ANNO Il - N. 24 - ROMA 11 GIUGNO 1938-XVI ~ triàW~~a Dli RURR ,:I ·e ANCORA qualcuno che mo'-ìtra ~ di ritenere « superato • il pericolo comunista, che giudica per lo meno eccessivi gli allarmi che ancora si levano contro l'insidia moscovita? A questa pigrizia mentale ha encrgicamrnte reagito il discorso pronunziato a .Mila.no dal ministro Ciano, inaugurandosi il secondo Convegno degli studi di politica internazionale. Che il bolscevismo si:i stato disperso, senza alcuna possibilità di ripresa, nei pac,;i autoritari, non significa affatto che la sua minaccia non sia egualmente prc-rentc, attiva e permanente. Battuto all'int'.!rno, il bolscevismo opera all'esterno e cerca di travolgere gli ,;tc,;,;i Stati autoritari mediante una guerra dalla quale, secondo i di~i di ~O· sca. dovrebbe scaturire la vittoria del comunì ..mo, unico trionfatore in un mondo di rovine. Che cosa ~ignificano i bombardamenti in territorio francese da parte di aeroplani e scono~iuti >, di cui è fin troppo facile l'idcntificazio• ne <:c ,.j considera che, solo provocando una conflagrazione generale, la Rmo;ia può ,pcrarc- di uc;cire dalla tremenda cri,.j interna. che si manifec;ta con la fame, !(· cospirazioni, gli :i.ttcntati, i procc ..s.i, le fucilazioni? Il presidente Daladicr o:i è recato sui luoghi del dic;astro ed ha ?rdina~o una ~c\·era inchie•aa. ma pcrchc non s1guarda intorno e non rende omaggio alla verità, alla realtà, che sono a portata di mano? Egli non può ignorare che risiedono a Parigi i fiduciari della Terza lntemazionalc che hanno il preci'K> incarico di e lavorare> nella compag-ine stc,,;a del Fronte popolare. In una prczima pubblicazione del Bardoux, dcli' htituto di Francia, si k_ggono le istruzioni impartite, ncll'apnlc del 1936 alle cellule dell'Alsazia e della Lorena dai rompagno Ercoli, che fo parte dell'ufficio di Parigi del Commtern ('d è caro del ~rvi7iO. fi_nanzi_ari? •>er la Francia. Secondo tali 1,truz1oni, il ~ov<'rno del Fronte popolar<' dovrà Jffrcttnrc la formazione di un governo rivohuionario a bac;C'sovietica. A tak 'ìcopo dovrà: 1) dii:a, ticolarc l'organi- ~mo \t:ualc mcdiantt.' l'c,clu,iorw dt·i fai:cic;ti d,,ll'c ..<'rcito, d,11l'ammini~tra• zionc, dalla polizia i 2) r:iffon:an· I<• org:rninazioni rivolu1iona1 ic e le t, uppe' d'a\'ìalto operai<•. _d1i.•n:1•ttc ad in- ,.t.wrarc il J>Ot<·n·dt~1 SO\wt ..01to J,t direzione del partito comunista; 3) sgretolare il partito socialista e gli altri partiti del Fronte popolare per meglio portare le truppe d'assalto rivoluzionarie contro lo Stato borghese; 4) sabotare l'economia capitali<:tica mediante una serie ininterrotta di scioperi parziali e geuerali; 5) tenere sveglie e adde~tratc le ma'ìsc operaie affinché, verificando,;i serie difficoltà in seno al governo del Fronte popolare, esse posi:ano intraprendere la loro azione rivoluzionaria indipendentemente dalla loro alleanza coi partiti borghesi. Questo importa infinitamente di pili di qual• <:iasi successo parzial(' (' momentaneo quali potrebbero c~scrc, ad ci.empio, aumenti di salario. Ciò non ostante non si d~bbono tra'!curare le rivendicazioni operaie, a condizione che non "i dimentichi mai che dl·bbono essere utiliz-1..1tc come un trampolino in vi..t;i. di scatenare dei movimC'nti di più vasta portata. Questa è l'azione diretta. palcc;c, con• fcsi:ata. Accanto a que'!la c'è l'azion~ indiretta. ~grcta, inconfr\S.1bile. Ntllc i.;truzioni diramate all'indomani del Congrcs~ di Moc.ca del 1935 dal scgn.:- t:irio del Comitato esecutivo centrale, il bulgaro DimitrofT, c'è un paragrafo - - il qu:irto - eh(' autorizza qual'!ia"i ipote,.i sull'azione comuni<.ta : « Allargare ~t·mpn.: più il movimento antifai:ci~ta mediante la crrazione di organim1i che non facciano palc~mentc capo ai pa.rtiti del Fronte popolare >. Quc ..ta direttiva è la più pcricolo<:a, perché con- ~ntc all'imidia comuni'ita di a"-'ìUmcre tutte le forme. i modi e gli aspetti più impensati. Essa i:fida qltalc;ia"Sivigilanza. ~i wvrappone a tutte lt· rvgole, a tu1ti gli statuti. La difesa diventa e'ìtremamrntc difficile e ri'i<'hia di trovar~i im. pari al suo compito. Di qui, le necessità di un'azione intcrnaziOnalc e di pem1ancnti intc<:c fra i governi, di misure prc\C:ntivc oltre i confini di ogni '!int;'Olo Stato. Questi sono gli e elementi :t che dovrchbno com(·ntire .il presidente Daladicr di oriC'ntar<;i con una relativa fa. cilità. Se ccrc~t'-SC in ca ..a propria, ~i at(orglT<'bhc che. subito dopo ~foi:ca, la Ctntr:tle comuni.!it:\ <:itrova à Parigi, dove. per vie dirctt<· e mdircuc, vi,ibili e ,01tnra.ntc, ,.i cerca di provoearc qudla (onna~ra7ionc rurop<>,,, che· '-ignifidw,cbhc· la fine <h·ll:l ci\'iltd orcidrnt,1lc. I homh:1rd;:imcnt1 np('rati da acro. pl.111i ,contl'S<·iu11 rientrano nelle dirct• ti\'<' dir.1m,1t<· rial e romp:1~110 > F.rcoli pn conto dc-I Comintr,11 P1•1ché non lo n1mult.1? * * * 12 PAGINE UNA LIRA PASTI NOTTURNI DELLA 11VlLLE LOlUl:RE" I I SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE LACITT I DELLE CINllilANTENN accostate. Un gran fiatone le sommoveva il petto, faceva tinnire i monili. Non s, • pevo cosa dirle. Girava intorno occhiate estatiche, poi me le faceva pesare addosso. Si fece d'un tratto una luce accecante, si aprl il sipario del pslcoscenico, un giovane unto e grasso con la giacchettina bianca sull'equivoche rotondità comincib a imbonir lo spettacolo. Parigi, giugno. '31.l E TRE signore accanto alla nostra ~ tavola erano già al terzo bicchierino di Strega; e prima s'cran vuotato un fiaschetto di Chianti. La trattoria era italiana, un locale di lusso per ricchi italiani di passaggio e francesi dèlla politica e del cinematografo e stranieri d'ogni ge• nere; il trattore indaffaratissimo tiene d'occhio tutti i clienti, tutto inchini all'ospite occasionale e al frequentatore illustre; se uno c'è stato due volte se n'è già stampato in mente il nome e i gusti; Lavai ci càpita ogni tanto con la moglie e attacca un bottone politico al cameriere che lo serve, Marlcne Dietrich ci fa certe risa• tacce da uomo che fanno rimbombare la stanza, il maragià di chissà cosa, dai baffetti impomatati, gli debbono sempre correr dietro perché si dimentica di dar la mancia, sulla lista la bistecca Pirandello contende allo Chateaubriand la gloria cu• linaria. A mano a mano che la Ì:rattoria si vuotava la tavola delle tre donne dìventava sempre più rumorosa e allegra. Parlavano spagnolo, e ogni tanto la giovinetta, una splendente figliola sui diciott'anni, metteva nel discorso qualche parola in italiano fiammeggiando uno sguardo verso la nostra tavola. Le due tardone erano piene di gioielli, e avevano indosso la solita mantellina di volpi azzurre che è dall'autunno scorso l'uniforme di tutte le donne danarose, o mantenute da un signore danarO!I.O, Una delle due era piacevole, lucida, con bellissimi occhi; l'al• tra, che stava a sedere in modo da fron• tcggiare la nostra tavola, era più vecchia, già grassa. con tratti di vetusta bellezza deformau e gonfi; ma gli occhi eran c11ldi, e ti sorriso infantile. La ragazzina cominciò a un certo momento a parlare di Venezia, di gondole, di Capri, dt maccheroni, con tanta ostentazione che pareva proprio volesse provocare,. La tardona grassa s'era messa a bombardarci con gli occhi e col sorriso, tanto che a un certo punto il mio compa• gno esclamò: t , Sa che è mica male? Se dovessi scegliere. la preferirei alla ragazzina"'· Lo guardai preoccupato ..Ma dovetti ammettere che, ~i, qualche cosa a,cva. di ard110 e d'm.',:cnuo, di caldo e d1 provocante. La ra){auma gridò un'altra frase in ualaano, e c, tentò d1 sottecch1. /)onde ha aprcndido ( ·sted el tt{l/ia,m? fu, CO'ìtn:tto a c:hicderle. e En Italia, e/aro•, rise la giovinetta. Ma alle mje parole spagnole le due tllr• done si precipitarono nella conversazione. Col mio compagno provarono un cattivo francese; poi, proffenosi di parlare in• glese, la ragazzina e la tardona. più giovane si buttarono all'inglese, ed a me restò l'incarico di parlare oltre le due tavole alla più vecchia; che del resto diceva cose di poco conto e si contentava di sprizzare tutta, sorrisi e baleni d'occhi e tremolio della ciccia del collo su cui s'adagiava una collana di perle. •Spagnole?