(0OlfTilfl7il. D.ll MlJ'llERl P&ICBDEN'TI) I L TOMMASI sapeva che ella non sarebbe andata lungo il fiume la sera, ma l'aveva aspettata. et. molto semplice >, ella disse il giorno dopo; « mi potrei vestire da uomo, mentre Leoni sta fuori di casa; esce alle nove e torna a mezzanotte o all'una. Ci sono almeno tr'! ore. Potrei vestirmi con un abito di lui. Nessuno lo potrebbe immaginare>. Il Tommasi rima5e 1balordito di questa prontezza a inventare. Queste cose le nascevano nella mente con una fertilità incredibile, ed era stupita lei stessa della propria fantasia. Stava seduta sull'orlo del tavolo, dalla parte opposta a quella di Tommasi, ma sembrava che li dividesse una distanza enorme. Lo vedeva di fronte con la testa b::ts.sae col viso che gli si stirava mentre parlava. e E allora? > ella insistette, con lo stesso fastidio di quando al cinema si rompeva il film e la luce inondava di colpo la sala, e quel _mondo fantastico dileguava come una bolla di sapone. e Allora?>. Tommasi levò il viso e dis.sc a bassa voce : e Ohe cosa devo fare? Io non sono niente; io sono un povero giovane >, disse in uno slancio di sincerità come se si specchiasse negli occhi freddi di lei. e Non è questione >, disse Teresa ostinatamente. e Veramente, non ci avevo pensato, prima, çhc avrei potuto vestirmi da uomo. Stasera verrò di sicuro>. Ella parlava come se inventasse un dramma, e come se recitasse. Inventava senza fatica, e ci credeva. Inventava perché voleva vedere quell'uomo interamente posseduto da quella fantasia, e non avrebbe smesso fino a quando non lo avesse dominato del tutto. Viveva in un altro mondo, e tutto il suo viso si trasformava. et bella», pensò il Tommasi. Egli disse: e Se non viene questa sera, domani le vengo a tirare i piedi sott'acqua mentre fa il bagno. Verrò al reparto donne, nuotando sott'acqua >. Teresa ne fu entusiasta. Ma come avrebbe distinto lei dalle altre bagnanti? E come avrebbe resistito tanto tempo sott'acqua? Il Tommasi si trasformò ai suoi occhi in un ahro esse• re, e la monotonia di quel reparto delle donne al mare, dove galleggiavano nelle vesti gonfie certe signore che scrutavano sospettose intorno, risonò di una irruzione improvvisa. La sera, quando fu sola, ella ebbe bisogno di vedere quel giovane, ma presto. Voleva dirgli di non tentare neppure un'impresa. simile: traversare la divisione che separava lo stabilimento degli uomini da quello delle donne, nuotando ~ott'acqua. Poteva capitargli male. Mentre pensava a queste cose, sentiva il sangue che le batteva alle tempie, col suono delle trombe e dei violini che al cinema incal- :r.anochi sta prendendo una grave deliberazione. Questo le dava una voluttà angosciosa. Si trovò davanti allo specchio vestita da uomo, con un abito smesso che aveva trovato in un armadio. Si trovò come travestita per scendere in una miniera. Si cacciò un berretto in testa fino agli occhi. Voltandosi vedeva la curva dei suoi fianchi delineata sotto la giacca, per quanto la giacca f~ larga. Si ritrovò nello specchio col viso convulso di chi si sente precipitare. Non c'era anima viva per la strada. Si sentiva il sussurro lontano del mare, e un improvviso crollare, come se 11 .. ,la oamp1pa dnna UHN lmmhl111t.1, .. " il mare scaricasse infaticabile il suo peso sulla spiaggia. Si strinse nel pastrano chiaro che s'era buttato sulle spalle. Traversò la piazza rasentando in fondo il campanile e la chiesa. Sentiva arrivare dall'altra parte le voci della gente al caffè, e il tintinnio dei bicchieri. Sull'aria, tra l'odore caldo che emanava l'abitato, arrivò un profumo acuto di gelsomino subito disperso da un brivido della notte. Si ricordò che andava incontro al Tommasi1 e si chiese se ne valesse la pena. Non vi aveva pensato fino a quel momento, e Je pareva di andare chissà dove. Traversando un quartiere chiuso, che pareva inanimato, sentì