete da farfalle, alcune bambine con ii cerchio, gli tornarono davanti agli occhi con una commot.ionc di cu.i aveva pudore. Si guardò attorno come se qualcuno fo'fe stato ad osservarlo; però, non c'era nessuno. Si trovava sulle lar13:he aponde del fiume e da ogni parte c'era immobilità e sole. Camminando ancora, udl le grida di fan~ ciulli che giuocavano dietro ad un poggio; ìl primo moto (u quello di allontanarsi; in. vece, si trovò in meno a cinque bambine. Cercavano le violette tra i cespugli ; la più pie-cola avrà avuto dicci anni e la pill grande forse sedici ; ogni volta che ·ma trovava una violetta l'annunciava a tutte le ahre con gridi di rondini ; però, ne trovavano poche, forse perch«!: si davano trop4 po da fare. Anche Adone allora si mise a cercare e gli parve di sia.re bene in qud luogo: le bambine non si stupivano iroppo della 1ua pre,enza. Egli, intanto, trovava più violette di loro, perché cercava con metodo e con convintionc, girando tutti i cespugli ad uno ad uno. Volle dare anc.hc consigli: e-Voi fate troppo in fretta, e non ne vedete nemmeno la metà; guardate quante ne ho trovate io ,... Quelle guardavano e continuavano alla loro maniera. e Guardate qua.ntc ne ha trovate lui! > disse alfinc la più grande, additandolo alle altre. Egli stava tutto piegato, quasi con la teua tra i cespugli, cd in mano aveva. un gran mazzo di violette. Cli vennero at~ torno quattro ·bambine, e lui restb chinalo ad OS!trvarlc: le guardava con compiacenza. e pieno di (clicità; sopraggiunse la pill µ·e. cola e nel vedere tutte quelle viole dette in un grido e disse: e Ma che fortuna ha il vecchio! >, e le violette caddero tutte per terra come una rosa che ,i sra. Un renaiolo che si era avvicinato in quel ~~~e~~o Ag:!~: :e ~'::n~l~:a ~ ~u~:isa~ec~r: voleva quell'uomo?>. GUGLIEMO PETRONI
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