•. No, niente spagnole, niente Spagna. Non conoscevano nemmeno la Spagna. Venezuelane, di Caracas. Bel paese, paese ricco, bel clima, bella crn-re11na; rdcuo le tre parlavano a gara, in tre lingue: paese pieno di cose, petrolio, oro, pietre pre• ziose, miniere; esse erano appunto proprietarie di miniere, ereditate dai loro mariti, morti, poveretti, morti tutti e due. Le tardone levarono gli occhi al cielo, spensero per un attimo la luce del viso. Ma la vita a Caracas, che cosa impossibile, q11e ab11rrimimto, le donne sempre a casa, mai uscir sole, o tutt'al più in carrozza, una cosa terribile, tsto 110ts t·ida, es muertc. Eravamo rimasti solo noi, tutte le altre tavole della trattoria s'erano vuotate. Il trattore venne a \'ersarmi una grappa. Ne profittai per tìrare il fiato, mi ammutolii nel bicchiere fragrante. Le due tardone si misero a parlare in fretta fra loro; la ragazzina confidava al mio compagno che le stava seduto accanto che era fidanzata con un inglese, e che era ben sicura di farlo filar diritto senz'altro ausilio che la sua bellezza e la sua giovinezza. « E quello che mi pìace di lui è questo, che è proprio un signore; si ubriaca tutte le sere, e nessuno se ne accorge•. Tutte e tre vollero poi ancora una Strega; ridevano e parlottavano di andare in certi locali notturni, •Montecristo•, • Mascotte•, • Don Juan •· Erano eccitate. Chic. sero il conto; pagarono fuori da enormi borsette scintillano; continuavano a confabulare fra loro, come non accorgendosi più di noi due. S1 alzarono, uscirono avvolte dagli inchini del trnttorc. Uscimmo dietro ad esse, ed 11 mio amico offri la sua vettura. Accettarono; ma prima si allontanarono un poco, con la ra~az1111am mezzo, parlando fitto. Tornarono verso la macchina. D,s,ero che \'Cm\·ano , olenticri, rna che la rnR:azzma ,oleva e~<ier la'!ìciata all'albergo perché doveva scrivere al fidanzato; quanto a loro, sarebbero venute dove VO• levamo; volevano godersi un poco la vita, era la prima volta che la signora Juanita, la grassa, era a Parigi e voleva vedere un poco che cosa significa vivere. Il mio compagno fece una faccia lunga, si \1ede che la piccola gli piaceva e per quella aveva fatto l'invito. Quanto a mc, avevo solo voglia di bere quella sera per mandar giù certe cose che mi s'eran fermate qui, malinconie, rammarichi, sa• pete com'è. Lasciammo giù la piccola al• l'albergo, e ci concertammo dove andare. Juanìta domandò se davvero si potevano vedere delle donne nude; le avevan detto che c'era un posto che si chiama • Les Nudistes •, perché non andar lì? • Per ca• rità •, disse il mio compagno, • dai "Nudistes" no, son tutte vecchie•, e guardò le tardone in un certo modo, come se provasse a immaginarsele nude sul palco. • E poi che gusto avete voialtre donne a vedere altre donne?•· Ma esse insistettero: • Vogliamo vedere le danze nude•. Allora il mio amico propose due o tre locali dal titolo rivelatore: « t\'e •, • Paradisc •, • Vénus •. • è:ve • era il più vicino. Andammo ali'• Ève •. . ., . • E:':ve• è una scatola soffocata, immersa in un crepuscolo violetto; decorata a ca• verna con festoncini di fiori; una decina di tavolini fan ressa per starci dentro. Di qua un bar, in fondo un minuscolo palcoscenico, in mez.zo uno spiazzo vuoto di dieci metri quadrati. Ragazze poco vestite ballavano fra loro in quello spiazzo, altre stavano arrampicate al bar, in una nicchia della caverna i sonatori vestiti dn toreri davan fiato alle trombe del giudizio. Trovammo un tavolino in un angolo. Avevo lasciato al mio compagno Juanita - mi aveva pur detto che in fondo non gli dispiaceva, - ed io m'ero messo con la più giovane. Avevo già imparato che si chiamava Mercedes, che aveva un appartamentino a Parigi, che la ragazzina era sua nipote, figlia di Juanita. Ma la com c-rsazione fra J uanita cd il mio amico non andava avanti, perché essa parlava solo spagnolo; Mercedes invece parlava bene l'inglese. Ci scambiammo il posto e le dame. • Va bene•, pensai. • Così non c'è pericolo d'essere indotto in tentazione. Potrebbe essere mia madre•· Gli occhi della mia compagna brillavano; mi senti\'O tutto il suo corpaccio addo,so, colpa senza dubbio delle sedie così Ragazze uscivano ad una ad una, con certe acconciature fantastiche che ave. vano un solo scopo, che mammelle e natiche restassero ben nude in vista; si dondolavano\m poco ubbidendo a incerte regole coreografiche, scendevano a disporsi su due file nell'angusto spazio davanti al palcoscenico, natiche e cosce- e pance cc le trovavamo addosso, sui tavolini, fra le sedie. Non c'era· ane, i movi. menti eran quelli delle modelle della moda, e difatti queste ragazze le chiamano modelle, manichini; l'essenziale era far vedere dei nudi più o meno spampanati che pigliavano un color di formaggio nella luce cruda. Ma le ragazze eran giovani, e quasi tutte piacevoli a vedere; portavano il nudo con disinvoltura, piantavano addosso al pubblico occhi sfacciati. Non tutte però; c'era una biondina che aveva timidezza in ogni geMo; sorrideva, ma al soffitto; aveva due mammelline succinte, quasi timide an• ch'esse. • Carina, quella•, feci alla mia compagna; ma essa pareva non vedesse più niente; aveva una luce terribile nel volto; sentii con raccapriccio il suo braccio insinuarsi sotto al mio, la sua mano serrarmi l'avambraccio. Si chiuse il sipario, tornò la luce crepuscolare nell'antro, il breve spiazzo si affollò di coppie. Il mio compagno si alzò per far ballue Mercedes; l'altra mi premeva sempre più. • Comprtmde Ust,d, ventidue anni a Caracas, sempre fedele a mio marito. Vei11tey dos a,ìos, y sùmpre he ri.doficl. Y no era t1iuir, era morir. Mi morido es el prima hombre q1u he conocido. E gli ho fatti cinque figli. E non uscivo mai. Hau dos a1ìos q1,c ha muerto, pobrecito. E ho ponato i figli in Jnghiltcrra, per la loro educazione. Stavo in una pensione, come in un convento. Siempre fitl a la memoria de mi marido. Ma adesso sono da quattro giorni a Parigi, e voglio conoscere la vita che non ho conosciuto. Vivir. Quiuo vi• tJir. flosta ahora no habia t1ivido. Soy ,ma 11Uio. Sono ancora una bambina•. 11 grasso sotto il mento le tremava, gli occhi le si velavan d'umido. lo guardavo il mio compagno ballare con Mercedes, la donna che gli si stringeva addosso mi pareva desiderabilissima. bellissima, altic. ra, fine. Non c'era riparo a questa pioggia di parole, di sospiri, di occhiate pesanti? • Comprmde Usted? Quattro giorni che