il profumo secco dei gerani lungo la ferrovia. Da una delle finestre a tramoggia della prigione partl un lungo sibilo in sordina e si confuse più tardi con la sordina di un coro di grilli. Un'agave fiorita, in fondo alla strada nel ciclo sbavato dalla luna, le indicò che la campagna doveva essere imminente. Traversò il ponte. In quel momento si trovò davanti a un carretto che le sbarrava la strada, uscito come dal nulla. Un uomo si sporse dal carretto e le chiese : e: Dove andate a quest'ora? ». Ella non rispose, ma cercò di pas• sare per il varco stretto tra il carretto e il ponte. e Oh, bella, guardate che vi si è sciolta una treccia>, disse lo sconosciuto. Ella si sentì lo sconosciuto vicino, il quale la afferrò per un braccio, la fermò e la guardò in viso nella luce diafana della notte lunare. Ella non pronunziò una parola, e stette immobile come un insetto che si sente catturato. Vedeva quell'uomo vicino e lo sentiva grande, alto sopra di lei, con un viso pallido nell'ombra e gli occhi liquidi. e Andiamo, bella :,, « Devo rientrare >, ella disse. e Abbia pietà di me. .E: una pazzia. Lei non sa chi sono... >. e Non lo so. Ma non dirò niente a nessuno», egli disse rimanendo col viso pallido sopra di lei. Stringeva forte. La prese tra le braccia e la mise a sedere facilmente sul carretto. Il cavallo si mosse con uno scrollo. Ella si tirò sul capo il lembo del mantello alle luci che le passavano davanti in un giro vorticoso lungo le strade dell'abitato. e Ah! > esclamò l'a,•vocato Leoni fermo in mezzo alla starna, posando il pugno sul tavolo. La notte si restrinse tutta intorno a quel tavolo, nella zona di quella luce. Teresa era rimasta ferma sulla porta, come una creatura che egli non avesse mai conosciuto veramente, pur avendola avuta accanto per cmque anni. I pensieri di lui si concentrarono dapprima in questo sentimento, e nella constatazione che ella era bell:-i: la sua treccia, alquanto disfatta sulle spalle, le dava qualcosa di sfumato e di non terminato, come il tocco frettoloso di un artista che non avesse delineata del tutto un'immagine. E come questa treccia disfatta, apparivano sfumati gli occhi di lei, il viso di lei; ma l'abito virile che la rivestivaJ la chiudeva quasi in un ordine, in una penitenz..'l, in una galera. La rivelazione di quella uscita notturna si mescolava appunto a quest'impressione di penitenza; e anziché il piacere, quell'immagine evo• cava il casti~o. e Sicché, e molto tempo che vai uscendo così la notte? > disse calmo Leoni. -e Questa è la prima volta >, disse Teresa. Tutte le cose intorno erano puerili; puerili e tradite: il tavolo, il lume, e tutto quanto attestava una consuetudine di vita. « t la prima volta>, ripetè Teresa come se egli non avesse udito. In quel momento Leoni non sentiva nulla e non aveva nulla da dire. Vide Teresa come un animale che avesse tenuto in casa, un animale di strane abitudini e di cui soltanto ora riusciva a rendersi conto. « Tu esci tutte le sere >, aggiunse Teresa. e E perciò?> fece l'uomo. « Io sono sempre sola, sempre sola. Che cosa posso pensare, io?>. « Non capisci. Nori hai mai capito >. egli disse. Ma non sapeva veramente che cosa ella non avesse capito. Il senso di quell'avvenimento si scopriva piano piano, e soltanto a furia di ripetere le medesime parole. Anzi, dapprincipio aveva, almeno per Teresa, qualcosa di nuovo, di facilmente riparabile, come se non fosse lei a quel posto, ma ella recita~e soltanto una parte. Il costume che indossava l'aiutava a sentirsi una forestiera. E non diceva le parole che pensava, ma nitre parole, carpite in un'altra vita fantastica ; le parve di parlare ad altri e non a suo marito. Un senso di film l'accompagnava di continuo, in questo momento i violini e le trombe tacevano, dopo averla assordata per tutta la sera, e le parole cadevano liquide come nella