,ono a Pari~i, e non capisco più nulla. Soy tomt u" 1:olcan. Soy romt una bottlla dt champa,ìa •. • Mandavo occhi smarriti intorno. Vidi sola a un tavolino la biondina dalla nudità timida. Le accennai. La ragazu sorrise, \ienne a sedersi alla nostra tavola, ordinò per sé un hicchiere di limonata. ju11nita non s'era accorta del mto cenno; ed ora faceva l'offesa, continuava a dirmi che questa era una s(acciatagginc. Le dissi che era l"uso del locale, che non si poteva fare altrimenti. La vecchia ritirò - un sollic\·o - 11 braccio dal mio. • Andiamocene •, cominciò a dtrc. La pregai d'aver pazienza, che i nostri .compagni b11lavano. • Andiamo via noi due soli•, msistcttc. Non risposi. Per tenerla buona le passai per un attimo la mano dietro alla v1t1. Fremette pericolosamente, 1i suo braccio tornò sono al mio braccio, brancicone; pt:,o ti laco,i dtl buso. La biondina sonidi:va, gcntilf, e non diceva nulla. Aveva una bocca larga, ma ben disegnata, fini capelli biondi le aurcolavano la nuca e le si ancggiavano intorno con una grazia desueta. Le feci qualche domanda; rispose con garbo. Mi disse che a,·cva diciannove anni, e soggiunse che era tunora sagt. Mc lo diHc come mi avreb~ detto che era nata a Clichy; con premura, come per mettere subuo le cose a p0sto/ • E pér questo i siRnori non mi domandano mai di scdcnm con loro. Lo sanno, oh, se lo sanno; le mie compagne glielo dicono subito. Ellts se moqumt dt moi, fx)llr ula. Cc n'è altre due come mc; e vede? nessuno le invita, stanno lh sole alla tavola, non guadagnano niente sulle consumazioni •. Tradussi quesu cose n Juanita; e la tardona si eccitò molto alla narrazione. 11 braccio le tremava come per febbre. , Ma anch'io sono cosl. Soy una chica, nonostante t miei ventidue anni d1 matrimonio. Soy corno un volca,i. Soy como ,ma bot~lla de champana •. Accorse 1I cameriere a queste parole, di cui aveva capito solo la parola champagm. • Champagne ancora?•· •No•, disse l'amico, che era tornato intanto a sedersi con la vedovella gentile. • No, cambiamo posto. Andiamo al •· Don Juan "•. Il• Don Juo.n • appartiene al tipo dei locali discreti. Tutto ivi è sussurrato: la musica, le canzoni, la luce, i consigli dei camerieri, le moine delle fanc1ullc incancate d1 far bere I clienti soli; due o tre, molto eleganti, molto corrette. La saletta e in mezza luce; tende, panneggi, quadri • scttc«ntesch1; un generale russo sulla SO• glia, o vctttto come tale; un principe rus.so in velada, o che si presenta come tale, che riceve gli ospiti. J..a mia compagna adocchiò un angolo di sofà, vi ti diresse, mi trascinò dietro a si in un solco impenoso. M1 pareva che tutti m'avessero gli JCChi addosso, bcncdi11i la fioca luce. li mio amico e Mercedes scelsero un altro angolo; erano allegri, viwci, si vedeva che t'intendevano bene. Sfido iol Mi sentivo tr~dito dalla sonc, solo, abbandonato. Cominciai a bere disperatamente; pensavo a quelle parole di Mefistofele, • bevi questo beverone, e vedrai Elena in ogni donna•. Ma i torbidi umori della mia vicina annuvolavano ogni fantasia. Ancora una volta, ancora due o tre volte mi disse che era come un vulcano prossimo all'eruzione, come una bottiglia di spumante prossima allo stapp0. Oppure, querula, m'affermava che u-11una po\"Crl piccola bimba. • Soy ,ma ni,ìa. Soy t(?mOmi hi;'a •· PeNai alla giovinetta fresca, addormentata certo, ora, fra candidt Imi, in una rosea luce di paralume. Uscl un& cante• rma spagnola, ci mancava anche questo, cominciò n cantare una vecchia canzone: Un uiejo amor no st olvida y no se dtja ... e Predosa•, urlava la vecchia alla canterina, • prtciosa •· La sua mrmo tornava a frugarmi. Aveva tiratz la tavola contro dt noi, aveva steso la tovaglia come un sipario sopra di noi. Era invadente cd esatta, misurava la forma del mio ginocchio come uno statuario. Sospirava, rideva; non beveva, non voleva più bere. Questo era 11terribile; che non era ubriaca. Era lucidissima; solo eccitata da questa Parigi, dall'idea che se n'en. fatta per tanti anni nel trantran della sua Caracas, da questi capti rochi, da questa atmosfera derua d'alcova. Mi dava ribrezzo e pietà insieme; scoppiava come il fior dell'agave dopo tanti anni di lenta vegetazione, pronta a dare, a versarsi, a confondersi m una ebbrezza cosmica. Continuava a dirmi che cc ne andassimo via soli, noi due soli, a finire altrove questa grande unica notte. • Es la primtra noche de mi uida•. Non a\ievo il coraggio di guardarla. Le dissi finalmente che era impossibile; fra l't1ltro non avevo soldi. Mi guardò alticra. Soldi? Non mi aveva detto che era ricchissima, che aveva miniere d'argento e pozzi d1 petrolio, e denaro quanto voJe,·o? • Soy riquisima, tmgo m1no1 de plata •. Le dissi allora che stanotte ero stanco, m'ero alzato preuissimo la mat: tina, cadevo dal sonno; dom::ittina le avrei telefonato all'albergo. , Dove abita?• mi chiese ad un tratto. Le descrissi la mia casi..; a\•cvo bevuto • molto, mi sentivo lirico, me la sguazzavo nella lingua forestiera, canticchiavo dentro alla descrizione parole d'una frusta canzone: s,cundo puo, asumor ... no hay por1ero ,,j vtcino ... ;y lodo a mtdialrlz ... LI\ tard "'a mi guardava con occhi in- <.:crti, con una inespressa preghiera sulle labbra. E continuava a massaggiarmi il braccio. La sala buia era colma d1 coppie che ballavano, le più belle donne del mondo, le più lisce spalle del mondo, fra le braccia di felici cnalieri. Ballava anche 11 mio amico con ~tcrccdes; Mercedes pure era bellissima, fior di velluto. Ma l11mia tardona non balla\'&, no puedo bailar porqui "" ncuerdo de mi dif1mcto; e conlinua,•a a sussurrarmi che cc ne andasa1mo via per conto nostro. Cessò la mu111cada hallo. L'orchestra rumena fece distribuir zin11 pcrchi il capomusica voleva far sentire 1I suo peno forte. Si sedette a una specie di clavicembalo fatto • di lamine armoniche con due martelletti in mano, impose con un untuoso crudele sornso il silenzio, comincib a martellar con radiss1m1 colpi le laminettc; poi i colpi piovvero fitti, frenetici; e il v1ohnista andava gemendo di tavolino in tavolino, venne presso a noi, s1 curvò su d1 noi, sulla bocca ansante dt Juanita, si dole,•a lungo e querulo, pareva volesse dare un suono a quei desiderii compressi. • Precioso •· Finita la musica, Juanita balzò in piedi. Non c'era pili nulla da fare. 11 mio amico aveva già pagato per tutti, già mcttc\'a la mantellina d1 volpi sulle spalle d, Mcr• ccdcs. Uscimmo; sulla soglia eua m'impose: e Andremo via soli•. L'alba crud11 era sulla via. Le insegne luminose ai cantoni, lungo le cimase degli edifici, sulle porte, parcvan le candele rimaste sul luogo del servizio funebre dopo che hanno portato via la bara. L1v1de facce in giro, donnette, maneggioni, bardassoni. Un signore in marsina stava seduto a.un tavolino apparecchiato in mezzo della via, con su una bottiglia di spumante nel secchio; un cameriere gli si affaccendava attorno come la cosa fosse naturalissima; il sigl\DrC invitava a gran voce un portiere gallonato perchi ai sedesse a bere con lui; le automobih tccndevan caute, giravano senza marav1gha l'ostacolo. Alla vista di Juanua il signore levb gran grida. Essa trottò via per il marciapiede: • Vamos•. L'amico e Mercedes erano già nella macchini. Dissi umile:• Scusi, vada pure; la signora l'accompagno io•. L'amico non sorrise nemmeno; Mcrccdc.s era una nuvola dolce languida, il capo sulla sua spalla. Par11rono. Restai solo con Juanita, nell'alba spietata. Il suo "iso era antico e livido. Chiamai un tassi, la issai dentro, il gran deretano tappò per un istante ogni altra inia vista. D1ss1 al conducente che scendesse verso I txmln.-ards, avrei poi detto do\'e. • Do,1de vamos1 •. • Vamos a mì cuarto•, dissi, perduto. Ma ceco Juani~ di,·ennt d'un colpo timida, atterrita. Arrossì, t.rcmò tutta, mi guardò con occhi divenuti improvvisamente di bimba, sussurrò: • A casa sua? cosl subito? No, ho paura•. Disse proprio cosi:• Trngo miedo •· Non mi parve vero. Buttai via la proposta, finsi di non c.ap1rc quanta accettazione era in quelle parole timorose, dissi, ubbidendo alle ondeggianti fantasie del troppo vino bevuto: • Allora a casa sua. Vamos a su cuarto •. • A mi c11arto1 X la 11i,1a? Non è possibile•. I Naturale che non era possibile. Ma io pensavo alla giovinetta pura, ai suoi denti splendenti, al suo fiato lieve. In questo pensiero m1 rifugiavo, per pulirmi della torbida notte. Dissi che l'ovrei accompagnata soltanto, che all'indomani, stamane anzi, le avrei telefonato. Detu l'and1nzzo al conducente; l'auto sc1vola\·a per la strada bianca fra le cuc bige. E ahimè, a Juanita gli occhi traboccarono di lacrime. . • Un ~so•, sussurrò. Ma certo. !\le la t1ni addosso, baciai quella bocca fredda, imponendomi di pensare ad altro, chissà. una bistecca al san~ue, una fetta di ananasso che stessi mordendo. ~la già eravamo ~-iunu. Dissi al conducente che avrei continuato, scesi, la trassi giù, una povera co11asen1,a forma. • Adios, hmta a ma,iana•. Tenni dietro con gh occhi alla po\"era pingue cosa ches'a,rv1a,,a traballando ,·erso 11portone; b. vidi buttarsi contro la porta girante, scomparve. Se ne andò cosi, non le ho più telefonato, non l'ho più vista, amm. Po\"cra vecchia noia FRANCESCO CORELLI VOLTI DI 11 BE00LABI" KE8810ANI Storie messicane La polemica, cht dura da qu:alche mc1e, fra il go\·erno dd meti,<io Cirdcnu e il 80vrrno di Sua 1facstl britannica non ~ priva di qualche 1punto umoristico. Quando, nel 1 934, diventò presidrntc del Mcuico, il meticcio Cirdcnu giurò che aHtbbc reso il suo paese e indipcndrnte > e libero dal dominio straniero. Si 1a che ci 10no molti modi di rrndeni e indipendenti >, e uno di questi modi consiste nel prendersi la roba altrui. Circa due mesi e mruo fa, il meticcio Cirdrnas prese la risolut.ione di espropriare diciautttc sodrtà in&lf'si e americane, produttrici di pc1ro• lio, di tulli i loro beni: terre pc1rolifcrc - in sfruttamento o da sfruuarc - poni, impianti, macchinario, edifici, ccc., il tutto di un valore appronimativo di 8 miliardi di lire. E a giustificazione di un cod straordinario provvedimento ru addotto il pretesto che le dette società e si immischiavano degli affari intrrni del Mruico >. Subito dopo quetlo atto ~nsa:r.ionale C'-rdcnas informò i due governi interusati (quello inglese e quello degli Stati Uniti) che il Messico era pronto a trattare per le indennità Ma il governo inglese rispose con uoa nota vigorosa, chiedendo la rc1titutionc delle proprirtà alle società e ne• g::indo al Messico il diritto di espropri::irle. Cirdcnas replicò che la Gran Brcta~na non aveva alcuna \"Cile lcg:alc per intervenire ndla questione. E il 80\·erno inglese ribattè con una nuov:i vigorosa protesta, qualificando il procedimento del governo messicano e un patente diniego di giustiz.ia> E Cirdrnu rcspinJC la nuova protcsu. Egli si era preso il petrolio e gli impianti, aveva offerto una indcnniu:az.ione moho modHta (il 20 per cento del valore) e gli Sta1i Uniti avevano riconosc.iuto ehr l'offerta cos1ituiva una base ragiontvole di ncgoz.iR'l.ione.Cirdcnas upcuò tran• quillamentc la nuova mossa inglese. Qualche Kttimana fa, l'inviato straordinario inglese al Mcuico, Owcn St. Clair O'Malley, consegnava al ministro degli A(- fari Esteri mcasicano una nuova nota, in cui si ricordava che fin dal primo gennaio il go\·crno mc.uieano ;wrrbbc dovuto pagarr la somma rela1ivamentc modesta di 18 mila sterlinr, dovuta per risarcimento dei danni subiti da cittadini britannici durante il periodo rivoluzionario 1910-1920. La nota u.1rva, da qursto, occasione per esaminare la ,ituazione del debito pubblico interno cd rstcrno del ~fruico e esprimeva il dubbio che C:hdcnas potesse mai mantenere la promessa di pagare le società petroliere, che 2ve\·a c.1propriatc. La risposta non si recc attcndcrt' li 13 maggio, nel pomeriggio, il ministro degli Affari Esteri, Eduardo Hay, rimise all'inviato straordinario britannico un a.ucgno di 17.000 sterline (secondo il governo mes• sicano la richiesta britannica di 18 mila cu rrronea} e una nota· e 11 governo di Voura Ecccllenu non ha alcun diritto di esaminare J::i situazionr intrrna del Messico. Permettetemi inoltre di ricordarvi che nunche gli St:ui più potenti, che hanno a loro disposizionc abbondanti ri$0rse, possono \ antarsi di essere in regola con le loro obbligazioni monrtaric •· Chiara allutione al dcbi10 di guerra inglese verso gli Stati Uniti. Quindi la nota concludeva: e In vista drll'attcggiamcnto non amiche\·olc dr! governo britannico, il governo messicano ritirn(' necessario ritirare il suo ministro da Londra>. L'inviato str.1ordinario britannico O'Mallry, veterano di Mosca e di Hanlcow, apprrsc la no\'itl con la mllggiore calma e, dOJ>Oa"('r dedir:uo il ~tak•tnd a prcp::irarc i ba~agli, si imbarcò per l'Inghilterra Un J)f'riodico inglese ha rivelato che chi \·rr:imrntc guida la battaglia, dalla parte del Messico, non è il meticcio Cirdcnas, ma l'ex-commissario dtl popolo per la gucr• ra Leone Davidovic Trotslci. Come ~ noto, ,gli "h•e a Coyoau.n, prcs• so Città del Mruico, e un rigoroso Kl"\'Ìrio di vigilanza è disposto intorno a lui ptr difenderlo da qualche messo di morie, che al 1uo antico camerata Stalin vrniue in mente di inviargli. Di Il, l'u,.agiLatorc si mantiene in stretto contattO con Lombardo Tolcdano, che è il capo della Federaz.ionc dei lavoratori messicani, organismo fortc di tre milioni di iKritti, E, attraverso Tolr• dano, il vecchio cospiratore ra pcr,,·cnirc i 1uoi consigli t i suoi suggerimenti a Cirdenas. Cosi, dal suo comodo e ben vigi• lato creino, il vecchio rivoluzionario!.. circondato da auiucnti, in relnionc con agitatori e co'n gruppi c1tremi1ti d1 moltiuimi pacii, continua a gioca.re sulla Kacchicra della politica mondialt. e Le sue conclusioni sono 1emprc risolute >, afferma il ptriodico inglese, e le sue previsioni tinistramcnte esatte. Tutti i maf!:giori avvenimenti dtgli ultimi dodici anni aono stati da lui esattamente previsti •· 11 mc1iccio Cirdcnu &>nsidcra l'cbrt:o Troulci come l'oracolo della politica mondiale. E da Trouki si ebbe il consiglio di prtnderc risolutamente l'offemiva contro le società petroliere, in modo da conringrrc la Whitchall alla difensiva. Da Trouki ai cbbc il consiglio di inserire, nell'ultima nota, il rabbuffo per il governo britannico: che e neanche Stati potenti, forniti di ampie ri• sorK, possono vantarsi di avere IOddisfauo le loro obbligazioni monetarie •· Allusiont dirttta, più che a 1Chcrnirc il Tesoro bri1annico, a risvegliare il risentimento del contribuente americano, il quale, come è noto, è tutt'altro che soddi,(atto di do\er colmare con maggiori impoue e ta»c il vuoto prodotto dal mancalo pagamento dti debiti di guerra da pane dell'Inghilterra. All'indomani drlla riunione del Consiglio della Lega, nella quale si di1Cu1se del riconoKimento della conquista italiana drl• l'Etiopia, il socialistucolo Lombardo Toledano, dopo esseni fatto convenientemente ispirare dall'ebreo Trotski, ri\olgeva al Consiglio della sua Fcdera:r.ione una infiam• mata concione, in cui metteva a confronto la condotta che l'lnghihcrra aveva seguila di fronte alla questione etiopica, con quella che scgue di fronte al Messico. Secondo la strana logica di qutsto meticcio, l'lnghiltrrra, giacchè ha riconosciuto la conquista italiana dell'Etiopia, dovrebbe sopportarr che le proprietà di cittadini inglesi sparse ptr il mondo se le prendesse chi ne 3.