dimensione trasparente della parete del cinema. e E pensare>, egli disse e che io ti credevo >. « Non è mai successo nulla prima di questa sera », ripetè Teresa. e Ah ! > riflettè Leoni. Si sentiva pie• colo e stupido. Questo era il suo sen• timento. Ed ella era bella, vigorosa, ccl e~li non la capiva. Piccolo e stupido, piccolo e stupido, piccolo come al tempo in cui ragazzo pensava all'amore degli uomini. « E che cosa è successo? :. chiese come se la cosa non lo riguardasse. Non riusciva a provare nessun sentimento: soltanto questo1 di essere piccolo. Ella cominciò a parlare. Ma parlando confondeva tutto, e diceva parole di cui non capiva il senso. Egli la interruppe. Parlava e.almo : « Ecco, tu non capisci. Nella mia vita non c'è altro di importante che questo. lo, su te, ho puntata tutta la mia vita>. Quando ebbe dette queste parole si sentì diventare di gelo. Ora si rendeva conto di tutto, cd era spaventevole. Pensò a un altro uomo, con la ripugnan1,.1che provano i ragazzi verso un adulto che intravedono nudo. Ella ab• bassò la testa e si mise a singhiozzare, ma senza lacrime, con un lungo guaito: e Non sapevo nulla. Che cosa è stata la mia vita? Che cosa mi ha portato? Che sapevo io?>, Era stupita che tutto fosse accaduto con tanta rapidità e in un modo irrimediabile. Di nuovo l'immagine dei film si ripresentò alla sua mente: porte si aprono e si chiudono; gente appare, e muta il destino d'altra gente; v~pori navigano con la felicità a bordo; chi parte per sempre e chi si riunisce per sempre ad altri. e E chi è lui? » chiese Leoni. « .E Alfredo Squinci. Ma è stato un ... >. e Abbiamo fatto mak, molto male>, egli disse, « a sciuparci così tutta la vita. Ne ho colpa io? Nessuno ne ha colpa. .B la vita. Ma perché?>. Era convinto che questo non si sarebbe rimarginato mai e non sarebbe stato dimenticato mai, come chi si accorge di una malattia inguariqj,le che si annunzia repentinamente. tutto sembra facile fino a quando non accade qualche cosa; ma quando accade, la v~ta passata rimorde. e Sì, sembra facile». continuò Leoni. e Non ci si pensa, e si rasenta tutti i giorni il pericolo. Si nutrisce il pericolo e lo si chiama. Tutt.i. la vita è così. Ma poi bi-'Ogna scontare lo stesso. Perché alla fine il male c'è lo stesso. Il male è il male •· « Dimmi che cosa devo fare>, disse Teresa con un viso rigido. e Te lo dirò>. e Devo andare via. Lo so ». e Andare via, oh, non è il caso. Perché andare \'ia? > chiese Leoni. Egli rifletteva guardandola. Gli pareva di vederlà per la prima volta, e si accorgeva che ella non era più la fanciulla che aveva sposato, ma una don• na. Si ricordò del suo corpo come di un frutto mai mangiato. e Come sci cambiata ! » le disse. e Sì, ~i molto cambiata :t. e Non ero fatta per questa vita>, ella disse. « Nessuna di noi è fatta per questa vita delle città. Fa male qui , ; e si picchiò la mano sulla fronte. Chinò la testa: e Vuoi uccidermi? ». Egli si ricordò, nel tono di questa frase, di un'altra frase molto diversa, ma cht' pareva ora acquistare il med'!simO senso, la frase con cui ella gli si era offcrta la prima volta. j e Io? > chiese Leoni. Come se tutto quello che si erano detto fosse stato pronunziato in sogno, egli ebbe l'im- l pressione di parlare soltanto ora. Dis- ~ se : « No, lo farai da te. Tu lo dcvi .f fare ,. ! « Io? No, no! > esclamò Teresa CO• j prendosi il volto con le mani. Sedette e guardò fisso quell'uomo. E in quell'atto egli le vide le gambe, j fianchi, come se non li avesse mai conosciuti. Egli stava in piedi, e compariva in quella luce che si addensava tutta intorno alla sua figura scavandogli intorno una nicchia d'ombra, come da un passato molto antico. Allo stesso modo di un attore che aspetta una battuta di dialogo dal suo compagno di scena, e a un tratto si accorge che colui ha inventato qualcosa di diverso e di enorme, ella