\CSSC \Oglia e 1e le godes$c, e non avrebbe neanche il diritto di protestare. Senza contare che il dirit10 di guerra e di conquista, scnu. di che il Mcuico non ~rebbe quel che è e Toltdano non sarebbe nato nel ~truico, è uoa cosa e il furto è un'altra. Ma Trotski non è la persona meglio qualificala per spiegargli queste piccole di(• fcrenz.t. Poi il socialistucolo Tolcdano continuò· e La Cran Breta.gna respinge la nostra offerta di indennizzarla di una per• dita di 50 milioni di sterline, ma non ha niente da dire quando il Giappone si appropria o distrugge beni di cittadini in• gl~si per più di 300 milioni di sterline .. Si direbbe che il popolo inglcsc abbia perduto Il\ stima del mondo. Sil\mo dolenti, ma non pouiamo permettere ai politici inglesi di "' insudiciare " i nOJtri >, Come si \·cde, dopo un buon colpo, il ladro, che mantenga r,apporti con la vittima, corre riK.hio di fa.ni e:insudiciare•· Non avrcm• mo mai supposto che a Città del ~euico si ,pint~essc a tal punto lo scrupolo dcll:i. pulit.ia personale. A.G. LA DANZA KAOABRA ~ 1:--;c11e viu,r Lenin, il piu.·ah~ organo lJ df'I po1rre e~C'Ut1\·0 in R_uu1a.fu il St>tifl4rkom, ossia 11Cons1gho dt1 c.omnunari drl ~polo. Quando, poi, Stalin si autopromoue a segretario grncrale df'I P~rtito il cf'ntro di gu\·ità dr! potnc cominciò 'a rs,erc- il Polirburo. ~dia tab<lla n. 1, che KIJU«',indichiamo i membri del Po~ll• bwro alla da1a del 6 giugno 1924 (e ti<>t poco dopo la morte di Lcn_in), le cariche ~ gli uffici che- ciuc-uno d1 cui a\·•·\·a e la. fine che ha fatto. :i-:rlla tabt-lla n. 2 indichiamo i membri drl Sovno,kom alla data del 21 grnnaio 1924, t cioè alla morte di Lenin, aniungcndo a ciascun 1\on'le le ~otiz.;C"suddrtte. Infine nrlla. 1abclla n ~ nu: niamo i nomi di altri personalJIJI cminrnu dei trmpi di Lenin, ag~iungcndo, per ciascuno, le solite notizie. TABELLA B. 1 "POLITBURO" AL 6 GIOONO 1924 Trotslci . Commiuario del popolo per la guerra r prr la marina - Membro a turno drl Coruita10 rsecuti\·o del Com1ntun • Espulso dal Politb11ro nel 1926 • Dt-portato ori Turkes1an gennaio 1928 • Ei,- liato: gennaio 1929, KamC"ntv - Vicc-prrsidcnte dr! Sovnor- .lom _ Mrmbro del Comitato e1ecuti\o dd Cominu,n . Espulto dal Politb1110 ntl 1926 - Ciustiz.i2to: •~osto 1936. Zinovirv - Presidente del Comitato esc• cutivo del Comint,,n - Pre5idcntc del So111 tt di Pictrogrado • Espulso dal PolatbtHO nc:I 1926 • Giustiz.iato: agosto 1936. Bukarin - Dircuorc drlla P,ovdo • Mcm• bro del Comitato esecutivo del Comintern - Espul,o dal Politb,no nel 1929 - CiustiL.ato mano 1938 Ryko\• . Presidrnte del Sovno,kom - Prcsidcntt del Supremo consiglio dell'econo• mia . Espulso dal Politbu,o nel 1930 - Ciustiz.iato: marzo 1938. Tomski - Presidrntc del Consiglio dell'Unione dei Sindacati - Espuho dal Polirburo nel 1930 - Suicida, in seguito a ordine di arresto· agosto 1936. Stalin - Sc"rt"lario gC"nrralc del Partito - ~{cmbro drl Comitato rsccuti\•O del Cominttrn • Superstite r in carica TABELLA N, 2 "SOVNARKOM"AL 21 GENNAIO1924 Briukanov - Commiuario per gli appro\·- vigionamenli (fino al 1924) - Commissario per le finanze (dal 1926 al 1931) - Dimenticalo. Cieerin . Commissario prr gli affari esteri (fino al 1930} - Cadutd in disgraz.ia nel 1930 - ~fono: luglio 1936. Dzcnin1ki (o Ccr:r.hinsky} - Commissario prr le ferrovie. Capo della C Pt' - Membro a turno del Pol1rb11ro - Morto: lu• glio 1926 Krauin . Commissario per il commercio esiero (fino al 1924) • Ambasciatore a Parigi e a Londra (1924-1926) • !\iorto: novembre 1926. Kuìbitccv - Commissario per i lavori pub. blici (fino al 1926) - Presidcntt del Supremo Consiglio dt"ll'cconomia (1926-1933) - ~1embro del Pol11bwro ( 1927-1935} • Prc• 1idcnte del Co1plan (CommU.Sionc nazionale per i piani) (1931-1935) • 1i.orto per causa incerta: gennaio 1935, Lunaciarslci (o Lunarciarsky) - Commi»ario del popolo per !'educazione • Morto: dicembre 1933. Scmidt . Commissario per il la\•Oro (fino al 1927) - Vice-presidente del Sovnarkom (fino al 1930) • Dimenticato. Smirnov . Commissario per le poste e i telcgrafi (fino al 1927) - Membro del Comitato esecutivo del Cominu,n (fino al 1927) - Deportato in Siberia: 1928 - Giustiziato· agosto 1936. Sokolnikov - Commiuario per le finanu (fino al 1926) - !\ftmbro a tumo del Politburo (fino al 1926). Ambasciatore a Londra (1929.1933) - Commissario aggiunto per l'indust Jel lcgnamr (1935-1936) - Arrestato 1936 - Condannato al carcere: gcn• naio 1937. TABELLA N. S ALTRI PERSONAGGIEKINENTI Enukidte - Segretario del Comitato c,tntralc cStCutivo dcll'U.R.S.S. (fino al 193~) - Caduto in disgrazia nel 1935 • Giusti• 7.Ìato: dicembre 1937. Frunz.r - Commissario aggiunto per la guerra e la marina (fino al t 925) - 11cmbro del Comitato uccuti\io del Comintern - ~-lcmbro a turno del Poli1bw,o • Commissario per la guerra e la marina n('I 1925 - Morto: 192.5. Camarnik - Presidente del Comitato rivoluzionario per l'Estremo Oriente (fino al 1929) • Commissario aggiunto per la di• fesa ( 1930) - Promosso a un rango cl\ ile eguale a quello di Maresciallo (1935} - Suicida alla vigilia drll'arr~Ho: 3 1 mag• gio 1937. Kalinin • Presidente del Comi1ato centrale esecuti\·O dell'U.R.S.S. - Membro del Po• litburo • Supcntite e in carica Karakan • Ambasciatore in Cina {fino al 1927) - Commissario aggiunto per ~li affari esteri (1927-1934) • Ambasciatore in Tur• chia (1934-1937) - Ciu,tit.iato: dicembre 1937. Lih•inov - Commisnrio aggiunto per gli affari esteri (fino al 1930) • Commissario p(':r gli affari esteri (dal 1930 a oni) - Sup_crstitc e in caric:a. Mrnz.inski - Vice-capo della C P.U. (fino al 1926) - Capo della G.P.U. (dal 1926 al 193~ - Morto: maggio 1934. Ossinski - Commina.rio aggiunto per l'agricoltura (fino al 1924) - Dittttorc centralt dcll'amministraz.ione dc:lla statistica (19261928 e 1933-1935) • In prigione: marzo 1938. Piatako" - Vice-presidente del Suprrmo Consiglio dell'economia - Vice-presidente della Banca di Stato (1928-1929) - Prrsidente della Banca di Stato (1929-1930) - Commissario a11:giunto J>f'f l'industria pcsanlr (1933-1936} • Ciustiliato fcbbu10 1937. Radclc . Scgrttario drl Comitato esecu1ivo del Com1nitrn - Oirr1tore dcllé Jli,.stio . Deportalo in Siberia: 1928 - Condannato a.Ila prigione: febbraio .1937. Rako\·ski - Cil prrs1drntc del S0&1norkom df'll'Ucraina - Commissario aggiu~to per gli affari esteri (1923-1927) - Amb_asc1a• torc a Londra (1923-1925) - Amb~1e1a~ore a PariJi (1925-19~7, - Deportato in _S1bc: ria: 1929 _ Condannato :illa png1onc. man.o 1938. Sutbiakov - Commissario aggiunto per le ferrovie . Caduto in distJrnia nel 1927 - Giusti:z.iato: 0 fcbbraio 1937. Tuhcrv1ki _ Comandante dell'Accademia rossa dello Stato Maggiore generale - Promosso Mart"Kia\lo: 1935 • Ciu1tiz.iato: giu- ~no 1937. Uborrvic - Comandante in capo delle truppe in E1tremo Oriente - Comandante del distretto militare di Mosca ( 1928-1930) _ Commissario aggiunto per la difesa (1930) . ~fcmbro dr! Consiglio militare ri"oluzionario (1932-1937) - Giustiziato: giugno 1937. Voroscilov - Comandante del distr<"llOmilitare drl Caucaso - Commissario della difesa e prc,idtntc del Con11glio militare ri- \·oluzionario (da.I 1925 ad 01:gi) • Membro del Pol11buro (dal 1926 ad oggi) - Superstile e in carica. Jagoda . ~1cmbro dc! P,atsidium della C P.U. - Commiuario per l'Interno (la C P.U. riorganiu.ata) (1934-1936) - Caduto in disgraua nel 1936 - Ciuui7.iato ~ mari.o 1938. Queste tabelle potr&nno, forw, . riuK~rc di qualche utilità al lettore. A noi clptta spes,o di doma"!darci che ne sia stato dc! 1ale o del 1alaltro ptrson:1ggio - non d1 primissimo piano - dc:lla rivolu:lionc . ru1sa per ew-mpio di uno Smiroov o d1 un Karakan. E supponiamo che càp1ll un po' a tulli di l\.·c-rr di siffatte curiosnà e di siffatte amnesie. Queste tabelle potranno f()ddisfarr la curiosità e- aiutare la memoria. Sebbene, a dire il \·ero, il ltttorc, al cui spirito si presentino di siffatti intcrrogath·i, possa, sc-nu gran timore di abagliare, risponder,. come François VillC".,! quando si domandava dove Cost,tro a1.11a11 a finire i re, 1 duchi e i grandi dC"Isuo 1empo: flélos! ,1 le bon ro1 d'Espoi1ne, Duqurl je nit Jf01 /JOJ le nom? M'ais où ,si lit p,011 Cltarltmai1ne? MALATTIE DI DIGNITARI SOVIETIOI ffi.\TURA. L_~1ENTE. qual~he volta, i~ l)J Russia, 1 gerarchi muoiono anche d1 malattia Il che non autorir,.u ad af- (rrmare c,hc muoiano di morte naturale. Ma questo è un capitolo del lutto inesplorato dc:I bolscc\•Ìsmo: non si hanno che rari indizi circa l'indole non sempre e benigna > delle malattie, alle quali soccombono i personaggi eminenti in quel paese. Offriamo alla curiosità o alla meditaz.ionc del !cuore qualcuno di siffatti indit.i. L'anno scorso fu annunziato che il Commiuario pc:r I' industria pc:santc, Crigori Orzoniki:r., era morto per 50vraffatic.amento. Alla fine di aprile di quest'anno fu annunzialo che il vicccommiuario per l'inçluitria• pciantc, ~ikail lvanovic T~lisccv, di anni quaranta, cn morto per IO\'raffaticamcnto. La stampa di ~iosca, nel commemorarlo, spiegò chr egli e aveva bruciato se ucs,o >. La stessa uampa a.g~iunse che il nuovo commiu.ario prr l'industria pcunte Laur Kaganovic e soffre anche lui di prruione >. RICCIARDETTO "O )Il N t B o I •• b& a.peno a tutU l ,u.ol lett.orl Wl CODCOrllO pnmanent.e per la DUT&zione dl UD fatto QUaltla- ,1, Nalment.e accaduto a chi ■crl••· Q.uHtou1Uando li da 1.Dcollaresulla. bUl\.a del dattUo.cr1tU cb• HDIODO Ul•laU C0IIC0BS0 PllRldAIIEITE OMiiB'u Piazza della Pilotta, 3 ROMA I 1!11 Alfll011-N.24-llOIOOS01038-IV1 !'Il MNIBUS SETTIMANALEDIATTUALITÀ l\j POLITIOAE LETTERA.RIA I ~ fL SABATO lN 12-JS PAOl;:= I ABB0N AldEIITI l\&llaa l■pero: n■o L. 42, nmutNI L. 22 \Il E111ro I anno L. 70, HmHtNI 1,. 38 00Jfl I0MER0 0N.l LIRA Mu,uri'1i, dlug,1 • fb<og,a!t, mh, M ao■ pabblicatl, IOa ,\ ?Mtlt■IK'ClnO, Dlnd1111: Boma- Piu" d1lh,Piloua, 3 Telefono N, 66,4'70 &m.lalttrad1111: Kllno - Piana 0arto Erb., 8 Taltfoa1N. 24,808 hllblldti: I
Londn, giugno, a~ H~, all'inizio della primavera 1 siede in una panchina. nel 1.1·, parco di San Giacomo, pro- ......1 prio vicino alle rocce del piccolo ,ago dove i goffi pellicani si spulciano il petto con gravità, può vedere il Primo Mini,tro Chamberlain uscire per la passeggiata con la moglie, o gettare le briciole ai tordi che s'alzano dalle siepi di bosso del giardino in Downing Strcct, al n. 10. Un giardino di dimemioni molto modeste, quanto modesta è, all'apparenza, questa casa che da due M!Coli è l'abitazione ufficiale del Primo Ministro di Inghilterra. Chi viene a Londra per la prima volta rimane stupito quando guarda la casetta che sembra rimpicciolire in confronto al palazzone dc-I Foreign Offiu che le sorge davanti. Ma il Premier dell'Inghilterra se ne va, da duecento anni, ad abitare al numero 10 di Downing Street, anche se po-S.\icde,in un'altra strada di Londra, un palazzo da far invidia a quello del rt, • La casa di Downing Strcet non ~ im• ponente; e, se di fuori ~ modesta, dcn• tro non ha di bello che alcuni soffitti a stucco nello stile che prese il nome dai fratelli Adam, architetti che lasciarono pregevoli costruzioni nella seconda metà del Settecento. Ma la casa è molto più vecchia, ed essa e tutta la Downing Strcet prendono il nome celebre in tutto il mondo da un tristo personaggio. La storia di Downing Street comincia ai tempi di Cromwelt. Sembra, anzi, • che Cromwcll stesso abbia abitato una ca.setta che sorgeva all'angolo di \.Vhi• tehall, proprio dove adesso è il numero 10, e si chiamava il Cockpit. C'è una lettera del maggio 1651 di Cromwell a sua moglie Elizabeth Cromwell, al Cockpil, Westminster. In quc.,ta casa fu presentato un giorno a Cromwell un giovanotto sui ventiquattr'anni, che ve• niva dall'America con lettere di prescn• tazione di famiglie puritane emigrate al Massachusetts. Di questa provincia della Nuova Inghilterra era governato• re un tal Winthorpe, zio del giovine; e il giovine, anch'egli di famiglia puri• tana, potè fare a Cromwell una relazione sulle condizioni di Boston e di SaJem. S'era laureato al collegio puri. tano di Harvard, dove :weva poi fatto da precettore, ma un certo spirito d'av• ventura l'aveva portato ,;u queste spon• de dell'Atlantico. A Cromwell piacque il giovane Gcorge Downing; e infatti poco dopo lo trJ11i.1mocappellano di un reggimento dell'esercito parlamentare, poi coman• dante generale delle Avanguardie in Scozia, membro del parlamento di Cromwell, e infine ambasciatore a). l'Aia. Un'ascesa un po' rapida, e spie• gabile con una capacità d'adattamento agli i'\ffari e alle circostanze. Con la mone di Cromwell le vedute di Down• ing mutarono. Era convinto che il figlio di Cromwell fosse un uomo impossibile; e infatti gli avvenimenti mo-- strarono presto che Riccardo Cromwetl era un inetto. Per contro, la carica di amba.sciatore in Olanda aveva messo Downing in contatto con l'esule Carlo II, e, quando avvenne la restaurazione, Downing diventò uno dei fidati consiglieri del re, poi segretario della Tesoreria. In quel tempo, Downing riesce a rintracciare tre dei suoi ex•com• pagni nell'esercito parlamentare, dove la sua carriera era cominciata. [ tre erano fuggiti in Olanda col trionfo della restaurazione; ma il loro nome appariva sulla sentenza di morte di Carlo I : Corbet, Okey e Barkstead, rispettivamente gentiluomo, mercante e orefice. Downing, iJ quale conosceva bene J'O. landa, riuscì a scoprirli e a farli condurre a Londra, nella Torre, dove pagarono il fio del loro regicidio. « Un uomo, Downing, di vedute aperte>, lamentava Pepys nel suo Diario ( 12 mar• zo 1662): e Stamattina abbiamo avuto notizia che sir George Downing, da perfido mascalzone, se pur facendo un servizio al re, ha fatto prendere Okey e gli altri due. Tutti gli fanno tanto di cappello, come ad un magnifico indivi• duo da starsene alla larga >. Ma un simile zelo meritava il suo premio; e Downing, infatti, non .soltanto aveva ottenuto un titolo, ma il re gli concesse un pezzo di terreno a Westminstcr con una borsa cii 20.000 stcrli• ne : e Carlo I I non dava quattrini neanche alla bc:lla Nel! Gwyn se non « per grazia ricevuta >. Downin.g ~tè cosl diventare un grosso propnctano. Fece quattrini con un metodo (acquistato per quattro soldi da un tale che l'aveva inventato) per conciare le pelli di pecora come se fossero capretti, e commerciarle in Francia. Fu, inJOmma, fortunato sotto il re Carlo II quanto lo era stato sotto Cromwell che aveva fatto tagliare la testa all'altro re. Case, dove sorge ora la Downing Street, ve n'erano già fin dai tempi dei Tudor. Ma nel 1663 ~ir George Down. ing ottenne un'enfiteusi di questo ter• reno, con diritto d.i costruirvi, ma di non andare, verso 1I parco reale detto di San Giacomo, più oltre della casa chiamata appunto il Cockpit, dove ave• va abitato Cromwcll. Downing, quindi, costrul sul lato nord della strada; e poiché altre case v1erano ad angolo retto, lo spiazzo fu chiamato per qualche tempo sui documenti Oowning Square. Downing volle che le case fossero piacevoli, cosa comprensibile per• ché cadevano sotto gli occhi del gaio re quando questi s'affacciava alle finestre del suo palazzo in Whitehall. Sembra che sir Gcorge avesse fatto del N. 10 la sua