lo guardò sbalordita. e Si è: sempre fatto così >, egli disse. e Chi, chi ha fatto sempre così? > esclamò Teresa. Si immaginò per un attimo di non esistere più; fu il suo essere che svanì d'un tratto per tornare a lei. Ma appena si . riebbe rivide il mondo quale era, e quella stanza che sarebbe rimasta uguale, e soltanto lei non c'era più, era stata appena qualche passo1 qualche sospiro, poche parole. e Oh, no, no! > ella ripetè. Rivide, dietro l'immagine dell'uomo che aveva parlato, cento altri uomini, e suo padre e suo nonno, e una discendenza mtera di uomini che le dicevano : e Ucciditi :,1 con visi d'un tempo, con occhi d'un tempo, con la legge d'un tempc. e Poi, a quell'uomo, ci penserò io>, disse Leoni. Teresa si mise a piangere silenziosamente, con certe lacrime liquide, calde, grandi. Egli non le poteva recar soccorso. Ma immaginava il calore di quella vita che nelle lacrime le irrorava le labbra, le accendeva la bocca. Lo conosceva. Molte volte avevano pianto insieme, certe stagioni, certe sere. Ma ora ella piangeva in un dcM:rto, e diceva : « Menwgna, mcnwgna ». Ma non sapeva bene a che co:;a dicesse e menzogna >, se alla vita passata o a quella che aveva veduto sulla parete tra.sparente del cinema. Ora pian~cva in un deserto. Egli stava im• mobile, in piedi, senza guardarla. Sar,cva come i singhiozzi le scrollavano 11 petto e sapeva come era fatto quel petto. Improvvisamente nella mente di lei si affacciò il ricordo di quel ragazzo che sarebbe andato il giorno seguente a tirarle le gambe nel bagno; egli l'andava cercando sott'acqua annaspando con le braccia e spalancando gli occhi nella profondità colore del vetro verde. « Non voglio1 non voglio>, ella disse in un moto di rivolta. Era bastato molto poco a scatenare un avvenimento senza più rimedio. Eppure tutto era sembrato facile, senza rischio, senza paura, niente altro che un gioco. E in quanti luoghi del mondo un gioco come quello, o simile a quello, non ~i sarebbe neppur pagato, in quanti luoghi? E perché qui si doveva pagare? e Menzogna, menzogna», disse. r violini del film non suonavano più ; a un tratto tutta l'orchestra immaginaria cominciò a vibrare cupamente seguendo l'agitazione del suo sangue. Si accorse che dalI1altro lato del tavolo suo marito s~ era. messo a lacrimare, ma piano piano, con la testa posata sulla mano, come chi si confida. Ella mormorò, <JUasiconsigliando un ragaZ"Zo: « Piang1, piangi un poco anche tu, sL Ti farà bene>, e parlava con una voce profonda e materna, come se ella non potesse servire ad altro che a provocare quelle lacrime, al modo che la madre o la sorella premurosa inducono il bimbo a liberarsi il corpo nel corso di una malattia. Stavano separati e distanti. Ma quando l'uomo si levò a dire: et tempo ,, ella si mise a tremare : « No, caro, no > ; e parlando si ricordava della vita. e Devi>, egli disse chiudendola a chiave nella sua stanza. Senti che ella supplicava dall'altra parte, e diceva parole come le dicono le bimbe messe in castigo. La sentiva che si a~itava in terra chiamando, e chiamava d suo nome. Attraverso la porta egli ripeteva, sillabando • « Devi, devi morire ». La sua voce era calma e suadente. 3 • (contiriua) CORRADO ALVARO VITA AMOROSA ED EROICA DI UGO FOSCOLO . ~- DI MICHELE SAPONARO COI.LEZIONE "LE SCIE'", PAGG. 4'5 E 24 ILLUSTRAZIONI FUORI TESTO, LIRE 20 ~csta ~ una vita di Ugo Foscolo, in cui il Poeta non ~ disturbato in ogni pagina dalle discussioni,dalle ipotesi, dalle vanità e dalle bizze del biografo; ma vive, scrive, ama, combatte e si batte, grida, gode, soffre, si es,alta, si dispera per conto suo, e va in esilio, e muore di fame. Scritta da un narratore, non cl.a uno storico, essa è tuttavia storia non romanzo. Ma c'è tanto romanzo, e tanto dramma, in quella storia I MONDADOIU, MILANO
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==