abitazione al tèmpo in cui era stato segretario alla Tesoreria: in realtà, in quelle vicinanze sorgeva fin dal tem• po d'Enrico VI Il la cua. della Tesoreria, cd è probabile- che il primo legame fra il numero 10 e la Tesoreria sia avvenuto appunto quando Downing, CO· mc ~cgn::tario, abitava al N. 10. Sotto Giacomo II la casa fu abitata dal Primo Scudiero del re; ma con la fuga di Giacomo la casa divenne un bene della Corona. e nel 1 731 Gior 4 g.io II l'offerse a sir Robcrt Wa: 1 le, il quale l'accettò non per sé - c.hé egli aveva il suo palazzo a St James' Squarc - ma come residenza ufficiale del Primo Lord della Tesoreria, e il 24 settembre 1735 \Valpole vi si era traslo• cato. Da allora il N. 10 è stato senza interruzione la rcsiden7.a del Primo Ministro, e ad essa fu aggiunta, molto più tardi, la villa di Chequers, che di gran lunga l'eccede in grandiosità e splendore. Raccontare la storia degli in• quilini del N. 10 è quindi rievocare tutta la storia dell'Inghilterra moderna. A \.Yalpole era succeduto Pitt, quel Pitt di cui si .solcva dire che se il re aveva dato in Walpolc un Primo Mini• stro al popolo, il popolo aveva dato al re un Primo Ministro in Pitt. Sotto Pitt il N. 10 vide le sedute del Consiglio che dovettero apprendere la perdita di Minorca, i disastri del Canadà e dell'In. dia; ma dall'cMrcma depressione, l'Inghilterra era stata da Pitt sollevata al vertice del succe55,(),quando i gover• nanti s'erano convinti che se l'Inghilterra diventava suprema sul mare il suo potere in terra sarebbe venuto appres4 $O; e la Francia infatti fu battuta non nel Canadà e nell'India, ma a Downing Street. A Downing Strcet andò poi come Primo Ministro lord Bute, un uomo di variopinta carriera. Un acquazzone che aveva impedito le corse di cavalli, la ncce"-Sità di trovare sui due piedi un compagno al principe di Galles il quale voleva ingannare il tempo con una par• tita a carte : ecco gli inizi della carriera politica di lord Bute. Fu Primo Ministro soltanto per un anno, ma fu anche l'uomo più odiato dal popolo, che l'aveva ~oprannominato Jack Boot, e l'aveva bruciato in effige. Fu il solo Primo Ministro che dovette farsi accompagna• re a Do,-.•ning Street da una guardia del corpo di pugilisti. Poi vennero Grenville, lord North e Pitt il Giovane. Per prima cosa Pitt il Giovane spese al N. 10 diecimila sterline in restauri, e poi vi menò gran vita: pare che l'esattore delle imposte non riuscisse mai a incassare le sue rate dal. contribuente Pitt, Cancelliere dello Scacchiere. Pitt s'era preso per governante una sua nipote, la famosa lady Hcster Stanhopc: lady Hestcr diresse la ca.!oiadel Primo Ministro dal 1803 fino alla morte di questi. Morto Pitt, il re le dette una pensione di 1200 sterline l'an• no; e quattro anni più tardi lady Hester la.~ciava l'Inghilterra per non tornarvi mai più, e, .stabilita.si tra i drusi sul Monte Libano, fondò una sètta rcli• giosa basata mCtà sulla Bibbia metà su} Corano, e morl dittatrice dei drusi e in odore di profetessa. Nella prima decade del XIX secolo accadde che un primo di maggio i mes• saggeri si precipitassero a Downing Street ad annunziare che il Primo Ministro Spencer Pcrccval era stato ucciso con un colpo di pistola proprio mentre entrava nella Camera dei Comuni. E allora a Downing Strcet andò lord Liverpool, per quindici anni. Furono quelli gli anni in cui il N. 10 vide i dispacci delle guerre peninsulari, del. l'incendio di Mosca, della battagli.i di Lipsia e dell'abdicazione di Napoleone: e poi della fuga dall'Elba e infine di Waterloo. Il duca di Wellington, che successe a lord Liverpool, usò Downing Strcet soltanto come un ufficio, vivendo nella sua Apsley Housc in Piccadilly, dove un giorno dovette barricarsi contro la folla. La vecchia ca.sa del numero 10 aveva visto tante scene strane, ma nessuna come quella del vincitore di Waterloo quando egli dovette entrare per la porta di servizio. E poi vennero Peci e lord Grey, autore, questi, della riforma democratica. La lotta per la riforma era finita quando lord Melbourne dovette accingersi a dare alla fanciu1la•regina le prime lezioni nell'arte di rc~nare. La sua amicizia con la regina Vittoria diventò oggetto di critiche beffarde, perché lord Melbourne era al fianco della regina almeno sci ore al giorno, un'ora al mattino, due a cavallo, una a pranzo e due la sera. Seguì lord Palmenton, il quale si definì da s~ il Primo Ministro britan• nico al cento per cento; e Downing Street vide poi Gladstone e lord Derby : il solo inquilino del numero 1 o al quale toccò la ventura di rifiu• tare una corona, perché, prima di tor• nare per la terza volta a Downing Strcct nel 18631 era stata offerta a lord Derby la corona di Grecia. C'è bisogno di parlare di Disraeli? Il suo vestire, la sua conversazione, i suoi romanzi lo avevano reso celebre, prima ancora che nella politica, nel salotto di lady Blessington. Per la pri. ma volta nella storia dell'Inghilterra, Downing Street apriva la sua porta a un figlio d'Abramo. La spiegazione di Carlyle era stata semplice: « Un pre• stigiatorc ebreo che mena pel naso il popolo inglese>. E dopo di lui sono passati lord Salisbury, lord Roscbery, Asquith, Lloyd George, Baldwin e MacDonald. Lungo la scala del numero I o sono appesi i ritratti dei Primi Ministri che ne furono inquilini : torismo, conscr• vatorismo, liberalismo, socialismo, tutta l'evoluzione politica dell'Inghilterra è lungo quella scala. Per il momento l'ultimo ritratto è quello di MacDo• n:ild : ma non si sa se appartenga al periodo socialista o ai giorni dell'apostasia pseudo.nazionale. La casa è piena di spiriti e di fantasmi. Ed è anche una casa che può diventare impenetrabile, come testimoniano i fallimenti di lord Curzon e di Anthony Eden ad entrarvi come Primi Ministri. C'è chi dice che l'aria della casa al numero I o abbia il pote• re di un filtro. Certo è che quelle stan• zc sono rimaste tali e quali erano al tempo di Walpole; e lady Oxford, la quale le abitò per lunghi anni ai tem• pi della fortuna di A~quith, ha scritto nelle sue memorie che la casa e era di fuori color fegato e di dentro un'in• farnia antiquata dove non c'erano che delle scale stTP,tte e scomode>. Lady Oxford non a'veva tutti i torti. Ancor oggi, quando si è varcata la soglia, che non è certo un e portone>, cj si trova in una specie d'androne dove è sospesa una modesta lampada elettrica; e alla destra un orologio a raggi vi dice, chissà perché, che siete due minuti in ritardo. La camera da letto di Walpole, quella dove egH teneva la sua levée du lit~ è diventata la sala del Gabinetto: sedendosi nella poltrona del Primo Ministro, al centro della lunga tavola, si può vedere l'Ammira• gliato; e se il Primo Ministro s'inchina un poco a destra, vede Nelson in cima alla sua colonna in Trafalgar Square, e, attraverso la finestra dall'al• tra parte vede la colonna df!I duca di \.Yellington. La stanza da toeletta dei Primo Ministro è diventata la camera del segretario A e ìl suo salottino quella del !Cgretario 81 e la stanza da pranzo è diventata un salotto : vi sono qui i ritratti di Wellington e di Nelson. La sola volta che il vincitore di Trafalgar e quello di Waterloo s'in• contrarono, fu quando si parlarono, per pochi minuti, a Downìng Strcet. Il Primo Ministro dorme nella stanza dove lady Walpole è morta nel 1 738; e il signor Chambcrlain può deporre la scatola dei suoi ami da pesca su un caminetto del pi1ì puro stile giorgiano, sobrio e classicheggiante, con colonnine scannellate di marmo nero adorne di capitelli ionici. Ogni Primo Ministro porta al numero I o un po' di mobili suoi per ravvivare te stanze, e nel giardinetto vi è un aJbcro di fico, su cui volano gli storni dal parco di San Giacomo. . Qul"'.:;t,1 è la ca~"\ in cui1 da duecento :umi, vi!'nc- diretta la politica dell'ln• ghiltc-rra; casa modrsta. e senza chiave-. Sicuro, senza chiave. L'Inghilterra pa~.~. a al suo Primo Ministro una casa, ma gli nega il piacere di avere una chiave di casa. Il Premier d'Inghilterra non può mai chiudere la sua porta con due giri di chiave. Quando il Pri• mo Ministro torna a casa deve suona• re il campanello e attendere che gli aprano la porta. Una volta la porta al numero I o era perennemente aperta : al luogo della toppa v'era un anello da cui pendeva una piccola maniglia, e, tirando questa, una cordicella interna faceva funzionare il chiavistello: tal quale come nelle case dei villaggi. Ma, durante la guerra, Lloyd George aveva pensato che quel sistema era un po' troppo semplicistico e supponeva un affetto eccessivo dei cittadini per il loro Primo Ministro. E fu allora messa la serratura, ma niente chiave. La ragione che si adduce è che si desidera impedire che qualche ex•Primo Ministro ceda alla nostalgica tentazio• ne di rivedere le stanze del suo per• duto potere e torni nottetempo all'im• provviso a turbare le meditazioni del suo successore. Pare infatti che il vec• chio lord North, dopo essere stato ben dodici anni Primo Ministro, solcsse re• carsi al N. 10 a sedere malinconicamente nel giardino della casa. Ma al• !ora esisteva ancora il famoso sistema di apertura a cordicella. C. M, FRANZERO L0KDU • L'ALFIERE DEI OUUTIEILI DELLA O0ABDIA ~ 01 PRIMI teneri giorni della primall3, vera cominciavano ogni anno le pas,. &eggiate solitarie del No.bit Uomo Adone. All'alba, svelto e contegnoso, ti avviava verso la peri(eria, pieno del timore d'eHcr veduto da qualche conoscente; aveva ,empre paura di esser visto, ma p,crch~ tcntiue il desiderio di naicondere queste aue passeggiate dei primi di maggio non lo 1apeva nemmeno lui. Non sapeva affatto conoscere se stesso e si avventurava in questi vagabondaggi mattinieri come una (anciulla che va verso il suo primo appun• tamento, Aveva trentacinque anni; la sua figura portava gli evidenti segni di un'esistenza poco consumata e, nello steuo tempo, por• tava quelli della monotonia derivatane: a seconda di come lo si osservava, ti .corgeva nei suoi lineamenti un'cJpressione infantile che faceva pensa~ che in lui non si fosse mai spento il bambino i ma, quasi nello stes.so tempo, a volte 1vclava qua14 che cosa di stanco e cadente. Le giornate del' N. H. Adone passavano tra il caff~ cd il circolo dove giuocava, senza passione, perb, e senza oltrepassa~ in vincita o in perdita una certa piccola cifra, la cui misura, a guardarlo attenta• mente, gli si leggeva nell'aspetto dei suoi vestiti, nei gesti con cui maneggiava le fu:h.es od i biglietti da dicci lire. Patenti e diplomi rinnovati regolarmente legittimavano la N e la H, attestando una aobastanu illustre tradiiione. Adone quasi detestava quel segno di famiglia da averlo abolito anche sui biglietti da visita, ma tra K, in certe ore torpide, spesso tentava di risalire il tortuo~ sentiero della genealogia familiare per usicurani della nobiltà del suo sangue, e non riuaciva ad arrivare pil'.l in là delt'immagin~ di quell'N e dell'H. Col tempo, questa sigla aveva preso differenti forme nella sua memoria: da un anno al• l'altro, era passata dalla durcua di sem• plici caratteri romani, ad ahri leggermente curvi cd appuntiti; verso i t~nt'anni aveva preso forma d'una immenu decorazione barocca in cui 1volani e nuvolaglie dorate erano intramezzati da urani intarsi. Era una delle sue maggiori distrazioni questa sua (antasia tipografica e, 1pesao, gli serviva. a panare senza noia intere mezze giornate. Cosi era il suo tempo, ogni cosa vi uava immobile, grigia e uanca; u ,n, pcrb, quan• do arrivava primavera ... A primavera, generalmente, lo vedevanc iparire dalla circolazione. e Che fai a primavera, che non vieni pi(i a giuocare? > gli domandavano molli. e Come?... a primavera? >. e Già, 1. primavera >. e A primavera. Non lo ao, fone pUlel• gio. Dopo il gran freddo dell'inverno, U primo sole... >. Sapeva dire e primo ao)e • con un tono tutto apcciale. Gli amici bor• bottavano contrariati, protestando che da lui non c'era da cavare mai nulla di preciso. e A primavera tornan le rondini >, fini• va. col dire a voce cantante il più grouo e più vecchio della compagnia: e la conversazione smetteva Il. Il Nobil Uomo Adone, proprio sul primo della primavera, quando i bulbi meltc>n fuori la punta verde, dura e quasi la.Jqva, se ne andava in campagna; e pcrch~ 1i sentiva rimescolar tutto l'euc~ quui gli pareva di sentini inverdire anche lui comi: \e piccole pìantc deì prati. Andava. lontano sulle colline, oppure paueggiava per l'intua giornata a qualche chilometro dal• la città.: pensava a se stesso cd al fervore che gli metteva addos,o l'approssimani della buona stagione, e più lo considerava e più s'impauriva perché, al contrasto dei IO• liti giorni, quei suoi risvegli gli pareva con• tenessero il germe 10ttile d'una pau.ia lcg• gera leggera. D'una tal demenza pensava di avere un'idea precisa ; ora, a trtntacinquc anni, aveva .. scopcrto che quella non era pauia: solo, in lui non t'era mai consumato il bambino, e quello era il aentimento della fanciullcua che ritornava vivo. e Sono raguzo >, disse a ae stesso uno di questi giorni. e Sono ragano uguale a tan• ti anni pa»ati >. E non ne aveva soltanto il sentimento: una berretta alla marinara con un pompb molto grande aJ centro, una trottola a strisce rosse e bianche, una. rete da farfalle, alcune bambine con ii cerchio, gli tornarono davanti agli occhi con una commot.ionc di cu.i aveva pudore. Si guardò attorno come se qualcuno fo'fe stato ad osservarlo; però, non c'era nessuno. Si trovava sulle lar13:he aponde del fiume e da ogni parte c'era immobilità e sole. Camminando ancora, udl le grida di fan~ ciulli che giuocavano dietro ad un poggio; ìl primo moto (u quello di allontanarsi; in. vece, si trovò in meno a cinque bambine. Cercavano le violette tra i cespugli ; la più pie-cola avrà avuto dicci anni e la pill grande forse sedici ; ogni volta che ·ma trovava una violetta l'annunciava a tutte le ahre con gridi di rondini ; però, ne trovavano poche, forse perch«!: si davano trop4 po da fare. Anche Adone allora si mise a cercare e gli parve di sia.re bene in qud luogo: le bambine non si stupivano iroppo della 1ua pre,enza. Egli, intanto, trovava più violette di loro, perché cercava con metodo e con convintionc, girando tutti i cespugli ad uno ad uno. Volle dare anc.hc consigli: e-Voi fate troppo in fretta, e non ne vedete nemmeno la metà; guardate quante ne ho trovate io ,... Quelle guardavano e continuavano alla loro maniera. e Guardate qua.ntc ne ha trovate lui! > disse alfinc la più grande, additandolo alle altre. Egli stava tutto piegato, quasi con la teua tra i cespugli, cd in mano aveva. un gran mazzo di violette. Cli vennero at~ torno quattro ·bambine, e lui restb chinalo ad OS!trvarlc: le guardava con compiacenza. e pieno di (clicità; sopraggiunse la pill µ·e. cola e nel vedere tutte quelle viole dette in un grido e disse: e Ma che fortuna ha il vecchio! >, e le violette caddero tutte per terra come una rosa che ,i sra. Un renaiolo che si era avvicinato in quel ~~~e~~o Ag:!~: :e ~'::n~l~:a ~ ~u~:isa~ec~r: voleva quell'uomo?>. GUGLIEMO PETRONI
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